IL GHIACCIO (2)

Nelle foreste, oltre ad un senso primordiale di pace, subentra nei nostri fedeli

compagni (e non solo), quell’istinto immutato di caccia e curiosità. 

Il fiume o torrente che scorre, originato dal ghiaccio, non rappresenta solo 

una fonte di approvvigionamento legato alla sete, ma l’istinto porta a cercare

qualcosa di altro, con il quale combattere le fatiche dei sentieri. Il muso di 

Vela nell’acqua del torrente, non cerca più di assecondare la sete, ma qualcosa

di cui conserva memoria genetica di antico cacciatore, l’istinto che la porta ad

aprire le mascelle per afferrare ed assecondare una fame vorace improvvisa 

dalla forma antica di un pesce. Un tempo andava a pesca in tal modo, e la

mattina sfamava così i suoi piccoli. Una buona colazione, e gli occhi brillano

dal piacere ritrovato. E così anche nel bosco, spesso durante le passeggiate

spariva per ricomparire puntuale dopo quindici o venti minuti, gli odori l’

hanno ricondotta per la libertà ritrovata di antico predatore quale era. Le

prede non mancano, e il suo istinto sembra divenire più sensibile e indipendente

ogni giorno che passa. Ricondurla al guinzaglio poi, in un contesto sociale 

più normale, sembra impresa ardua. Cerca di condividere con me tutto, non

sottostà ad un ruolo marginale. La sua capacità di udito e di olfatto in alcuni

luoghi è superiore alla mia, e la rendono sorda e insensibile ai comandi.

Tende ad entrare in competizione con me.

Come per dire, ‘in fatto di caccia conservo la supremezia, quindi se vuoi sopravvivere

segui me e il mio fiuto’. Il vecchio istinto riaffiora, e sollecitarlo e contemplarlo è

uno spettacolo della natura nella natura. Non ci sono termini artificiosi interposti

fra noi e quel sogno primordiale di libertà. 

Non sogniamo la fuga, siamo la fuga, e rappresentiamo questo a tutti coloro che

scandalizzati indagano una probabile verità su noi e la nostra venuta. Anche il

nostro comportamento nell’insieme appare sospetto. Per tutti coloro che abituati

al proprio Fido, bello, socievole, ubbidiente e con qualche chilo di troppo (ad

immagine e somiglianza dei padroni), lo spettacolo che scorre come acqua di 

torrente in piena e si offre ai loro occhi indiscreti è orribile e terrificante se 

non addirittura scandaloso, quanto una natura indomata.

Vela di carattere socievole ed espansivo, inventrice di mille giochi, abituata a

voler bene, perché è ben voluta, offre uno spettacolo dissacrante per sé e il

suo padrone. E visto la mia ammirazione per le sue doti di cacciatore sembra

volermi insegnare i segreti della raccolta, approfondendo e affinando il fiuto 

con funghi, bacche, e radici. Vuole essere riconosciuta a tutti gli effetti capobranco,

di tutto il branco a cui lei si offre degna cornice. 

Non posso dargli torto.

E’ acqua che scorre, uccello che vola, pioggia che cade, luce che risplende, e spesso,

ghiaccio che si ritira per paura e colpa dell’umano.

Il suo nuovo terrore ritrovato.

Fornendo così pretesto per ogni sorta di equivoci.

Le fondamenta della sua educazione poggiano su basi differenti, per cui agli occhi

di esterrefatti turisti debbo apparire una sorta di disadattato, frutto di una schizofrenia

metropolitana. Che in barba alle buone regole non si sottomette alle fiere ambulanti di

circhi divenuti per l’occasione campeggi. I circhi non appartengono più alla sfera

culturale. Così ritornando a quei momenti di quiete millenaria, adagiato fra la neve

e il ghiaccio, senza lancia, ma con altri utensili che il progresso mi ha fornito, un

occhio artificiale per rendere immortali nel tempo questo ‘Viaggio’ nel tempo

appunto, la ritraggo come l’artista con i suoi panorami.

Non è dissimile da essi, sono loro che mi danzano attorno.

(Giuliano Lazzari, Il Viaggio, http://giulianolazzari.myblog.it )

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IL GHIACCIO

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L’uomo si fa sciamano:’Io stesso sono uno sciamano’, disse qualcuno a Rasmussen.

