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L’Eretico mare dello ‘Straniero’ (1) (2) (3)
Da:
– Tu fingi, brontolò.
Mi guardava attentamente.
– Io sto parlando di Solaris, sempre e solo di Solaris, e di nient-
‘altro! Non è colpa mia se la realtà è così brutalmente diver-
sa dalle tue aspettative. Credo che tu ne abbia passate già
abbastanza per ascoltarmi sino alla fine.
Noi partiamo per lo spazio preparati a tutto, cioè pronti al
sacrificio, alla solitudine, alla lotta, alla morte.
Per modestia, non lo diciamo ad alta voce, ma lo pensiamo
dentro di noi di tanto in tanto; pensiamo di essere eccezio-
nali. Intanto, però, non è tutto, il nostro zelo si rivela una
posa.
Non abbiamo nessuna voglia di conquistare il cosmo, noi
vogliamo soltanto allargare fino ai suoi ultimi confini le
frontiere della Terra.
Certi pianeti devono essere deserti come il Sahara, altri
freddi e ghiacciati come il Polo o tropicali come la giun-
gla del Brasile.
Siamo umanitari e nobili, non abbiamo intenzione di con-
quistare altre razze, vogliamo solo trasmettere i nostri va-
lori e in cambio impadronirci del loro patrimonio.
Ci crediamo cavalieri dell’ordine del Santo Contatto.
Questa è una bugia.
Noi cerchiamo solo l’uomo.
Non abbiamo bisogno di altri mondi, abbiamo bisogno di
specchi.
Non sappiamo che cosa farcene di altri mondi.
Uno ci basta, quello in cui sguazziamo.
Vogliamo trovare il ritratto idealizzato del nostro mondo!
Cerchiamo dei pianeti con una civiltà migliore della nostra….
ma che sia l’immagine evoluta di quel prototipo che è il no-
stro passato primordiale.
Dall’altro lato, c’è in noi qualcosa che non accettiamo, contro
cui lottiamo; ma che comunque resta, perché dalla Terra non
abbiamo portato un distillato di virtù o una statua alata dell’-
uomo!
Siamo arrivati qua così come siamo realmente, e quando l’al-
tra faccia, cioè la parte che manteniamo segreta, si mostra come
è veramente….. non riusciamo ad andarci d’accordo!”
– Allora, che cos’è?
domandai, dopo averlo ascoltato con pazienza.
– Quel che volevamo: il contatto con un’altra civiltà.
– L’abbiamo, questo contatto! Ingrandita come se fosse sotto
il microscopio… la nostra mostruosa bruttezza, la nostra buf-
foneria e vergogna!
Nella sua voce vibrava la rabbia.
– Allora credi che sia…l’oceano?
– Che sia lui?
– Ma a che scopo?
– Lasciamo da parte, per ora, la meccanica; ‘ma a che scopo’?!
– Per amor di Dio!
– Pensi seriamente che voglia giocare con noi?
– O che ci voglia punire?
– Allora si tratta veramente di una diavoleria primitiva?
– Il pianeta sarebbe dunque dominato da un grosso demone che per
soddisfare il suo umore satanico rende succube l’equipaggio della
spedizione scientifica?!
– Non crederai a simili idiozie! Questo diavolo non è per niente stu-
pido,
brontolò tra i denti.
…. – Vuoi dire se sapeva quel che a nostra volta sappiamo?
– Sì.
– Come lo sai? Te l’ha detto?
– No, ma ho trovato da lui un certo Libro.
– Il ‘Piccolo apocrifo’!
dissi balzando in piedi…..