ARMONIA E DISARMONIA

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La peste umana

Prosegue in:

Dall’Alchimia all’Algenia &

Dialoghi con Pietro Autier 2:

La nuova peste

 

 

armonia e disarmonia




 



Il fatto di sentire che qualcosa è bello e armonico è una prestazione

dei nostri sensori mediata dal cervello.

Queste prestazioni sono definite percezioni della forma.

Caratteristica di questi processi è che non derivano dalla ragione:

non hanno quindi origine razionale, ma sono definibili ‘raziomorfici’.

Ciò significa che quei processi non sono accessibili a una precisa auto-

osservazione. 

In altre parole: la percezione della forma si basa su un accumulo incon-

scio di diverse impressioni sensoriali, che vengono immagazzinate nel

nostro cervello e poi d’improvviso, come se fossimo stati folgorati da

un’idea, vengono messi in rapporto di inter-relazione, consentendo co-

sì una nuova conoscenza. 

Il paragone più prossimo è quello con una complicata calcolatrice, un

computer. In questi casi si presenta quindi una cosiddetta intuizione,

naturalmente del tutto inconscia per l’interessato, il quale crede di a-

vere ricevuto un’ispirazione dall’esterno.

Non si tratta però di un miracolo, nel senso letterale del termine, ma

semplicemente di un accumulo di dati e di informazioni.

Anche la percezione della forma, come ogni altra funzione, necessità

però di un apprendimento, di un training.

Lo stesso avviene per le armonie che captiamo con gli occhi: la bel-

lezza della natura, di un bosco o di un paesaggio. Occorre un certo

training della percezione della forma, per imparare a riconoscere la

bellezza inconsapevolmente. 

Se si ha un certo gusto ecologico, se si conoscono diversi paesaggi

naturali armonici e paesaggi rovinati dall’edilizia selvaggia, si impa-

ra, ma è la percezione della forma che impara, cioè l’inconscio, a di-

stinguere le armonie dalle disarmonie.

Ciò non è da sottovalutare. 

Una volta furono inviati dei questionari a diversi premi Nobel che si

occupavano di biologia, ecologia, zoologia, e anche a importanti acca-

demici che si dedicavano a questi temi. Tra le altre domande, il ques-

tionario chiedeva quando il soggetto aveva cominciato ad interessarsi

per la prima volta alla natura, agli animali e alle piante e quando ave-

va avuto il primo contatto con organismi viventi.

Lo scopo era sapere se questo contatto era avvenuto quando erano an-

cora bambini.

Tutti! 

Tutti si erano presi cura, occupati fin dalla prima infanzia di una qual-

che forma vivente. Ciò significa che nel caso di questi scienziati la per-

cezione della forma era stata nutrita abbondantemente di dati. 

Il subconscio può essere bombardato di ogni genere d’informazione

possibile: lo sanno bene i demagoghi e i COMMERCIANTI!

Coloro che sono ciechi di fronte a certi valori di questo mondo, e di

questi fanno parte tutti i politici e gli industriali di successo, nonché i

commercianti, sono certamente cresciuti in grandi città, dove la perce-

zione della forma poteva fare ben poche esperienze gratificanti.

Una persona che vede soltanto i grattacieli, marciapiedi, cemento e

televisione, trova che soltanto grattacieli, cemento, macchine e tele-

visione siano belli, e un paesino di contadini la cui architettura si

inserisce armonicamente nel paesaggio viene avvertito semplice-

mente squallido, come coloro che che con l’armonia del pensiero

cercano questi presupposti.

L’architettura moderna è responsabile di molte cose.

Se guardate un ‘carcinoma’ al microscopio, cioè una sezione in cui

figurano piccole parti di tessuto ancora sano, sembra di vedere la

fotografia aerea di una città in cui le parti vecchie sono circondate

da zone nuove, costruite senza regola o troppo regolarmente.

I paralleli tra la formazione di tumori maligni e le città aggredite

dalla degenerazione della civiltà sono tanti..ed uguali.

Nelle zone brutte si trova la massima incidenza di malviventi.

Gli architetti sono diventati ciechi nei confronti delle armonie na-

turali, non riconoscono più intuitivamente l’armonia. 

Questo non dovrebbe accadere!

Si potrebbe fare qualcosa!

Basterebbe far familiarizzare i bambini e i ragazzi con le armonie,

e in questo modo si impedirebbe loro di diventare ciechi ai valori,

addirittura sarebbe per loro impossibile diventarlo.

Ma per distinguere le armonie dalle disarmonie occorre essere pre-

parati. E’ spaventosa l’idea che un numero crescente di ragazzi ven-

ga tirato su nelle metropoli.

Nei confronti di questi ragazzi io ho davvero una cattiva coscienza

sociale, perchè personalmente sono cresciuto in un ambiente armo-

nico. 

Come possono questi ragazzi diventare degli adulti saggi e responsa-

bili, pronti, un giorno, in qualità di politici e imprenditori a gestire il

destino biologico della terra, se non hanno mai imparato che cos’è la

bellezza della natura e la sua armonia?

(K. Lorenz, Salvate la speranza)






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