DUE CLIENTI (Lo Straniero) (7)

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Tita Piaz alla conquista del campanile

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Paura di cadere  (6)  &  (7)  &  (8)

Da:

i miei libri 

 

(L’immagine in primo piano riflessa nel mondo

della materia)

 

 

due clienti

 

 

 

 

 Quando, circa tre settimane dopo, il mio cliente partì,

avevamo effettuato quasi tutte le scalate più straor-

dinariamente difficili conosciute in quel tempo nelle

Dolomiti.

Partì senza chiedermi il conto.

Disse che avrebbe regolato da casa.

Ciò non mi era affatto simpatico.

Mi richiese presto il conto da Essen e glielo mandai.

Certo che, in relazione ai tempi, un conto tale, non

ricordo la cifra, avrebbe potuto spaventare parecchi

impiegati ferroviari obbligati a vivere unicamente

del proprio stipendio…

Mi rispose che ricevendo il mio conto era quasi sve-

nuto; egli credeva pagarmi in ragione di 15 fiorini

al giorno, come aveva fatto con la guida di Novale-

vante; non immaginava lontanamente un simile di-

sastro; non aveva avuto la più pallida idea delle

mie tariffe; avrei dovuto capire che era un sempli-

ce ferroviere stipendiato; che per conseguenza era

andato incontro alla rovina ad occhi chiusi; quindi

volessi essere umano ed aver pietà di lui.

Mi impensierii e gli risposi semplicemente che men-

tiva, poiché attraverso l’amico Dulfer l’avevo per-

fettamente orientato sulle mie tariffe, e che quindi,

per evitare ulteriori noie, volesse inviarmi a volta

di posta il mio credito intero.

Mi rispose con una lettera di una dozzina di pagi-

ne, che avrebbero potuto sembrare una rapsodia

del dolore.

Ogni terza parola portava la traccia di una lacri-

ma, anche di una non specificata gentil donzella…

Donata.

Mi rifaceva la storia dell’intero suo albero genealo-

gico, suo e della gentil donzella ( facoltosa ), a di-

mostrazione finanziaria di una resistente avversità

alla sorte, che lo aveva ridotto in miseria anche  a

carico di una vecchia povera zia Stefania (così mi

par la nominava).

Da me dunque dipendevano due vite umane…

Essendo sempre stato convinto partigiano dell’a-

bolizione della pena di morte, non mi rimase che

far grazia.

Accettai le corone…..

(T.Piaz, A tu per tu con le crode, Cappelli ed.)

 

 

 

 
 
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