LA GUERRA (pirati & Imperatori…) (3)

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Pagine di storia

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Il problema della costruzione del consenso democratico si

presenta in forma particolarmente acuta quando la politica

dello stato è indifendibile, e si aggrava al crescere dell’im-

portanza delle questioni trattate.

Non c’è alcun dubbio sulla gravità del problema del Medio

Oriente, e in particolare del conflitto arabo-israeliano, giudi-

cato comunemente e a buon diritto una polveriera pericolo-

sissima, in grado di scatenare una guerra nucleare nel caso

in cui dal livello regionale il conflitto arrivasse a coinvolgere

le super-potenze: una prospettiva alla quale in passato ci sia-

mo avvicinati troppo per poter restare tranquilli.

 

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La politica statunitense ha inoltre contribuito materialmente a

mantenere una situazione di conflitto militare e si basa su pre-

supposti implicitamente razzisti che, se fossero dichiarati aper-

tamente, sarebbero ritenuti inaccettabili.

Esiste per di più una profonda divergenza fra l’atteggiamento

della popolazione, che di solito nei sondaggi si dichiara favore-

vole a uno stato palestinese, e la politica del governo, che nega

esplicitamente questa possibilità, ma tale divergenza non assu-

me grande rilievo, finché gli strati politicamente attivi e istruiti

della popolazione mantengono la disciplina.

 

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Per garantirsi questo risultato occorre condurre quella che

gli storici americani definirono ‘manipolazione della storia’

quando durante la Prima guerra mondiale, si misero a libro

paga dell’amministrazione Wilson, conducendo una delle

prime esercitazioni organizzate di produzione del consen-

so. 

Un risultato analogo si può ottenere in vari modi.

 

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Uno dei metodi consiste nel mettere a punto una forma adeguata

di Neolingua, i cui termini fondamentali hanno un senso tecnico

distinto dal loro significato normale.

Consideriamo per esempio l’espressione ‘processo di pace’.

Nel suo significato tecnico utilizzato generalmente dai mass-me-

dia e dagli studiosi statunitensi, si riferisce alle proposte di pace

avanzate dal governo degli Stati Uniti.

 

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Chi pensa nel modo giusto spera che la Giordania si unisca al

processo di pace, cioè che accetti le impostazioni statunitensi.

Il grande interrogativo è se l’ OLP accetterà di unirsi a quello

stesso processo di pace, o se può essere ammessa alla cerimo-

nia.

Il titolo di un’analisi pubblicata da Bernard Gwertzman sul

‘New York Times’ recita: “I palestinesi sono pronti a volere la

pace?”.

Nel senso usuale della parola ‘pace’, la risposta naturalmente 

è sì.

 

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Tutti vogliono la pace, dal loro punto di vista: Hitler, per esem-

pio, voleva sicuramente la pace nel 39, dal suo punto di vista. 

Nel sistema di controllo del pensiero, però, la domanda signifi-

ca un’altra cosa: “I palestinesi sono disposti ad accettare le condi-

zioni di pace statunitensi?”.

 

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Tali condizioni, tra le altre cose, negano loro il diritto all’auto-

determinazione nazionale, ma riufiutando questa conseguenza

i palestinesi dimostrano di non voler la pace, in senso tecnico….

Anche i termini ‘terrorismo’ e ‘rappresaglia’ hanno un significato

particolare all’interno del sistema di propaganda.

Per ‘terrorismo’ si intendono gli atti di violenza compiuti da va-

ri pirati, specialmente arabi.

Gli atti terroristici compiuti dall’imperatore e dai suoi protetti

sono detti invece ‘rappresaglie’ o magari ‘attacchi preventivi le-

gittimi per combattere il terrorismo’, prescindendo tranquilla-

mente dai fatti.

 

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Anche la parola ‘ostaggio’ ha un sigificato tecnico orwelliano

nell’ambito del sistema dottrinario dominante. 

Nel senso letterale della parola, il popolo del Nicaragua è attual-

mente ostaggio di una grande operazione terroristica diretta dal-

le centrali del terrorismo internazionale di Washington e Miami.

Lo scopo di questa campagna terroristica è indurre il governo

del Nicaragua a cambiare politica, e soprattutto a porre fine a

programmi che destinano le risorse alla maggioranza povera e 

ritornare alle politiche ‘moderate’ e ‘democratiche’ che favori-

scono gli interessi delle aziende statunitensi e delle loro filiali

locali.

 

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Si può dimostrare chiaramente come questa sia la ragione princi-

pale della guerra terrorista condotta dagli Stati Uniti contro il Ni-

caragua; questo punto non viene confutato, ma semplicemente e-

scluso.

Si tratta di un caso di terrorismo particolarmente sadico, non so-

lo per l’ampiezza e gli scopi, ma anche per i mezzi impiegati, che

vanno ben al di là delle comuni azioni dei terroristi ‘al dettaglio’,

le cui imprese hanno suscitato tanto orrore negli ambienti civili:

Leon Klinghoffer e Natasha Simpson furono uccisi dai terroristi,

ma prima non furono sottoposti a torture feroci, a mutilazioni,

a stupri e alle altre pratiche che vengono adottate dai terroristi

 

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addestrati e appoggiati dagli Stati Uniti e dai loro protetti, co-

me dimostra ampiamente la documentazione in genere igno-

rata.

La politica statunitense consiste nel far sì che gli attacchi ter-

roristici continuino fino alla resa del rovesciamento del gover-

no, mentre i servi dell’imperatore pronunciano parole tranquil-

lizzanti sulla democrazia e i diritti umani. 

Nell’uso tecnico prevalente, i termini ‘terrorismo’ e ‘ostaggio’

sono utilizzati solo per certe categorie di atti terroristici, ov-

 

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vero quelli compiuti dai pirati ai danni di coloro che conside-

rano il terrorismo e la cattura di ostaggi su larga scala come

una propria prerogativa.

In Medio Oriente i bombardamenti indiscriminati, la pirateria, la

cattura di ostaggi, gli attacchi ai villaggi indifesi e altri atti analo-

ghi non rientrano nel concetto di terrorismo, come è inteso

nel sistema dottrinario, se sono compiuti da Washington o

dal suo protetto israeliano.

(N. Chomsky, Pirati & Imperatori)




 

 

il processo di pace