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Eretici viandanti..e non solo in:
Seguendo immutabilmente l’esempio dei primi coloni norvegesi
l’uomo ha cercato anzitutto nello squallore e nella tempesta, per
gettare le fondamenta del suo baer, una sorgente d’acqua: il
reykyr.
Essa rappresenta non soltanto l’antico mito dell’Islanda vulcanica,
ma offre l’elemento più necessario alla vita umana in queste zone
gelate.
Il reykyr offre a temperatura quasi bollente l’acqua per cucinare
le vivande, per lavare i panni e per approntare un bagno necessario
alla salute del corpo. In un paese ove gli alberi e comunque la legna
da ardare mancano assolutamente il fatto ha la sua importanza e
sembra rivestire il carattere della Provvidenza.
Il reykyr diffonde inoltre per un discreto raggio tutt’intorno, le condizioni
necessarie alla germinazione della poca erba e dei licheni che Primavera
ed Estate riescono a fornire a questa terra desolata, nei suoi cavi
recessi.
E’ quanto basta per fornire il pasto alle poche mucche e ai montoni
che convivono nel baer.
Poi, nel baer c’è la donna.
La donna che qui, soprattutto, è vera madre e massaia, vera compagna
dell’uomo e vero aiuto delle sue opere, e quindi procreatrice feconda.
Se non ci fossero bambini infatti, quale sorriso potrebbe mai allietare
la piccola fattoria, squassata dalle tempeste invernali?
Così in queste eterne notti dell’inverno polare la famiglia degli eremiti
adunata intorno all’antica lampada d’ottone, vive conversa medita legge…
ama.
Il terzo compagno dell’uomo è il poney.
Stiamo per arrivare.
Vedete quel basso fabbricato a un piano?
E’ il baer detto la Casa delle Rocce!
A questo nome, come all’eco di una denominazione familiare il
garzone che si accompagna si mette a fischiettare allegramente.
Qui, tutte le case dell’interno – continua il mio compagno – assumono
nomi poetici che derivano da una particolarità della zona in cui
il baer sorge.
C’è quindi la Casa delle Rocce, la Casa della Montagna, la Casa del
rivo, la Casa dei Salmoni e altre.
Niente numerazione, come in altri paesi…niente speculazioni…
Siamo così giunti davanti alla Casa delle Rocce.
Lasciamo i nostri cavallucci a pascolare a debita distanza…
Accanto al baer fuma la fontana calda, lo strano pozzo di questa
casa colonica: il reykyr. Il foro naturale è stato sistemato in muratura
con una vera circolare di pietra, intorno alla quale i panni sono
ancora stesi ad asciugare al gelido e asciuttissimo vento del Nord.
Il nostro ospite intanto, ci invita a sedere intorno al fuoco.
In attesa della cena, egli spiega in che cosa consistono i prodotti del
baer:
Produciamo soprattutto burro e prosciutto di montone, molto
apprezzato in tutti i paesi scandinavi e anche in America.
Il nostro burro, come saprete già, è salato. Questa produzione non
serve soltanto ai nostri bisogni; ce n’è anche una buona parte da
contrattare e da esportare.
E’ un’attività regolata da un sistema di cooperative che funzionano da
lontanissimo tempo. Tale sistema cooperativistico è anche l’unico
legame che unisce fattoria a fattoria, uomini a uomini, anche se talvolta
vivono separati da miglia e miglia di terreno quasi impraticabile.
Il pasto è copioso ma semplice: i piatti non sono numerosi ma caratteristici.
Fuori in vento artico ulula: le pareti sono così sonore che si ode nella
stalla contigua il ritmico rumore che fanno i denti dei poneys frangendo
la biada, e di quando in quando, l’urto sordo dei loro zoccoli.
…Essi pregano prima di andare a letto – mi bisbiglia il mio amico islandese -.
Pregano per i poveri morti.
In queste notti di bufera ogni buon Islandese crede che gli spiriti dei
trapassati errino di gola in gola, fra i basalti e i campi di lava.
Non bisogna contraddire questa loro credenza: offendereste i loro
più cari sentimenti….
(Curio Mortari, Islanda inferno spento)