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Il versetto che riguarda specificatamente la determinazione dello
statuto giuridico e politico dei non mussulmani, le cui terre sono
state conquistate dai guerrieri dell’Islam, contiene questo precetto:
‘Combatterli fintantoché essi paghino il tributo in segno di sottomis-
sione e riduceteli alla vostra mercé’.
Questa clausula enuncia la condizione per porre fine alla guerra
e introdurre dei termini di clemenza. Le dottrine e le tradizioni
islamiche dell’Impero ottomano, rafforzate dalle istituzioni mili-
tari dello Stato, hanno avuto come conseguenza l’emergere di un
diritto comune, che ha esercitato la propria influenza nel corso
di tutta la storia del sistema sociale e politico dell’Impero otto-
mano.
Il sultano-califfo esigeva che i suoi sudditi non mussulmani ap-
provassero un contratto con valore di legge – chiamato ‘Akdi-
Zimmet – con il quale lo Stato garantiva la sicurezza delle per-
sone, la loro libertà civile e religiosa e – a certe condizioni – i lo-
ro beni, purché essi pagassero un’imposta di capitazione e delle
tasse fondiarie e accettassero alcune restrizioni ai loro diritti so-
ciali e giuridici.
Questi contratti rappresentavano il punto di partenza di un di-
ritto consuetudinario che regolava i rapporti d’ineguaglianza
tra i mussulmani e i non mussulmani. Il diritto comune otto-
mano creava così lo statuto di ‘infedeli tollerati a una posizio-
ne inferiore rispetto a quella dei loro concittadini mussulmani’.
Questo principio del diritto comune ottomano creava una di-
cotomia politica tra cittadini con statuti diversi.
I mussulmani – che ppartenevano alla ‘umma’, la comunità dei
credenti organizzata politicamente – erano destinati a rimanere
la nazione dei signori e padroni. I non mussulmani erano rele-
gati al rango d’infedeli tollerati. Queste due categorie paralle-
le permettevano di mantenere le divisioni tra le due comunità
religiose ed erano quindi fonte di un conflitto sociale perma-
nente.
Inoltre, questa divisione trascendeva le lotte politiche per il po-
tere che avvenivano all’epoca nell’Impero ottomano.
Anche quando i Giovani Turchi dell’ Ittihad succedettero al sul-
tano Abdul-Hamid nel 1908, riaffermarono il principio della na-
zione dominante. Mentre da una parte essi promettevano la li-
bertà, la giustizia e l’uguaglianza a tutti i cittadini ottomani, dall’
altra si prefiggevano di mantenere la dicotomia tra i dominatori
e i sottomessi.
(V. N. Dadrian, Storia del genocidio armeno)