80 GIORNI PER IL GIRO DEL MONDO (5)

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Ma l’eccentricità di Fogg è di buona lega, meglio la si direbbe generosità.

Mister Fogg stupisce i colleghi del Reform Club affidando la sua fortuna

alla puntualità dei servizi marittimi e ferroviari, stupisce Gambalesta

rincasando alle nove e quarantacinque anziché alle ventiquattro e

ordinandogli di prepararsi a partire per il giro del mondo entro 50

minuti; stupisce il brigadiere generale sir Francis Cromarty dell’esercito

indiano quando decide di arrischiare la vita per strappare al rogo la

bella vedova parsi; stupisce un bel gruppo di yankees puro sangue quando,

dopo l’assalto dei Siox al treno, si lancia all’inseguimento, alla testa

del presidio di Fort Kearney, per liberare Gambalesta; stupisce quando

si sostituisce al capitano, rinchiuso con la forza nella sua cabina, al

comando della Henriette, compiendo la traversata atlantica con la

spericolata audacia di un vecchio lupo di mare; stupisce tutta Londra

ricomparendo puntuale all’appuntamento dell’ottantesimo giorno.

Tutta Londra meno il vecchio paralitico Lord Albermale che avrebbe

data tutta la sua sostanza per poter fare il giro del mondo e che aveva

scommesso 50 sterline su di lui dicendo:

– Se la cosa è fattibile è bene che sia stato un inglese che l’abbia fatta

per primo!


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E la cosa vien fatta, nonostante le burrasche in mare e gli assalti dei

pellerossa in terra, i ponti ferroviari che crollano, i bisonti che arrestano

il treno, le sventatezze di Gambalesta, le ferrovie interrotte, le coincidenze

mancate per un soffio.

A dorso di elefante percorre le 50 miglia ancora da costruire della ferrovia

transiniana, con un guscio di noce naviga a vela sotto il monsone di Hong-

Kong a Shanghai, con una slitta a vela insegue l’espresso…..

(continua….)






 

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80 GIORNI PER IL GIRO DEL MONDO (3)

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Se oggi a qualche altro gentiluomo libero di disporre del suo tempo

come Fogg venisse in capo di seguirne le orme, percorrendone lo

stesso itinerario per mare e per ferrovia, non v’è dubbio che porterebbe

a termine la sua impresa in un tempo alquanto inferiore.

Per la sua traversata dell’Atlantico da Nuova York all’Inghilterra il

piano di viaggio di ottant’anni fa prevedeva dieci giorni, mentre

poche settimane fa il transatlantico americano United States ha

conquistato il Nastro Azzurro attraversando l’Atlantico in tre giorni,

dieci ore e 40 primi.

Infinitamente minor tempo impiegherebbe poi se, fedele allo spirito

di Fogg, usasse dei mezzi più veloci del suo tempo.

Il signor Tom Lamphier, nel 1949, ha compiuto il giro del mondo

servendosi di arei di linea in 4 giorni, 23 ore e 47 minuti. Tom ha

seguito più o meno l’itinerario del gentiluomo britannico:

Londra-Siria-India-Hong-Kong-Tokio-San Francisco-Nuova York-

Londra, volando per 35.488 Km sui clippers della Panamerican e

della United Air Lines. Oggi chi volesse provarsi ad imitare Tom

Lamphier impiegherebbe cinque giorni e 22 ore, via Manila, perché

le compagnie aeree hanno allargato i tempi di sosta agli aeroporti.

Il viaggio costerebbe 1700 dollari: una bella sommetta, ma certo di

molto inferiore alle 19.000 sterline profuse da Fogg, per portare a

termine il suo viaggio.


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Se poi si trovasse qualcuno disposto a ripetere esattamente il cammino

e le avventure di Fogg e del fido Gambalesta, incontrerebbe serie

difficoltà organizzative non fosse altro nel trovare indiani Sioux

disposti ad attaccare l’espresso intercontinentale e yankees che gli

offrano di attraversare la prateria in slitta a vela.

Sempre nel 1949 una superfortezza B 50 dell’aviazione militare americana,

battezzata con il nome augurale di Lucky Lady II ha compiuto il

giro del mondo senza scalo in 3 giorni, 22 ore e 1 minuto. Partita dalla

base aerea di Fort Worth nel Texas, ha volato per 37.523 Km alla

media di 400 Km orari rifornendosi in volo di carburante quattro

volte: sulle Azzorre, nel cielo dell’Arabia Saudita, sulle Filippine e

sulle Hawai. Un tempo più breve, ma su un percorso di soli 31.432

Km ha impiegato nel 1947 Bill Odom, tornato all’aeroporto di

partenza con il suo aereo di guerra trasformato dopo 73 ore e 5

minuti di volo.

Oggi se un’impresa simile a quella del Lucky Lady II fosse tentata

da uno dei Comet a quattro reattori che la B.E.A. impiega sulla

rotta del Sudafrica e che volano ad altezze stratosferiche, a 800

chilometri all’ora di media, dovrebbe venirne a capo in 48 ore, il che

vuol dire che ricomparirebbe all’aeroporto di partenza due giorni

dopo esserne partito.

(continua…)




 

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