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Accade raramente, dato lo stato ancora imperfetto delle nostre attuali
conoscenze, che, nel riferirci al passato della terra, si giunga a risultati
opposti, sia che si consideri il problema dal lato biologico sia da quello
geofisico.
I paleontologi concordano coi geologi e coi botanici nell’ammettere che
i continenti, oggi separati da una larga estensione di mare profondo,
fossero uniti nel passato geologico da tratti di territorio che resero possibile
uno scambio ininterrotto e reciproco della fauna e della flora.
I paleontologi traggono questa conclusione dalla presenza di numerose
specie identiche, che nel passato della terra vissero sugli uni e sugli altri
continenti e per le quali sembra inverosimile ammettere un’apparizione
contemporanea. E che la percentuale di casi identici sia limitata, si spiega
facilmente con il fatto che solo una parte degli organismi a quei tempi
si è conservata allo stato fossile ed è stata trovata fino ad ora.
Ed anche se l’intero mondo organico fosse stato un tempo identico su tali
continenti, la limitatezza delle nostre conoscenze non potrebbe avvalorare
tale ipotesi; e d’altra parte, anche ammessa una completa possibilità di scambio,
può darsi che il mondo organico non sia stato completamente identico,
così come oggi l’Europa e l’Asia hanno una flora e una fauna loro particolari.
Allo stesso risultato giunge anche lo studio comparato dell’attuale regno
animale e vegetale.
Le specie attualmente viventi sui due continenti sono sì diverse, ma i generi
e le famiglie sono ancora gli stessi, ciò che oggi è il genere o la famiglia fu
in altri tempi la specie.
Allo stesso modo le affinità esistenti tra la fauna e la flora d’oggi portano
a concludere che anche la fauna e la flora del passato geologico fossero
identiche e che perciò debbano aver avuto luogo degli scambi. Solo dopo
che venne a mancare questo collegamento si sarebbe determinata una
separazione nelle varie specie oggi viventi.
Non si ripeterà mai a sufficienza che se non si ammettono queste unioni
tra i continenti, tutto lo sviluppo della vita sulla terra e l’affinità degli
attuali organismi, pur viventi in continenti lontani, sono desinati a restare
per noi un enigma insolubile.
(….) Nelle pagine precedenti ci siamo fermati con intenzione un po’ a lungo
sulle obbiezioni mosse alla teoria della contrazione, perché in una parte
dello svolgimento seguito da queste idee ha radici un’altra teoria oggi
diffusa, soprattutto tra i geologi americani, indicata come teoria della
permanenza. Willis così si è espresso: ‘I grandi bacini oceanici sono delle
formazioni permanenti della superficie della terra e, all’infuori di piccole
variazioni nei loro contorni, si sono trovati sin dalla prima raccolta delle
acque nello stesso luogo ove si trovano ora’.
In realtà, già in precedenza, a proposito della provenienza dei sedimenti
marini dai mari superficiali, eravamo giunti alla conclusione che nella
storia della terra le masse continentali come tali debbono essere state
permanenti. La impossibilità che deriva dalla teoria dell’isostasia di
considerare gli attuali fondi oceanici come dei continenti intermedi
sprofondati, si completa con l’idea di una permanenza generale dei fondi
dei mari e delle aree continentali. E poiché anche qui si è mossi all’
ipotesi che la posizione relativa delle aree continentali non abbia subito
alcun cambiamento, il modo in cui Willis ha espresso la sua teoria della
permanenza appare come la conseguenza logica delle nostre osservazioni
geofisiche, che portano a non tener conto di antichi collegamenti continentali.
E assistiamo così a questo fatto singolare e cioè che, sull’aspetto preistorico
della nostra terra, dominano due teorie completamente opposte:
In Europa la teoria dei ponti, in America la teoria della permanenza dei
fondi oceanici e delle aree continentali.
Ma quale è la verità?
In un dato tempo la terra non può avere avuto che un dato aspetto.
Vi furono un tempo dei ponti di territorio oppure i continenti erano separati
come oggi da estesi fondi oceanici?
E’ impossibile non accettare l’ipotesi degli antichi collegamenti continentali se
non si vuole rinunciare a comprendere lo sviluppo della vita sulla terra.
Ma è ugualmente impossibile respingere le ragioni con le quali i sostenitori
della dottrina della permanenza si rifiutano di ammettere l’esistenza dei
continenti intermedi.
Non resta allora che una possibilità:
e cioè che nelle premesse date come intuitive si nasconda qualche errore.
A questo punto si inserisce la teoria della deriva dei continenti.
L’ipotesi, di per sé intuitiva, che sta alla base sia degli antichi collegamenti
continentali, sia della dottrina della permanenza e cioè che la posizione relativa
delle aree continentali le une rispetto alle altre non sia mai mutata, deve essere
falsa.
I continenti debbono aver subito uno spostamento.
L’America meridionale deve essere stata vicino all’Africa e aver formato con
questo un unico continente, che nel Cretaceo si scisse poi in due parti, le quali,
come un masso di ghiaccio che si spacchi, nel corso di milioni di anni si
allontanarono sempre più l’una dall’altra.
I contorni di queste due masse sono ancora oggi di una concordanza sorprendente.
Non solo la grande spaccatura ad angolo retto, che si nota sulla costa brasiliana
presso il capo San Rocco, trova il suo corrispettivo nella spaccatura della costa
africana presso il Camerun, ma anche al sud di questi due tratti ad ogni protuberanza
della costa americana corrisponde una baia di uguale forma sulla costa africana;
e viceversa ad ogni insenatura sulla costa brasiliana corrisponde una sporgenza
sulla costa africana.
Una misurazione col compasso dimostra poi che le due terre sono della stessa
dimensione.
Anche l’America del Nord un tempo era situata vicino all’Europa e formava
con questa, per lo meno nella parte superiore, un unico territorio, che solo nel
tardo Terziario, e al nord solo nel Quaternario, si scisse in corrispondenza della
Groenlandia, dando origine a terre separate.
L’Antartide, l’Australia e l’India peninsulare erano situate, sino all’inizio del
Giurassico, presso il sud-Africa e formavano con questa e col sud-America
un’unica area continentale, anche se in parte coperta dal mare superficiale la
quale, nel corso del Giurassico, Cretaceo e Terziario, si scisse in più territori,
che andarono fluitando in ogni direzione.
(Alfred Wegener, La formazione dei continenti e degli oceani)
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