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Passaggi senz’anima: il grande silenzio (37)
Passaggi senz’anima: assenza di valori (38)
Foto del blog:
L’anima in spalla (1) (2) (3) (4)
Da:
Il fenomeno del mutamento del paesaggio glaciale alpino
colpisce duramente le nostre montagne, a sud e a nord del-
la catena, intaccando senza scampo anche i luoghi storici
del glacialismo e della glaciologia.
Per esempio il ghiacciaio del Rodano, tra i passi Furka e
Grimsel, dove De Saussure e Agassiz soggiornarono, osser-
varono, indagarono, sognarono.
Nelle fotografie ottocentesche la lingua glaciale del Rodano
scende fino a sfiorare gli alberghi di Gletsch, a 1700 metri d’-
altezza, oggi il ghiacciaio si affaccia appena, timido e sporco,
dietro la cima di un immenso scivolo levigato e secco.
Scrive la climatologa svizzera Martine Rebetez:
“Il ghiacciaio di Aletsch rimane il più grande dell’Europa,
continentale, nonostante oggi si ritiri di diverse decine di me-
tri all’anno.
Dal punto più alto sul Finsteraarhorn, a 4274 metri, al punto
più basso a 800 metri, quest’area presenta una notevole biodi-
versità, dalle nevi eterne fino alla steppa mediterranea.
Dal dicembre del 2001 è stata iscritta dall’Unesco nel Patrimo-
nio dell’Umanità. La storia della capanna Konkordia, che per-
mette di accedere al ghiacciaio, illustra molto bene il ritiro dei
ghiacciai.
La capanna è stata costruita nel 1877, prudentemente ancorata
alla roccia circa 50 metri più in alto del ghiacciaio. Nel caso di
un’avanzata glaciale rimaneva in questo modo un buon margi-
ne di sicurezza per l’edificio, accessibile mediante un comodo
e sicuro sentiero.
Ma lo spessore del ghiacciaio è diminuito al punto di rendere
problematico l’accesso alla capanna. Il sentiero è stato spostato
e in seguito sono state aggiunte delle scalette di legno.
Nel 1975 è stata costruita una scaletta di metallo, prolungata
nel 1996, poi di nuovo nel 1999. Attualmente la capanna, che
ospita più di 6000 persone all’anno, si trova a oltre 100 metri
sopra il ghiacciaio, il cui spessore continua a diminuire ogni
stagione”.
Sulla Mer de Glace le cose non vanno meglio.
Tra il 1860 e il 1870 il naturalista di Chamonix Venance Payot
registra già un ritiro medio del ghiacciaio di oltre 12 metri l’-
anno; oggi sono diventati complessivamente 1200 metri: più
di un chilometro perduto.
La superficie totale del ghiacciaio più descritto, dipinto e fo-
tografato delle Alpi, e probabilmente del mondo intero, si è
ridotto di 30 ettari tra il 1939 e il 1965.
Dopo un periodo di relativo rallentamento, lo scioglimento è
ripreso con rinnovato vigore, fino alla drammatica estate calda
del 2003 (e le successive….) che – raccontano i testimoni – vide
abbassarsi giorno dopo giorno il livello del ghiacciaio sulla
verticale del Montenvers, al punto da minacciare l’agibilità del-
la grotta di ghiaccio.
Dall’altra parte del Monte Bianco, sul territorio valdostano, l’a-
rea glacializzata si è ridotta di 45 chilometri quadrati tra il 1975
e il 2005, pari al 28% della superficie totale.
‘Le perdite maggiori – rileva la glaciologa valdostana Augusta
Cerutti – sono a spese dei ghiacciai più piccoli e posti ad altitu-
dini più modeste, che evidentemente per le loro dimensioni e
la loro posizione, possono resistere assai meno alla fusione.
In questi ultimi trent’anni di temperature elevate, ne sono scom-
parsi addirittura una quarantina.
Sui grandi ghiacciai valdostani, grazie alla loro massa, risulta
relativamente contenuta la riduzione areale e lineare, ma è for-
te quella volumetrica’.
La tendenza è confermata dal ghiacciaio del Lys, sul versante me-
ridionale del Monte Rosa, che a partire dagli anni Venti e Tren-
ta del Novecento è stato oggetto delle approfondite campagne
di osservazione di Umberto Monterin, glaciologo di Gressoney,
e successivamente del figlio Willy e di altri studiosi:
“Dal 1986 al 2012 la fronte del ghiacciaio si è ritirata di 316 metri,
con punte massime annuali nel 2003 e nel 2007. La carenza di
alimentazione nevosa ha portato a una notevole assottigliamen-
to delle seraccate di giunzione tra la lingua frontale e i bacini
superiori, per cui la lingua, peraltro ricoperta in gran parte da
detrito roccioso, ormai è quasi del tutto separata dal resto del
…ghiacciaio…”.