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Sul Sempione
Per un accidente postale, la prima lettera del sig. Masetti, partito in bicicletto
per Chicago, ci è giunta molto in ritardo, abbiamo atteso pazientemente. E’ in
data del 15 luglio. La riassumiamo qui appresso, e la faremo tosto seguire dalla
seconda lettera.
La sera del 13 corrente, alla mezzanotte, si celebrò con vino e birra il battesimo
del mio bicicletto nuovo. L’amico Ernesto Tofani, un ex-campione del 1890,
e l’amico Aldo Regazzi ne furono i padrini.
Dopo lunga e accalorata discussione, si concluse di porgli nome Eolo, anche
per propiziarmi il dio dei venti sull’alpi, al piano e in mare.
A Gallarate eravamo rimasti in tre: l’amico Filippi, speranza del ciclismo, l’amico
Moretti, un pacifico trottatore che non si lascia mai sedurre alle volate, ed io.
Lietissimi sopra una strada stupenda, s’arrivò alle 8 di sera a Bevano –
Km 84. Là fummo ospitati dall’amico mio Cesare Trebbi, farmacista del
luogo, ma godemmo per poche ore i suoi ottimi letti, essendoci coricati
soltanto alle 2 dopo la mezzanotte.
Alle 5, l’amico Filippi rimontò in sella per Milano: alle 5 e mezzo io mi levai,
e l’amico Moretti non tardò egli pure ad abbandonare le molli piume.
Alle 8, confortato da tre uova sbattute, in un bicchiere di latte con pane,
fra gli auguri di molta gente, ripartii da Bevano accompagnato dall’
instancabile Moretti, dallo studente signor Donnini e dal signor Adami.
A Ornavasso, rimasi solo.
Il cuore mi batteva più forte, mentre il pensiero tentava intanto d’internarsi
nell’ignota meta del mio viaggio.
Su una dolce discesa abbasai il capo e corsi fortemente per un paio di chilometri:
poi mi rialzai confortato e continuai di buon passo, contento d’esser solo. In certi
momenti, mi piace tanto pensare e correre che mi annoierebbe anche l’interruzione
di qualsiasi voce amica.
Alle 10 era a Domodossola, che attraversai a piedi in mezzo a molta gente. Un
crocchio di signorine era raccolto presso l’uscita della città, e il delicato suono
delle loro vocine mi giunse all’orecchio: ‘Buon viaggio!’.
Subito dopo Domodossola, la valle si fa più stretta, la strada sempre più bella,
ma s’incomincia ad incontrare delle salite da fare a piedi.
A mezzogiorno ero ad Isella.
Al confine svizzero, depositai L. 38 per entrare col mio Eolo. E su, e su, mentre
il vento si andava facendo più gagliardo e acuto.
Attraversato il villaggio Sempione, circondato da cime nevose, la valle s’allarga.
A poco a poco cessa il fragore dell’acqua precipitante, finché subentra il silenzio,
interrotto solo dal sussurro di qualche gruppo di pini.
Alle 8 giunsi finalmente al provvido e sospirato Ospizio del Sempione, posto
al colmo della lunga salita, alto 2040 m. sul livello del mare, la cui temperatura,
questa sera, è di 7 gradi sopra lo zero. Un buon frate, il padre Carron, m’
accolse, ritirò il mio Eolo e, fattomi salire una scala, mi assegnò la mia stanza.
Dopo pochi minuti mi chiamò nella sala da pranzo. Girò egli stesso una ruota
incassata nel muro e fece salire dalla cucina un’abbondante minestra di
tagliatelle. Ripeté il giuoco e mi presentò una buona porzione di manzo
lesso e pane e patate; poi arrosto di vitello, una mezza bottiglia di vino
eccellente, insomma una cena ottima.
(L. Rossi. L’anarchico delle due ruote)