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La Nasa ha da tempo inaugurato un programma di ‘esobiologia’, la
ricerca della vita altrove nell’universo. Tra i suoi ben noti interessi
spiccano il programma Seti, cioè la ricerca di vita extraterrestre, e
le sonde inviate su Marte.
Negli ultimi tret’anni, una profusione di energie è stata dedicata a
una serie di esperimenti mirati a scoprire le origini abiotiche delle
molecole organiche che fungono da mattoni dei sistemi viventi per
come li conosciamo noi.
Nell’estate del 1997, la Nasa era impegnata a formulare i principi
di quella che oggi chiamiamo ‘astrobiologia’: un tentativo di comprendere
l’origine, l’evoluzione e le caratteristiche della vita in qualunque luogo
nell’universo.
Un indizio del potenziale impatto dell’astrobiologia risale nell’agosto
del 1997, con le notizie provvisorie ma cariche di eccitazione del ritrovamento
in Antartide di un meteorite di Marte, che, annunciavano gli scienziati
della Nasa, avrebbe potuto recare le prove di una primitiva forma di
vita microbica marziana.
La Casa Bianca organizzò la ‘Space Conference’, un convegno di un giorno
a cui ebbi il piacere di essere invitato, presediuto dal vicepresidente Al
Gore. Egli diede inizio all’incontro rivolgendo al gruppo una domanda
piuttosto inattesa: ‘se si rivelasse vero che la roccia marziana ha realmente
ospitato vita microbica fossile, quale sarebbe il risultato meno interessate?’.
Per un attimo sulla sala calò il silenzio.
Poi, Stephen Jay Gould diede la risposta che molti di noi devono aver considerato:
‘La vita di Marte si rivela sostanzialmente identica alla vita terrestre: stesso
DNA e RNA, stesse proteine, stesso codice’.
Se così fosse, tutti noi immagineremo la vita che svolazza di pianeta in pianeta
nel nostro sistema solare. Sembra che il tempo di transito minimo affinché
un granello di suolo marziano proiettato nello spazio arrivi sulla Terra sia
di circa 15.000 anni. Le spore possono sopravvivere così a lungo in condizioni
di essiccamento.
– E quale sarebbe, proseguì il vicepresidente,
– il risultato più interessante?
– Be’, molti di noi esclamarono a più voci nella sala,
– la vita di Marte è radicalmente differente dalla vita terrestre.
– Se è radicalmente differente, allora la vita non deve essere improbabile.
– Se è radicalmente differente, allora la vita potrebbe abbondare tra la miriade
di stelle e di sistemi solari, su pianeti lontani suggeriti dalla nostra astronomia
attuale.
– Se è radicalmente differente e abbondante, allora non siamo soli.
– Se è radicalmente differente e abbondante, allora abitiamo in un universo gravido
di creatività che crea vita.
(S. Kauffman, Esplorazioni evolutive)