PASSAGGI (senz’anima) (…anche i grandi soffrono…) (35)

Precedenti capitoli:

La Prima (33)  &  L’Ultima  (34)

Prosegue in:

Passaggi senz’anima: l’incomprensione della Natura (36)

Passaggi senz’anima: il grande silenzio (37)

Passaggi senz’anima: assenza di valori (38)

Foto del blog:

Passaggi senz’anima (1)

Passaggi senz’anima (2) &

L’anima in spalla  (1)   (2)   (3)   (4)

Da:

i miei libri

 

 

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Il fenomeno del mutamento del paesaggio glaciale alpino

colpisce duramente le nostre montagne, a sud e a nord del-

la catena, intaccando senza scampo anche i luoghi storici

del glacialismo e della glaciologia.

Per esempio il ghiacciaio del Rodano, tra i passi Furka e 

Grimsel, dove De Saussure e Agassiz soggiornarono, osser-

varono, indagarono, sognarono.

Nelle fotografie ottocentesche la lingua glaciale del Rodano

scende fino a sfiorare gli alberghi di Gletsch, a 1700 metri d’-

altezza, oggi il ghiacciaio si affaccia appena, timido e sporco,

dietro la cima di un immenso scivolo levigato e secco.

 

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Scrive la climatologa svizzera Martine Rebetez:

 

“Il ghiacciaio di Aletsch rimane il più grande dell’Europa, 

continentale, nonostante oggi si ritiri di diverse decine di me-

tri all’anno. 

Dal punto più alto sul Finsteraarhorn, a 4274 metri, al punto

più basso a 800 metri, quest’area presenta una notevole biodi-

versità, dalle nevi eterne fino alla steppa mediterranea. 

Dal dicembre del 2001 è stata iscritta dall’Unesco nel Patrimo-

nio dell’Umanità. La storia della capanna Konkordia, che per-

mette di accedere al ghiacciaio, illustra molto bene il ritiro dei

ghiacciai.

La capanna è stata costruita nel 1877, prudentemente ancorata

alla roccia circa 50 metri più in alto del ghiacciaio. Nel caso di

un’avanzata glaciale rimaneva in questo modo un buon margi-

ne di sicurezza per l’edificio, accessibile mediante un comodo

e sicuro sentiero.

Ma lo spessore del ghiacciaio è diminuito al punto di rendere

problematico l’accesso alla capanna. Il sentiero è stato spostato

e in seguito sono state aggiunte delle scalette di legno.

Nel 1975 è stata costruita una scaletta di metallo, prolungata

nel 1996, poi di nuovo nel 1999. Attualmente la capanna, che 

ospita più di 6000 persone all’anno, si trova a oltre 100 metri

sopra il ghiacciaio, il cui spessore continua a diminuire ogni

stagione”.

 

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Sulla Mer de Glace le cose non vanno meglio.

Tra il 1860 e il 1870 il naturalista di Chamonix Venance Payot

registra già un ritiro medio del ghiacciaio di oltre 12 metri l’-

anno; oggi sono diventati complessivamente 1200 metri: più

di un chilometro perduto.

La superficie totale del ghiacciaio più descritto, dipinto e fo-

tografato delle Alpi, e probabilmente del mondo intero, si è

ridotto di 30 ettari tra il 1939 e il 1965. 

Dopo un periodo di relativo rallentamento, lo scioglimento è

ripreso con rinnovato vigore, fino alla drammatica estate calda

del 2003 (e le successive….) che – raccontano i testimoni – vide

abbassarsi giorno dopo giorno il livello del ghiacciaio sulla 

verticale del Montenvers, al punto da minacciare l’agibilità del-

la grotta di ghiaccio.

 

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Dall’altra parte del Monte Bianco, sul territorio valdostano, l’a-

rea glacializzata si è ridotta di 45 chilometri quadrati tra il 1975

e il 2005, pari al 28% della superficie totale.

‘Le perdite maggiori – rileva la glaciologa valdostana Augusta

Cerutti – sono a spese dei ghiacciai più piccoli e posti ad altitu-

dini più modeste, che evidentemente per le loro dimensioni e 

la loro posizione, possono resistere assai meno alla fusione.

In questi ultimi  trent’anni di temperature elevate, ne sono scom-

parsi addirittura una quarantina.

Sui grandi ghiacciai valdostani, grazie alla loro massa, risulta

relativamente contenuta la riduzione areale e lineare, ma è for-

te quella volumetrica’.

 

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La tendenza è confermata dal ghiacciaio del Lys, sul versante me-

 ridionale del Monte Rosa, che a partire dagli anni Venti e Tren-

ta del Novecento è stato oggetto delle approfondite campagne

di osservazione di Umberto Monterin, glaciologo di Gressoney,

e successivamente del figlio Willy e di altri studiosi: 

“Dal 1986 al 2012 la fronte del ghiacciaio si è ritirata di 316 metri,

con punte massime annuali nel 2003 e nel 2007.  La carenza di 

alimentazione nevosa ha portato a una notevole assottigliamen-

to delle seraccate di giunzione tra la lingua frontale e i bacini 

superiori, per cui la lingua, peraltro ricoperta in gran parte da

detrito roccioso, ormai è quasi del tutto separata dal resto del

…ghiacciaio…”.

(E. Camanni, Ghiaccio Vivo)

(Prosegue….)

 

 

 

 

 

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