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E’ risultato come il male, per lo gnostico, non sia
essenzialmente un concetto, una nozione più o
meno astratta e impersonale, bensì una realtà
concreta direttamente percepita.
E’ prima di tutto una certa cosa, un certo even-
to, una certa occasione, o un certo insieme di
cose, di eventi, di coincidenze, la cui presenza o
azione è subita come insopportabile, nociva o
malefica: una situazione giudicata cattiva per-
ché sentita come tale.
Così l’idea che se ne fa lo gnostico è innanzi-
tutto empirica e affettiva, risponde a un’espe-
rienza, a una prova.
Esperienza, prova, la cui occasione e il cui og-
getto sono la sua personale esistenza quale gli
è data nel presente e non appena egli ne pren-
de coscienza, non appena, precisamente, i fa-
stidi, i fallimenti, le disgrazie che egli vi incon-
tra e subisce destano la sua attenzione e lo in-
ducono a riflettere su di essa.
Quello che, per generalizzazioni successive,
egli mette in questione e sotto processo è in fin
dei conti la sua situazione attuale: questa stes-
sa situazione e ciò che la rende cattiva, la sua
esistenza e le condizioni di tale esistenza, la
realtà entro la quale questa si svolge e che, cir-
condandola da ogni parte, tenendola inclusa
e chiusa in se stessa, sembra rinserrarla, restr-
ingerla e costringerla, imprigionarla.
( H. C. Puech)