STABILIRE UN LEGAME…: DAGLI SCIAMANI A WEGENER (3)

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Accade raramente, dato lo stato ancora imperfetto delle nostre attuali

conoscenze, che, nel riferirci al passato della terra, si giunga a risultati

opposti, sia che si consideri il problema dal lato biologico sia da quello

geofisico.

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I paleontologi concordano coi geologi e coi botanici nell’ammettere che

i continenti, oggi separati da una larga estensione di mare profondo,

fossero uniti nel passato geologico da tratti di territorio che resero possibile

uno scambio ininterrotto e reciproco della fauna e della flora.

I paleontologi traggono questa conclusione dalla presenza di numerose

specie identiche, che nel passato della terra vissero sugli uni e sugli altri

continenti e per le quali sembra inverosimile ammettere un’apparizione

contemporanea. E che la percentuale di casi identici sia limitata, si spiega

facilmente con il fatto che solo una parte degli organismi a quei tempi

si è conservata allo stato fossile ed è stata trovata fino ad ora.

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Ed anche se l’intero mondo organico fosse stato un tempo identico su tali

continenti, la limitatezza delle nostre conoscenze non potrebbe avvalorare

tale ipotesi; e d’altra parte, anche ammessa una completa possibilità di scambio,

può darsi che il mondo organico non sia stato completamente identico,

così come oggi l’Europa e l’Asia hanno una flora e una fauna loro particolari.

Allo stesso risultato giunge anche lo studio comparato dell’attuale regno

animale e vegetale.

Le specie attualmente viventi sui due continenti sono sì diverse, ma i generi

e le famiglie sono ancora gli stessi, ciò che oggi è il genere o la famiglia fu

in altri tempi la specie.

Allo stesso modo le affinità esistenti tra la fauna e la flora d’oggi portano

a concludere che anche la fauna e la flora del passato geologico fossero

identiche e che perciò debbano aver avuto luogo degli scambi. Solo dopo

che venne a mancare questo collegamento si sarebbe determinata una

separazione nelle varie specie oggi viventi.

Non si ripeterà mai a sufficienza che se non si ammettono queste unioni

tra i continenti, tutto lo sviluppo della vita sulla terra e l’affinità degli

attuali organismi, pur viventi in continenti lontani, sono desinati a restare

per noi un enigma insolubile.

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(….) Nelle pagine precedenti ci siamo fermati con intenzione un po’ a lungo

sulle obbiezioni mosse alla teoria della contrazione, perché in una parte

dello svolgimento seguito da queste idee ha radici un’altra teoria oggi

diffusa, soprattutto tra i geologi americani, indicata come teoria della

permanenza. Willis così si è espresso: ‘I grandi bacini oceanici sono delle

formazioni permanenti della superficie della terra e, all’infuori di piccole

variazioni nei loro contorni, si sono trovati sin dalla prima raccolta delle

acque nello stesso luogo ove si trovano ora’.

In realtà, già in precedenza, a proposito della provenienza dei sedimenti

marini dai mari superficiali, eravamo giunti alla conclusione che nella

storia della terra le masse continentali come tali debbono essere state

permanenti. La impossibilità che deriva dalla teoria dell’isostasia di

considerare gli attuali fondi oceanici come dei continenti intermedi

sprofondati, si completa con l’idea di una permanenza generale dei fondi

dei mari e delle aree continentali. E poiché anche qui si è mossi all’

ipotesi che la posizione relativa delle aree continentali non abbia subito

alcun cambiamento, il modo in cui Willis ha espresso la sua teoria della

permanenza appare come la conseguenza logica delle nostre osservazioni

geofisiche, che portano a non tener conto di antichi collegamenti continentali.

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E assistiamo così a questo fatto singolare e cioè che, sull’aspetto preistorico

della nostra terra, dominano due teorie completamente opposte:

In Europa la teoria dei ponti, in America la teoria della permanenza dei

fondi oceanici e delle aree continentali.

Ma quale è la verità?

In un dato tempo la terra non può avere avuto che un dato aspetto.

Vi furono un tempo dei ponti di territorio oppure i continenti erano separati

come oggi da estesi fondi oceanici?

E’ impossibile non accettare l’ipotesi degli antichi collegamenti continentali se

non si vuole rinunciare a comprendere lo sviluppo della vita sulla terra.

Ma è ugualmente impossibile respingere le ragioni con le quali i sostenitori

della dottrina della permanenza si rifiutano di ammettere l’esistenza dei

continenti intermedi.

Non resta allora che una possibilità:

e cioè che nelle premesse date come intuitive si nasconda qualche errore.

A questo punto si inserisce la teoria della deriva dei continenti.

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L’ipotesi, di per sé intuitiva, che sta alla base sia degli antichi collegamenti

continentali, sia della dottrina della permanenza e cioè che la posizione relativa

delle aree continentali le une rispetto alle altre non sia mai mutata, deve essere

falsa.

I continenti debbono aver subito uno spostamento.

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L’America meridionale deve essere stata vicino all’Africa e aver formato con

questo un unico continente, che nel Cretaceo si scisse poi in due parti, le quali,

come un masso di ghiaccio che si spacchi, nel corso di milioni di anni si

allontanarono sempre più l’una dall’altra.

I contorni di queste due masse sono ancora oggi di una concordanza sorprendente.

Non solo la grande spaccatura ad angolo retto, che si nota sulla costa brasiliana

presso il capo San Rocco, trova il suo corrispettivo nella spaccatura della costa

africana presso il Camerun, ma anche al sud di questi due tratti ad ogni protuberanza

della costa americana corrisponde una baia di uguale forma sulla costa africana;

e viceversa ad ogni insenatura sulla costa brasiliana corrisponde una sporgenza

sulla costa africana.

Una misurazione col compasso dimostra poi che le due terre sono della stessa

dimensione.

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Anche l’America del Nord un tempo era situata vicino all’Europa e formava

con questa, per lo meno nella parte superiore, un unico territorio, che solo nel

tardo Terziario, e al nord solo nel Quaternario, si scisse in corrispondenza della

Groenlandia, dando origine a terre separate.

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L’Antartide, l’Australia e l’India peninsulare erano situate, sino all’inizio del

Giurassico, presso il sud-Africa e formavano con questa e col sud-America

un’unica area continentale, anche se in parte coperta dal mare superficiale la

quale, nel corso del Giurassico, Cretaceo e Terziario, si scisse in più territori,

che andarono fluitando in ogni direzione.

(Alfred Wegener, La formazione dei continenti e degli oceani)

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