diceva, le leggi di quel
Sicardi hanno abolito i
cosiddetti privilegi del
clero.
Perché abolire il diritto
di asilo nei luoghi sacri?
Forse che una chiesa ha
meno diritti di una
gendarmeria?
Perché abolire il tribunale
ecclesiastico per religiosi
accusati di delitti comuni?
La chiesa non ha forse diritto
di giudicare i suoi?
Perché abolire la censura
religiosa preventiva sulle
pubblicazioni? Forse che
ormai ciascuno può dire
quel che gli aggrada, senza ritegno e senza rispetto per la fede e per la morale?
E quando il nostro arcivescovo Fransoni ha invitato il clero di Torino a disobbedire
a questi provvedimenti, è stato arrestato come un malfattore e condannato a un mese
di carcere! E ora siamo arrivati alla soppressione degli ordini mendicanti e contemplativi,
quasi seimila religiosi. Lo stato ne incamera i beni, e dice che serviranno per il pagamento
delle congrue ai parroci, ma se metti insieme tutti i beni di questi ordini raggiungi una
cifra che è dieci, che dico, cento volte tanto tutte le congrue del regno, e il governo spenderà
questi soldi per la scuola pubblica dove si insegnerà quello che agli umili non serve o
non servirà per selciare i ghetti! E tutto all’insegna del motto ‘libera chiesa in libero
stato’, là dove chi è veramente libero di prevaricare è solo lo stato. La vera libertà è
il diritto dell’uomo di seguire la legge di Dio, di meritarsi il paradiso o l’inferno.
Ora invece s’intende per libertà la possibilità di scegliere le credenze e le opinioni
che più ti aggradano, dove una vale l’altra – ed è uguale per lo stato che tu sia massone,
cristiano, giudeo o seguace del Gran Turco. In tal modo si diventa indifferenti alla
Verità.
– E così, figlio mio, aveva pianto una sera il nonno, che nel suo marasma non mi
distingueva più da mio padre, e parlava ormai ansimando e gemendo, scompaiono
canonici lateranensi, canoci regolari di sant’Egidio, carmelitani calzati e scalzi, certosini,
benedettini cassinesi, cisternensi, olivetani, minimi, minori conventuali, minori dell’
osservanza, minori riformati, minori cappuccini, oblati di santa Maria, passionisti,
domenicani, merercedari, servi di Maria, padri dell’Oratorio, e poi clarisse, crocifisse,
celestine o turchine, e battistine.
E, recitando quell’elenco come un rosario, in modo sempre più agitato e come se alla
fine avesse dimenticato di prendere fiato, aveva fatto portare in tavola il civet, con
lardo, burro, farina, prezzemolo, mezzo litro di barbera, una lepre tagliata a pezzi
grossi come uova, cuore e fegato compresi, cipolline, sale, pepe, spezie e zucchero.
Si era consolato, ma a un certo punto aveva sbarrato gli occhi e si era spento, con
un rutto leggero.
La pendola batte la mezzanotte e mi avverte che è da troppo tempo che scrivo quasi
ininterrottamente. Ora, per quanto mi sforzi, non riesco a ricordare più nulla degli
anni che sono seguiti alla morte del nonno.
Mi gira la testa.
(Umberto Eco, Il cimitero di Praga)