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Dialoghi con Pietro Autier 2: il condannato a morte &
Gli occhi di Atget: pausa dalla camera oscura, la nausea &
Era una qualsiasi carretta con un cavallo macilento e un
vetturino in camiciotto blu a disegni rossi, come quelli che
portano gli ORTOLANI intorno a Bicetre.
L’omone col tricorno è salito per primo.
– Buondì Samson! gridavano i ragazzini appesi alle cancel-
late.
Un aiutante gli è andato dietro.
– Bravo Martedì! hanno gridato di nuovo i ragazzini.
Si sono seduti entrambi sul sedile davanti.
Toccava a me.
Sono salito con passo abbastanza fermo.
– E’ in gamba! ha detto una donna che stava accanto alle
guardie (per questo forse è condannato).
L’atroce elogio mi ha rincuorato.
Il prete è venuto a mettersi vicino a me.
M’avevano fatto sedere sul sedile di dietro, con la schiena
rivolta al cavallo.
Estremo riguardo che mi ha fatto rabbrividire.
Mettono dell’umanità in quel che fanno.
Ho voluto guardarmi intorno. Guardie davanti, guardie
dietro; poi la folla, ancora folla.
Un mare di teste sulla piazza.
Un picchetto di guardie a cavallo m’aspettava sulla soglia
del cancello del palazzo.
L’ufficiale ha dato l’ordine.
La carretta col suo corteo s’è messa in movimento, ed è
stato come se l’avesse spinta innanzi l’urlo della folla.
Abbiamo varcato il cancello.
Non appena la carretta ha svoltato, verso il Pont-au-
Change, dal selciato ai tetti è esploso il fragore della
piazza, e i ponti e le banchine hanno risposto come un
terremoto.
E’ stato lì che il picchetto in attesa s’è unito alla scorta.
– Giù i cappelli! giù i cappelli! gridavano mille bocche
insieme.
Come davanti al re.
Allora a mia volta ho riso orrendamente, e ho detto al
prete:
– Loro i cappelli, e io la testa.
Andavamo al passo.
Il quai aux Fleurs profumava di fiori; oggi è giornata di
mercato.
Le venditrici hanno abbandonato per me i loro mazzetti.
Di fronte, poco prima della torre quadrata che sta all’an-
golo del palazzo, ci sono osterie con le verande piene di
spettatori, felici dei loro posti.
Soprattutto le donne.
Sarà una buona giornata per gli osti.
Noleggiavano tavoli, sedie, impalcature, carrette.
Tutto rigurgitava di spettatori.
Dei venditori di sangue umano gridavano a squarcia-
gola:
– Chi vuole dei posti?
La rabbia contro la folla m’è salita dentro.
Avrei voluto gridare:
– Chi vuole il mio?
Ma la carretta avanzava.
A ogni passo, dietro di me la folla si smembrava e
con gli occhi smarriti io la vedevo riformarsi più avanti,
nei punti in cui sarei passato.
Nell’imboccare il Pont-au-Change, per caso ho guardato
indietro alla mia destra.
I miei occhi si sono fermati sull’altro quai, sopra le case,
su una torre nera, solitaria e irta di sculture, sulla cui cima
ho visto due mostri di pietra seduti di profilo.
(Hugo, L’ultimo giorno di un condannato a morte)