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In base alle ultime scoperte, è chiaro che nella Terra esiste un esteso
mondo vivente sotterraneo, la maggior parte del quale sta appena
iniziando a rivelarsi.
La biomassa complessiva laggiù deve essere enorme.
Se i batteri proliferano fino a una profondità di mezzo chilometro
o più, come indicano le indagini, significa che, sommandoli nell’
intero pianeta, ammontano a un decimo della biomassa della Terra.
Questa potrebbe essere una stima per difetto, perché ci sono microbi
che vivono allegramente a profondità più considerevoli. Se il limite
che possono sopportare è 110° C., il regno dei microbi potrebbe estendersi
fino a 4 chilometri di profondità sotto le terre emerse e a 7 chilometri sotto
il fondale degli oceani. Se poi si deve credere a Parkes, la soglia di
temperatura potrebbe arrivare a 170° C. e la zona abitabile si spingerebbe
ancora più in basso.
Una domanda che sorge spontanea è in quale modo questi organismi
siano arrivati inizialmente a simili profondità. Si sono infiltrati nelle
rocce dall’alto, trascinati dalle acque sotterranee? O sono rimasti
intrappolati nei sedimenti fin dai tempi remoti in cui si sono formati?
Sembra plausibile che entrambe le vie siano state percorse in qualche
misura. Queste spiegazioni però partono dal presupposto che la vita
di superficie sia ‘normale’ e quella sotterranea rappresenti un’inusitata
forma di adattamento.
Ne siamo sicuri?
Non può essere che il ragionamento vada fatto a rovescio, e che la verità
sia proprio l’opposto?
Ci sono parecchie ragioni per cui il fondale marino o, meglio ancora, i
sottostanti sedimenti rocciosi appaiono l’ambiente più adeguato per l’
origine e l’iniziale evoluzione della vita. Le più ovvie riguardano il pericolo
degli impatti cosmici di cui si è già parlato. La violenza della seconda
fase di intensi bombardamenti avrebbe sterilizzato più volte la superficie
terrestre; con le rocce vaporizzate che facevano ribollire gli oceani e
fondere le terre emerse, le condizioni sarebbero state letali per almeno
qualche decina di metri di profondità.
Ma più giù i microrganismi possono aver resistito anche agli impatti più
forti. Un ulteriore rischio per chi risiedeva in superficie nel lontano
passato era la radiazione ultravioletta.
In assenza dello scudo di ozono, la luce solare sarebbe risultata micidiale.
Le eruzioni vulcaniche, più estese che ai nostri giorni, avrebbero eruttato
immensi nugoli di polvere. Le variazioni climatiche dovute alle particelle
in sospensione e ai cambiamenti della pressione atmosferica causati dal
bombardamento erano, con ogni probabilità, estreme.
Sotto la superficie, viceversa, le condizioni sarebbero state molto più
stabili e uniformi. Un ulteriore vantaggio di una posizione in profondità
era la disponibilità immediata delle materie prime necessarie alla vita.
(Paul Davies, Da dove viene la vita)