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La Cronaca di Salimbene inizia così:
‘Durante il mio soggiorno nel convento dei Frati Minori di Parma,
quando già ero sacerdote e predicatore, si presentò un giovane del
luogo, di famiglia di basso rango, illetterato e laico, idiota e stolto,
di nome Gherardino Segarelli’.
E’ proprio un esordio fortemente programmatico.
Contiene in sostanza l’intera linea interpretativa che Salimbene
verrà poi svolgendo nella sua Cronaca.
Un giudizio netto e negativo precede tutta l’esposizione dei fatti.
Il tono è assertorio, e non vi è ombra di un atteggiamento
minimamente dubitativo. I dispregiativi ‘illetterato e laico, idiota
e stolto’ accompagnati al ‘famiglia di basso rango’ si contrappongono
alle qualifiche dello stesso Salimbene ‘sacerdote e predicatore’.
A parte il fatto che l’aggressivo ‘laico’ non può in nessun caso
venire proposto con valenze negative, le qualifiche del Salimbene
contrapposte ai dispregiativi del Segarelli servono per collocare
se stesso su un piano incomparabilmente più elevato e perciò
incontestabile.
Si tratta di una sottintesa intimidazione verso il lettore.
Da notare che all’incirca con gli stessi epiteti fu qualificato Valdo
all’inizio della sua predicazione.
Che l’aggettivo ‘laico’ venga qui utilizzato in senso spregiativo,
dimostra come i conventuali ritenessero improponibile che un
laico potesse parlare di Dio, di quel Dio che in sostanza pretendevano
di avere come in monopolio, come sequestrato da loro, e di cui
solo i chierici potevano parlare.
(Prosegue in Pagine di Storia)