Prosegue in:
Sotto il ‘velame’ di un precedente post:
….Non sostituisce
il falso con il vero…
(ogni principio falso
rimane tale nella sua (errata) essenza.
E viceversa:
ogni principio vero
mai potrà divenire il suo contrario.)
Quindi potremmo dire, se la cagione
di ogni popolo è in ragione della sua
ignoranza, il male che per sempre ne
deriva è motivo della sua pochezza.
Il 24 marzo 1726 il luogotenente di polizia Hérault, assistito
dai ‘signori che occupano il seggio tribunalizio dello Chate-
let’ di Parigi’, rende pubblica una sentenza secondo la quale
‘Etienne Benjamin Deschauffours è dichiarato debitamente
reo convinto dei delitti di sodomia menzionati al processo.
Per riparazione, e per altri motivi, il suddetto è condannato
a esser bruciato vivo sulla piazza di Grève, le sue ceneri
disperse al vento, i suoi beni requisiti e confiscati dal re’.
L’esecuzione ebbe luogo quello stesso giorno.
Si trattò di una delle ultime condanne capitali in Francia
per colpa della sodomia. Ma la coscienza contemporanea
si indignava già abbastanza per questa severità, tanto che
Voltaire se ne ricordò al momento di redigere l’articolo
‘Amour socratique’ del ‘Dictionnaire philosophique’.
Nella maggior parte dei casi la sensazione, se non si limi-
ta a una relegazione in provincia, consiste nell’internamen-
to all’Hopital o in una casa di detenzione.
Ciò costituisce una singolare attenuazione della pena, se
la si paragona con la vecchia punizione, ‘ignis et incendi-
um’, prescritta ancora da leggi non abolite, secondo le qua-
li ‘coloro che cadono in questo delitto sono puniti con il
fuoco vivo.
Questa pena che è stata adottata dalla nostra giurispruden-
za si applica in uguale misura agli uomini e alle donne’.
Ma ciò che dà un significato particolare a questa nuova in-
dulgenza verso la sodomia sono la condanna morale e la
sanzione di scandalo che cominciano a punire l’omosessua-
lità, nelle sue espressioni sociali e letterarie.
L’epoca in cui per l’ultima volta si bruciano i sodomiti è
proprio l’epoca in cui sparisce, con la fine del ‘libertinaggio
colto’, tutto un lirismo omosessuale che la cultura della Re-
naissance aveva perfettamente tollerato.
Si ha l’impressione che la sodomia, un tempo condannata
sullo stesso piano della magia e dell’eresia, e nello stesso
contesto di profanazione religiosa, non sia più condannata
ora se non per ragioni morali e assieme all’omosessualità.
Quest’ultima diventa ormai la circostanza essenziale della
condanna, e si aggiunge alle pratiche della sodomia, mentre
nasce una sensibilità scandalizzata verso il sentimento omo-
sessuale.
Vengono allora confuse due esperienze che fino allora era-
no rimaste separate: le proibizioni sacre della sodomia e gli
equivoci amorosi dell’omosessualità. Una stessa forma di
condanna racchiude ambedue, e traccia una linea di separa-
zione del tutto nuova nel dominio dei sentimenti. Si forma
così un’unità morale, liberata dalle antiche punizioni, livel-
lata nell’internamento e già vicina alle forme moderne della
colpevolezza.
Ormai si sono stabiliti nuovi rapporti tra l’amore e la ragio-
ne. In tutto il movimento della cultura platonica l’amore
era stato ripartito secondo una gerarchia del sublime che l’-
imparentava, a seconda del suo livello, sia con una follia
cieca del corpo, sia con la grande ebbrezza dell’anima nella
quale la sragione è sottoposta all’autorità del sapere.
Sotto le loro differenti forme, amore e follia si distribuivano
nelle diverse regioni della gnosi.
L’età moderna, a partire dal classicismo, impone una scelta
differente: l’amore di ragione e quello di sragione.
L’omosessualità appartiene al secondo.
E così a poco a poco, prende posto tra le stratificazioni del-
la follia.
Essa s’installa nella sragione dell’età moderna, ponendosi
al centro di ogni sessualità l’esigenza di una scelta in cui la
nostra epoca ripete incessantemente la sua decisione. Alla
luce della sua ingenuità ha ben visto che ogni follia si radi-
ca in qualche sessualità turbata; ma questo non ha senso
se non nella misura in cui la nostra cultura, con una scelta
che caratterizza il suo classicismo, ha posto la sessualità
sulla linea di separazione della sragione.
In ogni tempo, e probabilmente in ogni cultura, la sessua-
lità è stata integrata in un sistema di coercizione; ma solo
nella nostra, e abbastanza di recente, essa è stata separata
in modo così rigoroso tra ragione e sragione, e ben presto,
per via di conseguenza e di degradazione, tra la salute e
la malattia, il normale e l’anormale.
(Prosegue con-il-vero.html)
(M. Foucault, Storia della Follia)