Precedenti capitoli:
Lo Straniero (1) (2) (3) (4) (5) (6)
Prosegue in:
Lo Straniero (paura di cadere) (8) &
Tita Piaz alla conquista del campanile
Foto del blog:
Paura di cadere (6) & (7) & (8)
Da:
(L’immagine in primo piano riflessa nel mondo
della materia)
Quando, circa tre settimane dopo, il mio cliente partì,
avevamo effettuato quasi tutte le scalate più straor-
dinariamente difficili conosciute in quel tempo nelle
Dolomiti.
Partì senza chiedermi il conto.
Disse che avrebbe regolato da casa.
Ciò non mi era affatto simpatico.
Mi richiese presto il conto da Essen e glielo mandai.
Certo che, in relazione ai tempi, un conto tale, non
ricordo la cifra, avrebbe potuto spaventare parecchi
impiegati ferroviari obbligati a vivere unicamente
del proprio stipendio…
Mi rispose che ricevendo il mio conto era quasi sve-
nuto; egli credeva pagarmi in ragione di 15 fiorini
al giorno, come aveva fatto con la guida di Novale-
vante; non immaginava lontanamente un simile di-
sastro; non aveva avuto la più pallida idea delle
mie tariffe; avrei dovuto capire che era un sempli-
ce ferroviere stipendiato; che per conseguenza era
andato incontro alla rovina ad occhi chiusi; quindi
volessi essere umano ed aver pietà di lui.
Mi impensierii e gli risposi semplicemente che men-
tiva, poiché attraverso l’amico Dulfer l’avevo per-
fettamente orientato sulle mie tariffe, e che quindi,
per evitare ulteriori noie, volesse inviarmi a volta
di posta il mio credito intero.
Mi rispose con una lettera di una dozzina di pagi-
ne, che avrebbero potuto sembrare una rapsodia
del dolore.
Ogni terza parola portava la traccia di una lacri-
ma, anche di una non specificata gentil donzella…
Donata.
Mi rifaceva la storia dell’intero suo albero genealo-
gico, suo e della gentil donzella ( facoltosa ), a di-
mostrazione finanziaria di una resistente avversità
alla sorte, che lo aveva ridotto in miseria anche a
carico di una vecchia povera zia Stefania (così mi
par la nominava).
Da me dunque dipendevano due vite umane…
Essendo sempre stato convinto partigiano dell’a-
bolizione della pena di morte, non mi rimase che
far grazia.
Accettai le corone…..
(T.Piaz, A tu per tu con le crode, Cappelli ed.)