AVVENTURE DELLA DOMENICA POMERIGGIO: UNA GRANDE NAVE SFIDA IL TEMPO (1)

Secondo un’antica                                             sailing_ship_.jpg

leggenda delle cupe

campagne scozzesi

che ispirò una poesia

di Robert Burns,

un fattore di nome

Tam o’ Shanter stava

tornado a casa

sulla sua cavalla

grigia in una notte

di tempesta dopo

copiose libagioni 

quando, alla luce

dei lampi, scorse

un gruppo di

streghe che

danzavano in un                                                                  wind.jpg

cimitero.

Erano quasi tutte

vecchie e laide,

ma una,

vestita con un

grazioso ‘cutty

sark’ (camiciola,

in dialetto scozzese),

era giovane,

bella e attraente.

Tam tirò le redini

e si fermò ad 

ammirare la bella

strega. A un tratto,                                                  image008.jpg                                             

preso dall’

entusiasmo, gridò:

‘Perfetto, Cutty 

Sark!’. I lampi

cessarono e il

cimitero piombò

nell’oscurità.

Terrorizzato, Tam

spronò la 

cavalcatura e si

precipitò al galoppo

verso casa, inseguito

dalle megere.                                                  bridgeofdoune.jpg

All’improvviso si

vide perduto, poiché

l’agile strega era

riuscita ad afferrare

la cavalla per la coda.

Ma l’animale si 

liberò lasciando

la coda nelle mani 

della strega, e

Tam si ritrovò al

sicuro non appena

ebbe superato il

ponte sul fiume Don.                                                Jock Willis armatore.JPG

Evidentemente le

streghe non potevano

attraversare

l’acqua.                                                        

Non si sa come

mai questa leggenda

abbia suggerito allo

scozzese Jock Willis,

uno dei più importanti

armatori della

Londra del XIX secolo,

la scelta del nome

‘Cutty Sark’ per

il clipper del tè

che fece costruire 

nel 1869.

Willis voleva che                                            Jock Willis_armatore.jpg

fosse la nave

più veloce del

mondo, e forse

sperò di conferirle

la velocità della

strega. 

Ma per anni

dovette pensare 

che il nome portasse

con sé un maleficio,

perché all’inizio

la vita della nave

fu segnata dalla

sfortuna e persino

dalla tragedia.

E’ vero, però,                                                                            Cutty_Sark_3811.jpg

che alla fine della

sua gloriosa carriera

il ‘Cutty Sark’

rifletté lati migliori

della sua omonima,

e fece innamorare di

sé tutti coloro che

lo conobbero

personalmente

o per fama.

Ness’altro clipper

godette della stessa

gloria, e fu proprio

il ‘Cutty Sark’ a portare l’età della VELA al suo massimo splendore.

Nel 1869, lo stesso anno in cui il ‘Cutty Sark’ fu costruito, la sua esistenza era altrettanto

improbabile quanto quella della giovane strega della leggenda scozzese. Gli importatori

usavano infatti ormai sempre più spesso le navi a vapore, che potevano raggiungere 

quasi tutti i porti del mondo salvo quelli dell’Australia e dell’Estremo Oriente, troppo

lontani per le navi che disponevano unicamente del carbone che si portavano appresso.

Ma, proprio allora, stava per essere aperto il canale di Suez, che avrebbe messo finalmente

in comunicazione il Mediterraneo con il mar Rosso.

L’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone, avrebbe presieduto la cerimonia di apertura

del canale meno di una settimana prima del varo del ‘Cutty Sark’. Passaggio stretto

disseminato di secche, impraticabile per i velieri, il canale permetteva alle navi a 

vapore di accedere al commercio del tè, facendo loro risparmiare la circumnavigazione

del capo di Buona Speranza; il viaggio dalle isole Britanniche alla Cina sarebbe stato

abbreviato di quasi 4000 miglia.

Ma non tutte le Compagnie di navigazione erano disposte a sostituire i propri graziosi

velieri con le navi che sputavano fumo. Alcuni armatori erano convinti che nessun essere

umano potesse resistere lavorando alle caldaie nel caldo soffocante del mar Rosso.

Altri predicevano che i vapori stessi non avrebbero retto allo sforzo dei viaggi di lungo

corso. E i partigiani della navigazione a vela citavano il parere di imprenditori, 

secondo i quali il tè trasportato nelle stive di ferro assumeva un sapore sgradevole.

Per tutte queste ragioni, nel 1869 furono varati una decina di clipper soltanto.

