Da http://giulianolazzari.myblog.it
– Voi vi pensate, disse il mendico, – per l’aspetto ch’io mostro
ch’io fossi un uomo infelice, bruttissimo, sporcissimo e di
miserie e d’infermità ripieno ?
– Così, disse il politico ( ed il graduato ), io mi penso ancora.
– E pur, ripigliò il mendico, voi di gran lunga v’ingannate,
perché tale io non sono . E’ ben vero che il tutto con arte
faccio e molto più di quello che voi vedete.
E quantunque agli occhi vostri io appaia qual vi rassembro,
tuttociò d’altro aspetto son riguardevole.
Perché, oltre che mi trovo assai giovane e gagliardo, non
vivo così poveramente come a voi par che viva.
Anzi se ‘l ver dir voglio, trapasso una vita felicissima
d’allegrezze e di comodità ripiena.
Io me ne vo tutto ‘l giorno a spasso a l’altrui spese, ricerco
tutto il mondo senza spendervi pur un picciolo, con l’altrui
danaro soccorrendomi.
Cammino securamente giorno e notte senza punto temer di
ladri; anzi talor rubo loro con le affettate parolucce mie molti
denari.
Godo quello ch’io m’attrovo, nè di perderlo temenza m’affligge.
Non son obbligato ad alcuno di render di mia roba.
Né alcuno mi porta invidia, ma tutti hannomi compassione;
son iscusato di non prestar giammai o di dar a credenza.
Non ho de liti travaglio.
E manco temo che le tignuole mi rodano le vestimenta.
Non dubito de’ corsari, di tempeste o di scogli che mi
rubino, sommerghino o rompino le mie navi.
Né punto temo di guerre o di revoluzioni di stati.
Di gabelle, di dazi di decime non son tassato : solamente
per riscuotere ho qualche obbligo.
Per me può tempestare, venir la gragnuola, soffiare i venti
e scuotersi il mondo, che non mi si leveranno le mie entrate.
Non temo di ladri che mi rubino l’oro, che gli avari facciano
carestia, o chi per ereditar mi brami la morte.
Manco dubito che alcuno, per levarmi le comodità, tradir mi
voglia.
Io non sono ansioso di accumular molto, nè tormento da diligenza
di conservarlo, o afflitto da temenza di perderlo.
Dove io mi trovo vi son anco co ‘l cuore.
Ciò che mi guadagno il giorno me logodo la sera e quello che la
sera godo, non temo che involato mi sia la notte.
( P. Camporesi, Il libro dei Vagabondi, Garzanti )