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IL ROGO
Il primo rogo di cui si è a conoscenza è quello del monaco bogomilo Basilio
a Costantinopoli nel 1110-1115 circa.
Anna Commena, che si dilunga ampiamente sul supplizio, ci fa sapere che
‘i Bogomili nel loro errore sono convinti di poter sopportare senza soffrire
ogni sorta di supplizio, pretendendo che ci fossero degli angeli a sottrarli
perfino al rogo’, e che quando Basilio vide il rogo acceso si mise a recitare
a mezza voce questo versetto: “Tu non sarai toccato, osserverai soltanto con
i tuoi occhi”.
All’altro capo della storia catara, viene insegnato che Cristo ha lasciato una
prova ai suoi discepoli, quella del fuoco, ma ha promesso loro di aiutarli a
sopportarla, che ‘i buoni cristiani non avvertiranno il fuoco, poiché il fuoco
col quale li si arde non può dare pena al corpo’.
Per tutta la durata di quella storia, il rogo è soggetto di una tradizione intesa
a confortare.
I catari della Renania ‘hanno affrontato e sopportato il supplizio del fuoco non
solo con pazienza, ma ancor più con gioia’.
Arnaldo arso a Colonia, e Dietrich, arso a Bonn, secondo i loro discepoli ‘salirono
al cielo’.
I Manichei di Orléans nel 1022, ‘si ripromettevano di uscire dal fuoco illesi’. Si
avverte qui, da parte del narratore, l’influenza dell’idea di ordalia, che ebbe
lunga vita nel nord della Francia.
I catari di Leon, nel 1230 circa, ‘quando li si conduce alla morte non hanno affatto
l’aria di affliggersi, ma piuttosto di rallegrarsi’.
Siffata condotta, scandalosa per i benpensanti, trovava compenso, agli occhi dell’
inquisitore domenicano Stefano di Borbone, nel fatto che i corpi dei catari maleodoravano
bruciando, ciò che non si sarebbe dato se fossero stati ortodossi.
Tale tradizione catara era, dunque, basata su una constatazione, sul fatto cioè che
il rogo non causava sofferenze ed una certezza, quella della salvezza, guadagnata
col martirio.
Quest’ultima, in linea d’altronde con il complesso della dottrina cristiana è
confermata dall’abiura scoperta dal professor Manselli in un manoscritto proveniente
da Moissac.
Il martirio teneva il luogo di battesimo, e garantiva la salvezza di un credente non
consolato?
E’ probabile, benché non provato formalmente.
In ogni caso non è possibile considerare altrimenti che come una malevola diceria
l’affermazione del cronista Aubry di Trois-Fontaines, secondo la quale l’arcivescovo
cataro arso a Mont-Aimé il 13 maggio 1239 insieme a 180 fedeli, avrebbe detto:
– Voi sarete tutti salvi, voi che siete stati assolti da me. Io solo sono dannato, perché
non ho un superiore che mi assolva.