(A.B.C. Whipple, e a cura dei redattori delle edizioni TIME-LIFE)

Da http://giulianolazzari.splinder.com

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1446 DA FIRENZE A BRUGES: LA STRADA DELLA BANCA (6)

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Nebbie marine, umidi                                    Bruges.jpg

verdi di orti e sabbie;

nella piana in cui le

dune paglierine del

litorale nascondono

il Mare del Nord,

Bruges ha forma di

una mandorla,

circondata e solcata

da acque che si

muovono lente.

L’intreccio delle vie                                                      mercato.jpg

urbane interseca

quello dei canali

e sembra ignorare

ogni logica.

‘E’ una grande

raccolta di

mercanzie

e una grande

assemblea di

nazioni straniere’,

scrive Philippe

de Commynes,

‘e avviene che

vi si spediscano

più mercanzie

che in nessun                                             mercato2.jpg

altra città

d’Europa e

sarebbe danno

irreparabile se

fossa distrutta’.

In parte almeno,

la fortuna della

città furono una

conseguenza della

meccanica dei

fluidi, mare e vento. La Reye sboccava in un braccio di mare inoltrantesi in terra; Bruges,

che è sulle rive, era da sempre collegata al mare, ma nel 1134 una di quelle selvagge

tempeste del Mare del Nord, che la gente dei Paesi Bassi ben conosce, aveva scavato un

golfo, lo Zwin, fino a un miglio dalla città. Era stato attrezzato un avamposto, Damme,

collegato per un canale alla Reye e alla città. Quando lo Zwin cominciò a interrarsi il

punto di sbarco delle merci fu portato più avanti, a Sluis. Secondo i cronisti locali una

sola marea nel 1468 vide entrare 150 navi straniere, ma stava per cominciare il lungo

sonno della città, per la progressiva inutilizzabilità del porto, la concorrenza di

Anversa, lo spostamento delle vie di commercio.

Quando vi arrivò Gerozzo erano                                                         bruges2.jpg

ancora anni floridi. Vi erano in

città mercanti di 17 nazioni, si

riunivano a discutere dei loro

affari nella casa della famiglia

van der Beurs, la ‘borsa’ a due

passi dal Markt, accanto vi

erano le case dei mercanti

genovesi e di quelli fiorentini

– le prime galee italiane, erano

arrivate nel 1277, poi avevano

cominciato a far scalo regolare

le veneziane ‘galee di mercato’

– c’erano i magazzini degli

inglesi e dei tedeschi, delle

città della Hansa, a partire

dalla seconda metà del 300

erano comparsi spagnoli e

portoghesi.                                                                    prelato.jpg

Si trattavano stoffe

italiane o orientali,

metalli boemi e tedeschi,

lane e formaggi inglesi,

le immancabili spezie.

Non meno notevole era

il peso di Bruges come

centro bancario, di cui

Londra allora era soltanto

un satellite.

La congiuntura finanziaria

in cui Gerozzo doveva

immergersi a Bruges e

poi gestire da Londra era

caratterizzata dal deficit

strutturale della bilancia

commerciale dei

Paesi Bassi nei                                                

confronti di Firenze e delle altre città italiane; gli arazzi fiamminghi e le tele olandesi

non bastavano a equilibrare le importazioni  di allume, spezie, sete e altri prodotti di lusso

italiani. Il saldo era dato dalla lana; la lana fiamminga ‘che par seta’, come dirà il De

Beatis, ma soprattutto la lana inglese.

Gli inglesi d’altro canto, anche col credito di Bruges, tendevano a passare dall’esportazione

della materia prima a quella del prodotto finito con l’impianto di una manifattura tessile,

concorrenziale per gli italiani e per i fiamminghi. V’erano rischio, spazio, per profitti e,

probabilmente non percepita, la prospettiva di un avvenire fosco, quale poi si verificò.

La città era pittoresca, con un frequente rispecchiarsi di case nei canali, scavalcati

da ponti di pietra a dorso d’asino, fronde d’alberi di giardini che pendono sull’acqua.

Per salvaguardia dagli incendi da tempo erano prescritti i tetti di tegole; lungo le strade

principali si allineavano belle case patrizie dalle facciate strette e i frontoni scalinati.

I punti focali della città erano i Burg e il Markt. Il Burg era il luogo sacro in cui, sulla riva

della Reye, tra sabbie e paludi, i conti di Fiandra avevano costruito un castello, nel lontano

IX secolo. Ora si presentava come una piazza chiusa, con il palazzo di città e la basilica

del Santo Sangue, in cui era depositata la rarissima reliquia di ALCUNE GOCCE DEL

SANGUE DI GESU’ che nel XII secolo il patriarca di Gerusalemme aveva donato al conte

di Fiandra; fino al 300 il sangue compiva il miracolo di liquefarsi ogni venerdì.

Più o meno quello che avviene tutt’oggi a Napoli, con San Gennaro.

(L.Camusso, Guida ai Viaggi nell’Europa del 1492)

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