1446 DA FIRENZE A BRUGES: LA STRADA DELLA BANCA (2)

Lungo l’Arno si allineano                                           firenze1.jpg

le ruote ad acqua che

danno energia alle

manifatture e i

tiratoi dove si

estendevano ad

asciugare le pezze

di lana in alcune fasi

della lavorazione.

A monte del primo

ponte si recuperano le

travi di legno che, legate insieme a zattera, vengono per acqua dal Casentino e, a valle dell’

ultimo, agli scali del Pignone presso Porta san Frediano e della porticciola del Prato, approdano

i navicelli a fondo piatto che son risaliti da Pisa con le lane d’importanzione o il ferro dell’Elba.

Per valicare gli Appennini Gerozzo probabilmente scelse l’itinerario che passava per

Cafaggiolo, il Mugello, Scarperia – il Giogo di Scarperia, a un po’ meno di 900 metri, è lo

spartiacque tra la valle  della Sieve (e il Tirreno) e quella del Santerno (e l’Adriatico) –

Firenzuola, Covigliaio. Cafaggiolo era una piccola fortezza fiorentina che tra poco

(1451) Michelozzo avrebbe tasformato in residenza estiva per Cosimo; Scarperia, luogo

di coltellinai, e Firenzuola erano due borghi che i fiorentini avevano fondato nel primo ‘

300 per controllare i  signori feudali della montagna e mettere piede nella Romagna.

Si saliva poi al passo della Raticosa e infine si scendeva verso Bologna.

Nel piano di là dell’Appennino, Gerozzo ritrovò quel paesagio tanto diverso dalla sua

Toscana, come era diverso l’italiano che usciva dalle labbra dei suoi abitanti. Indubbiamente

lo conosceva già; l’uomo di finanza e mercatura imparava il mestiere viaggiando.

Philippe de Commynes,                                 toscana.jpg

che passerà l’Appennino

più a occidente con

l’esercito di Carlo VIII

in ritirata (1495),

descrive:

‘il piatto paese di

Lombardia,

che è dei più belli e

buoni al mondo e dei

più abitati. E per quanto

lo si dica piano è

malagevole da

cavalcare perché è tutto percorso di fossati come la Fiandra, o ancor di più; ma è molto meglio

e più fertile, tanto di buoni frumenti che di buoni vini e frutti’.

Non meno del resto dell’Italia, al momento del viaggio del Pigli, il paese era inquieto. Per

arrivare ai celebri pochi decenni di quasi pace della seconda metà del XV secolo ancora si

doveva passare per altre guerre. Stati cittadini, ‘signori’ e imprenditori di eserciti mercenari

(i condottieri) si davano da fare in intrighi, gesta militari, alleanze, mosse e contromosse,

incursioni armate, conquiste, saccheggi, scaramucce e battaglie: una colossale e perfida

partita di ‘rubamazzo’.                                     lippi.jpg

Esattamente in quell’anno,

il più fortunato e temuto

fra i capi di compagnie

mercenarie, Francesco

Sforza, bastardo di altro capitano

romagnolo, nipote di un contadino,

lavorando in proprio aveva abbozzato

un tentativo di prendere Roma di

sorpresa. I risvolti privati di quest’

atmosfera turbolenta, quelli che

interessavano i viaggiatori , finivano

in storie da raccontare la sera nelle

locande fra alterigie gradasse e brividi

di paura. Gerozzo conosceva certamente

quel fattarello attribuito a Facino Cane:

a un tale che si lamentava perchè un suo

soldato gli aveva rubato il mantello, il capitano di ventura, vistogli indosso un farsetto

lussuoso e accertato che lo portava anche al momento della rapina, non ebbe esitazione a

licenziarlo con sarcasmo: ‘Se qualcuno ti ha rapinato non era uno dei miei soldati, nessuno

di loro ti avrebbe lasciato andar via con codesto bell’abbigliamento’.

Può sorprendere che in un’atmosfera del genere la tela dei commerci, delle transazioni 

finanziarie, del credito e delle lettere di cambio non si lacerasse. Anche con la pace potevano

esserci incidenti sgradevoli per gli uomini della mercatura. Le industriose e ricche città sulla

via Emilia, come Parma, erano le tappe naturali sulla strada di Milano. Il tracciato della

romana via Emilia correva immutato da oltre 1600 anni. Del ducato milanese, forse la terra

più prospera d’Europa, era padrone l’astuto, malconcio e pertinace Filippo Maria Visconti.

Come tutti i suoi contemporanei esperti del mondo, Gerozzo non ignorava che alla sua

morte (avverrà nel 1447) il ducato sarebbe probabilmente finito nelle mani del genero, 

l’avventuroso Francesco Sforza. Cosimo de’ Medici lo finanzierà e così Milano si costruirà

per opera  di Michelozzo, benevolmente plaudendo il nuovo duca, una bella sede del 

banco mediceo. 

(L. Camusso, Guida ai Viaggi nell’Europa del 1492)

da http://giulianolazzari.splinder.com

europa.JPG

  

 

1446 DA FIRENZE A BRUGES: LA STRADA DELLA BANCA (2)ultima modifica: 2010-11-08T20:00:00+01:00da giuliano106
Reposta per primo quest’articolo