ALLA RICERCA DEL ‘MONTE ANALOGO’ (30)

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Rocce Dei montagne verità

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Alla ricerca del ‘Monte Analogo’  (1)  &  (2)  &

Intermezzo poetico  (1)  &  (2)

Da:

i miei libri

 

 

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 La notte si addensava ancora intorno a noi, sotto gli abeti

le cui cime tracciavano la loro alta scrittura nel cielo ormai

di perla; poi, in basso fra i tronchi, si accesero rossori e mol-

ti di noi videro aprirsi il cielo l’azzurro chiarissimo degli oc-

chi delle loro nonne.

A poco a poco la gamma dei verdi usciva dal nero, e a tratti

un faggio rinfrescava col suo profumo l’odore della resina

e metteva in risalto quello dei funghi.

 

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Con voci di raganella, o di fonte, o d’argento, o di flauto,

gli uccelli si scambiavano il loro chiacchierio del mattino.

Andavamo in silenzio.

La carovana era lunga, con i nostri dieci asini, i tre uomini

che li conducevano e i nostri quindici portatori.

Ognuno di noi portava la propria razione di viveri per la

giornata e i propri effetti personali.

Di questi ultimi, qualcuno ne aveva di molto pesanti da

portare anche nel cuore e nella testa.

 

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Avevamo presto ritrovato il passo da alpinista e l’atteggia-

mento rilassato che conviene prendere fin dai primi passi

se si vuol camminare a lungo senza stancarsi.

Mentre camminavo, riandavo nella memoria agli avvenimen-

ti che mi avevano condotto fin lì – dal mio articolo sulla Re-

vue des Fossiles e il mio primo incontro con Sogol.

Per fortuna gli asini erano addestrati a non camminare troppo

in fretta; mi ricordavo quelli di Bigorre, e prendevo forza nel

guardare l’agile gioco dei loro muscoli, che nessuna contra-

zione inutile rompeva mai.

 

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Pensai ai quattro rinunciatari che si erano scusati di non

poterci accompagnare. Come erano lontani Julie Bonasse, e

Emile Gorge, e Cicoria, e quel bravo Alphonse Camard con le

sue canzoni di marcia!

Era già un altro mondo.

Mi misi a ridere da solo al pensiero di quelle canzoni di mar-

cia.  Come se i montanari cantassero mai camminando!

Sì, si canta qualche volta, dopo qualche ora di arrampicata su

sfasciumi o su prati, ma ognuno per conto proprio, stringendo

i denti…… 

 

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Non si vedevano più cime nevose, ma solo pendii tagliati da 

strapiombi calcarei, e il torrente in fondo alla valle, a destra, at-

traverso le radure della foresta. All’ultima svolta del sentiero

l’orizzonte marino, che non aveva cessato di alzarsi da noi, era

scomparso.

Rosicchiai un pezzetto di biscotto.

L’asino con la sua coda, mi buttò in faccia un nugolo di mosche.

Anche i miei compagni erano pensierosi.

C’era pur sempre qualcosa di misterioso nella facilità con la

quale eravamo approdati al continente del Monte Analogo; e

poi sembrava proprio che li avessimo aspettati.

(prosegue…)

(René Daumal, Il Monte Analogo)

 

 

 

 

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ALLA RICERCA DEL ‘MONTE ANALOGO’ (30)ultima modifica: 2014-04-12T00:00:00+02:00da giuliano106
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