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pionieri e nativi: un caso di plagio (29) &
pionieri e nativi: il dottor Cook e Thomas Bridges (28) &
la sofferenza necessaria all’uomo (27) &
Prosegue in:
pionieri e nativi: Considerazioni ‘eretiche’ (31)
pionieri e nativi: anatomia di un incontro (32)
pionieri e nativi: anatomia di un incontro (33)
una fotografia (analisi e considerazioni…)
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Da:
….Finalmente il 21 dicembre alle ore 8 pom., giungiamo dinnanzi
alla penisola di Ushuaina e girando attorno alla corona di isolette
che la recingono a sud-est, gettiamo due ore e mezzo dopo l’anco-
ra nella baia a dieci metri di acqua.
Ushuaia, che contende a Punta-Arenas l’onore di essere la città più
meridionale del mondo, malgrado il suo titolo ufficiale di capitale
della Terra del Fuoco non è che una semplice borgata composta da
una ventina di case e di una cappelletta, costruita in legno.
I primi anni della sua fondazione furono tragici quanto quelli di
Punta-Arenas e non fu che in seguito ad una catastrofe e numerose
difficoltà di ordine secondario che la ‘South American Missionary
Society’ pervenne a stabilirvisi nel 1862.
L’anno seguente essa affidava la stazione evangelica all’opera del
reverendo Tommaso Bridges al quale dava per sostituto Giovanni
Lawrence tanto che da quel giorno i ricordi storici di Ushuaia si
confondono con quelli di questi due uomini.
Fin dal momento in cui i due reverendi si stabilirono ad Ushuaia,
alcuni Indiani si unirono ad essi e oggigiorno la maggior parte de-
gli aborigeni superstiti soggiorna presso la stazione evangelica
e presso una succursale fondata a Tekenika.
Con tutto questo, però, ci permettiamo di mettere in dubbio la
conversione dei poveri indigeni e quanto alla loro condotta mora-
le possiamo assicurare di non esser punto migliorata. La moralità
presso gli Yahgàns, raggiunge in confronto di quella che verificasi
presso le tribù degli Alacaloufs e degli Onas, proporzioni enormi
e fra breve, secondo quello che dicono gli stessi missionari, la colo-
nia dei reverendi evangelisti come quella dei reverendi Padri Sale-
siani non avrà più ragione di esistere e tale caso fu già assai giusta-
mente preveduto.
Tom Bridges era un uomo eminemente pratico e il regime di vita
Yahgans non gli garbava punto, e non voleva soffrire le loro pene
o occuparsi delle loro rarissime gioie. Non comprendeva la evan-
gelizzazione come la praticano altri missionari con spirito di sacri-
ficio e la cura della felicità eterna gli premeva assai meno di quel-
la terrena.
In cambio del nutrimento gl’Indiani appartenenti alla Missione la-
voravano nella fattoria, custodivano il bestiame, senza che essi po-
tessero mai pretender, pur dopo annale di vera servitù, di divenir-
ne proprietari o godere in un modo qualunque i benefici che dava
tale sfruttamento.
Da circa dieci anni il reverendo Bridges si è ritirato dal sacerdozio
per potersi dedicare totalmente agli affari ed in questo periodo si
è più volte recato a Buenos-Ayres onde darvi conferenze allo sco-
po di impietosire l’opinione pubblica sulla sorte dei poveri Yah-
gans, ottenendo così dal Governo argentino una concessione gra-
tuita di oltre 20.000 ettari di terreno situati un poco ad oriente di
Ushuaia presso l’imboccatura del Canale delle Beagle, verso il
Pacifico, nella più bella parte – senza dubbio – della Terra del Fuo-
co.
Lo scopo del Governo, accordando tale concessione, era evidente-
mente di permettere agli indigeni l’addestramento ai lavori dell’-
agricoltura e all’allevamento del bestiame mentre il risultato più
notevole e meno previsto fu quello di permettere a Bridges di
raccogliere una non disprezzabile fortuna.
Esso si stabilì sulle rive di una piccola baia, uno dei migliori anco-
raggi di tutta la zona australe della Fuegia, che battezzò con il no-
me di Harberton in ricordo, a quanto pare della località inglese
ove nacque la sua audace compagna.
Di lì egli proseguì con gli indigeni lo scambio lucroso delle pel-
li di lontra e di guanachi che aveva già iniziato a Ushuaia sui pri-
mordi della missione. Il rev. Lawrence che gli succedette pur di-
mostrando minore attitudine negli affari lascerà ai suoi figli un
invidiabile posizione allorquando sulla soglia della missione mor-
rà di etisia l’ultimo dei Yahgans che erano 3.000 quarant’anni or
sono ed oggi raggiungono appena il numero esiguo di 200.
(Il viaggio della ‘Belgica’ al Polo Sud narrato dal capitano A. De
Gerlache, comandante della spedizione)