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Secondo Ateneo il titano Sykéus (da syké, fico), per sottrarsi
a Zeus che lo stava inseguendo, si sarebbe rifugiato presso
la madre Gea, la Terra (bentornata-terra).
La dea avrebbe poi fatto sorgere dal suo grembo l’albero che
ricorda il figlio nel nome.
In un altro mito attinto da Ferenico lo stesso Ateneo racconta
che il fico ebbe il nome da Syké, figlia della primordiale cop-
pia, Oxylos e un’amadriade, dalla quale discese tutto il mondo
vegetale.
Pausania narrava, a sua volta, nella ‘Guida della Grecia’ che
sulla via di Eleusi si vedeva un tempio dedicato a Demetra
e a sua figlia: ‘Si dice che in questo luogo Phytalos accoglies-
se in casa Demetra e che la dea gli donasse come ricompensa
la pianta del fico’.
I discendenti del primo fichicoltore, i Phytalìdai, formavano
un collegio sacerdotale destinato a funzioni purificatrici nell’
ambito della religione eleusina.
Lo stesso Pausania racconta che furono essi a liberare Teseo
dall’impurità dovuta all’uccisione di alcuni briganti fra cui Si-
ni, imparentato con lui attraverso Pitteo. Lo purificarono su
un antico altare dedicato a Zeus Meilìchios (ovvero ‘dolce’), al
quale, durante le Diaàsia, la grande festa in suo onore, veniva-
no offerti i ‘melikìa, cibi dolci come il miele e probabilmente
fichi.
Melìchios era chiamato a Nasso anche Dionisio che, secondo
un altro mito, avrebbe donato agli uomini il fico: per questo
motivo nel culto dionisico dell’isola la maschera rituale del
dio era intagliata nel legno.
(prosegue….)