AVVENTURE DELLA DOMENICA POMERIGGIO: UNA GRANDE NAVE SFIDA IL TEMPO (7)

(Vorrei innanzitutto ringraziare, in apertura di questo post, in onore

della Cutty Sark, il National Maritime Museum di Greenwich, che

con la sua visita -on line – ha resuscitato emozioni antiche di un

tempo passato e smarrito, emozioni distillate in rari e preziosi

libri, come quello che sto proponendo in capitoli, e nella visita

con il vasto repertorio di notizie, documenti e immagini, che si

possono godere sul suo sito; illuminante esempio di completezza,

nelle poche volte in cui possiamo affermare, sotto questo punto

di vista, che il moderno mezzo proposto dalla nuova tecnologia –

a cui non ho risparmiato critiche costruttive – più e maggiormente

della televisione può e sà offrire, riconsegnandoci quelle emozioni

perse, di un buon libro accompagnato dal programma dal gradito

sapore di avventura, che purtroppo – sempre per ugual mezzi –

abbiamo del tutto perso sapore e piacere. Quelle avventure

indelebili, viaggi lontani, natura conquistata e inconquistabile,

sogni ad occhi aperti, dei quali la letteratura è solo una felice premessa,

compagna, maestra e sposa. I nostri genitori e nonni amavano Salgari

e non solo, ed il libro aveva un sapore vero, un sogno che dobbiamo

imparare a riconquistare anche con l’aiuto di una consapevole gestione

dei moderni mezzi che la tecnologia offre.)

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Precedente capitolo:

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Terre eretiche in:

gli-eterodossi-2.html

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Avendo ispezionato personalmente ogni particolare dell’attrezzatura, Woodget

conosceva alla perfezione le possibilità della vecchia nave.

Perciò quando il Cutty Sark, dopo aver disceso l’Atlantico senza incidenti,

doppiò il capo di Buona Speranza e trovò un forte vento di nordest, egli poté

issare tutte le vele con assoluta sicurezza. Per tre giorni il Cutty Sark fendette

l’oceano Indiano a vele spiegate e a una velocità che rasentava i 16 nodi.

Woodget era un comandante molto coraggioso ma altrettanto prudente, e

l’equipaggio era contento di vederlo in azione.

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‘Si divertiva proprio’, scrisse una volta un ufficiale.

‘Mi sembra di vederlo ancora mentre, mordicchiandosi la punta di un baffo,

se ne sta appoggiato all’attrezzatura sopravvento con il corpo massiccio

avvolto nella cerata gialla e gli alti stivali di cuoio, osservando attentamente

l’alberatura senza mai muoversi fino all’ultimo minuto’.

Woodget governava gli uomini come la nave, rifiutava di lasciarsi distogliere

dal suo obiettivo ed esigeva obbedienza assoluta in ogni cosa e in ogni

momento, anche quando celebrava le sacre funzioni sul ponte.

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Una domenica un’ondata aveva spezzato il ponte rischiando di rovesciare gli

uomini inginocchiati, e un marinaio alzò su di lui uno sguardo implorante.

‘Chiudi quei maledetti occhi, Bill Jones’, gli gridò Woodget, ‘e lasciami finire

questa preghiera!’.

La sicurezza che emanava da lui si dimostrò utile in tutte le condizioni

meteorologiche. Quando il vento cadde cedendo alle brezze contrarie, il

capitano fu in grado di far marciare ugualmente il clipper, che coprì le

15.000 miglia del viaggio fino a Sydney in 78 giorni.

Tra i comandanti e gli equipaggi dei clipper della lana c’era molta competizione,

come era stato tra i clipper del tè trentanni prima. Ogni nave si batteva per

la gloria di tornare a Londra per prima, e ciascuna aveva i suoi partigiani

tra gli scommettitori delle taverne di Sydney.

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Nel 1885, i due clipper più quotati erano ovviamente il Cutty Sark e il

Thermopylae. I velieri sulla linea dell’Australia facevano il giro del mondo

verso est: all’andata doppiavano il capo di Buona Speranza e al ritorno il

temibile capo Horn. Woodget, che era nuovo alla rotta australiana, avrebbe

scapolato lo Horn per la prima volta. A Sydney, gli altri capitani scherzavano

sul fatto che probabilmente si sarebbe perduto. Tutti sapevano che

Woodget era troppo bravo perché gli potesse accadere una cosa del genere,

ma, come ogni altro clipper, il Cutty Sark si sarebbe trovato in difficoltà

nel mare burrascoso dei ‘quaranta reggenti’ del capo Horn.

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Il 6 novembre, a 23 soli giorni da Sydney, il Cutty Sark aveva scapolato capo

Horn. Aveva dimostrato di poter affrontare tranquillamente le onde più alte

e i venti più forti, di sopravvivere alle tempeste di neve e di grandine che

strappavano le vele, e raddrizzarsi dopo essere stato traversato. Nella seconda

parte del viaggio dovette risolvere problemi di diversa natura.

Risalendo verso nord lungo la costa orientale dell’America del Sud, avrebbe

dovuto lottare contro i venti contrari e navigare quasi controvento in quelli

di nordovest. Sarebbe stato in grado di battersi contro i venti prevalenti nell’

Atlantico meridionale con la stessa agilità con cui aveva dominato in poppa?

L’equipaggio ne era pienamente convinto, e aveva ragione, perché Woodget

diresse con mano sicura le manovre delle vele.

‘Era riuscito a instillare nei suoi uomini un’assoluta fiducia in lui’, così scrisse

uno dei suoi ufficiali.

‘Non ricordo di averlo visto una sola volta perdere la calma nelle burrasche’.

(Whipple e i redattori delle edizioni Time-Life, I clipper)

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