‘Ma non so nulla in confronto a mio nonno, Tiqua Tsaq. Egli viveva nei tempi in

cui uno sciamano poteva discendere fino alla madre degli Animali del mare, volare

fino alla Luna o far viaggi attraverso l’atmosfera tutto il mio corpo è fatto solo di

occhi! guardatelo! Non temete! io vedo da tutte le parti!’

Alludendo probabilmente all’esperienza mistica della luce interiore prima di entrare

in trance. Quando sta per entrare in trance lo sciamano fa movimenti di chi si immerge.

Anche quando si ritiene che egli penetri nelle regioni sotterranee, è come se egli s’

immergesse e poi tornase alla superficie delle acque.

A Thalbitzer è stato raccontato che uno sciamano ‘riappare tre volte prima di immergersi

definitivamente’. L’espressione usata più comunemente per designare uno sciamano è

colui che scende in fondo al mare (Rasmussen). Infatti in fondo all’oceano si trova la

madre degli animali marini, sorgente e matrice della vita universale, dalla cui volontà

dipende l’esistenza della tribù. Per questo lo sciamano deve discendere (o dipendere)

periodicamente nelle acque, per ristabilire il contatto spirituale con la madre degli animali.

(M. Eliade, Lo Sciamanismo)

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E allora il sogno dello sciamano cosa era?

E’ affiorata parte della nostra coscienza, dell’io originario?

Cosa ha dimenticato Rasmussen nel cercare di far emergere questo antico sogno

dell’uomo?

Quale prospettiva simmetrica ci sfugge ancora nella coscienza primordiale.

Quel primitivo stato di trance, è l’oceano interiore di materia, di prima roccia

baciata dai raggi ultravioletti.

Affiora la spirale del DNA sotto forma di sogno?

Cosa direbbe Jung a tal proposito?

Certo non possiamo dargli torto mentre si concentrava sui suoi studi, collezionando

fra l’altro molti reperti sullo Gnosticismo.

Nell’orologio biologico esposto al Gletshergarten di Lucerna, la storia della terra è

rappresentata nell’arco delle 12 ore: 4.600.000.000 di anni, 1 ora 380.000.000 di anni,

1 minuto 6.000.000 di anni, 1 secondo 100.000 anni.

Nella prima ora abbiamo la solidificazione e quindi la formazione delle rocce, fra la

sesta e la settima ora compaiono le stromatoliti, fra l’ottava o la nona ora le cellule

eucariote, fra la nona e la decima le alghe pluricellulari, le meduse i trilobiti. Fra la

decima e l’undicesima ora sempre trilobiti, ammoniti, meduse e alghe pluricellulari

e piante palustri. Fra l’undicesima e la didicesima ora: molluschi, pesci, rettili, dinosauri,

mammiferi, conifere, piante e fiori, e nell’ultimo minuto prima delle ore 12, l’uomo.

A che ora si era attestato l’orologio dello sciamano di Rasmussen?

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A che ora si erano fermate le lancette del mio ‘orologio biologico’ nell’attimo che la

retina fissava l’immagine in sintonia con quella spirale primordiale.

Soprattutto poi gli elementi esterni, e la scarsa presenza umana hanno contribuito a

questa sorta di ‘Viaggio’. Per cui gli elementi primi nel loro primordiale stato naturale

hanno influito in questa sorta di regressione antropologica e psicologica.

E Murphy, Ulisse e Vela, cosa centrano questi animali?

Perché in quell’attimo e in quegli istanti sembriamo condividere assieme un patrimonio

comune?

Perché in quegli attimi le nostre distanze si sono assottigliate trovandoci quasi alla

pari, così come lo eravamo millenni fa’?

Esiste uno specifico rapporto di subordinazione con tutti gli elementi esterni, tutti quelli

che mette a disposizione la natura, con tutte le differenti gamme di proporzioni, dalle

basse quote fino alle più alte, ad ogni ecosistema corrispondente si attiva una vasta

gamma di sollecitazioni (e relative connessioni) per coloro che in questa astrazione

di un ‘Viaggio‘ all’interno della natura riescono a percepire quel linguaggio mutato

ma non del tutto perso nei meandri della nostra ‘coscienza‘, che per il resto del

mondo nella propria ‘dipendenza’ è tradotto come ‘incoscienza’.

Nelle foreste, oltre ad un senso primordiale di pace…..

(Giuliano Lazzari, Il Viaggio)

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