FARGARD XIX

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Rispose a questo il piissimo Zarathustra.

– Il mortajo, la coppa con la parola di Mazda, queste sono

delle mie armi le migliori. Con esse parole vincerò, con queste

parole annienterò; scaccerò io con queste armi, ah (si) Anra

Mainyu sapiente nel male.

Le creò Cpenta Mainyo, le creò il tempo infinito, senza principio,

le crearono gli Amesha Spenta, i buoni imperatori, i saggi.

(Vendidad)

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DA MILANO A CHICAGO IN BICICLETTO (12)

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Milano, 7 luglio 1893

Signor Direttore

In seguito alla gara velocipedistica Torino-Milano, dove ebbi la fortuna

d’arrivare terzo, mi permetto di farle una profferta che non mi pare

disprezzabile. Come fu accenato nel Corriere stesso, tutti gli anni passo

le vacanze autunnali in viaggio a scopo principalmente d’istruzione, e

l’anno scorso andai in bicicletto a Parigi e Berlino: e ritornai a Milano

per Vienna. Quest’anno avevo ideato per le mie prossime vacanze la

gita in velocipede da Milano a Chicago e ritorno; ma c’è di mezzo il

mare. Ed ecco il gran problema (datemi un punto d’appoggio ed io

vi leverò il mondo) datemi un biglietto da L. 500 o prosciugatemi il

mare; ed io vi farò vedere l’utilità pratica del bicicletto con l’andata

e ritorno in due mesi circa da Milano alla grande Esposizione

mondiale di Chicago.

E’ molto facile la soluzione del mio problema, ma diventa impossibile

quanto il prosciugamento del mare senza un biglietto da L. 500.

La mia partenza è fissata per il 15 luglio, e l’itinerario sarebbe il seguente:

Milano – Domodossola – Vallata e ghiacciaio del Rodano – Interlaken –

Lucerna – Zurigo – Sciaffusa – Basilea – Strasburgo – Francoforte – Colonia –

Liegi – Bruxelles – Calais – Londra – Oxford – Liverpool – New York –

Niagara – Chicago – Washington – Filadelfia – New York – Havre – Parigi –

Dijon – Ginevra – Piccolo S. Bernardo – Valle d’Aosta – Milano, con fermata

di alcuni giorni in tutte le grandi città, e contando ritornare a Milano entro

il mese di settembre p.v.

Ma la mancanza di mezzi, pur troppo, mi costringerà forse a starmene di

qua dell’Atlantico.

Ora se il Corriere della Sera volesse favorirmi il suddetto biglietto da L. 500

che non è molto, io manderei ogni sabato una breve relazione descrittiva del

mio lungo viaggio, la quale potrebbe essere intitolata Da Milano a Chicago

in bicicletta, e comparendo nella cronaca-sport del lunedì non mancherebbe

certo d’interessare il pubblico.

S’ella crede di accettare l’ardita quanto attuale mia profferta, favorisca

rispondermi subito a Pavia, piazza Petrarca.

L. Masetti

Questa l’immediata risposta del direttore del Corriere della Sera:

Ci piacciono le imprese condite d’audacia e di bizzarria.

Accettiamo la proposta del sig. Masetti e teniamo a sua disposizione le 500

lire. Aspetteremo le letterine promesse.

Partenza

Dal Corriere della sera

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Ieri mattina, nella fretta degli ultimi preparativi, Luigi Masetti ci ha mandato

le seguenti note:

‘Oggi al mezzogiorno parto.

Quanto agli abiti porterò meco tre paia di calzoncini di tela russa da viaggio e

due paia di stoffa per mutarmi alle fermate; 6 fazzoletti, 4 maglie, 6 paia di calze,

2 davanti di camicia, 2 cravatte, 2 paia di scarpe, un cappello e un berretto.

Quanto al bagaglio tengo meco una valigia legata al supporto e una valigetta

legata al manubrio, contenenti lo stretto necessario per il viaggio; innanzi poi

per ferrovia spedisco alle grandi città una valigia contenente qualche libro e

indumenti da sostituire agli usati.

Per il cibo, secondo il mio metodo, mezzo litro di latte e un paio d’uova con

pane la mattina, colazione abbondante, alla carta, anzi al cartoccio, al mezzogiorno

all’ombra d’una pianta o in albergo di villaggio a cena in albergo di villaggio

dove resterò pure a pernottare. Unico metodo questo per conciliare l’economia

pratica con la tranquillità e la prontezza di servizio’.

(L. Rossi, L’anarchico delle due ruote)

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LA BICICLETTA (l’amante segreta) (11)

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Nel 1878 il Rénard, autore dei famosi bicicli alti m. 2,50 e perfino 3 metri,

che ricevevano il movimento mediante un sistema di leve a parallelogramma

– partendo dal concetto praticamente discutibile di accrescere la velocità

aumentando il diametro della ruota motrice – inventò i raggi tangenti, nello

intento di ovviare, colla nuova disposizione, alla torsione che il raggio diretto

subiva dal mozzo della ruota al cerchione, la qual torsione era tanto più

sensibile, quanto più grandi erano la ruota e la velocità.

Non è esclusivamente questa la ragione tecnica e pratica che oggi ha consigliato

la universale adozione dei raggi tangenti per le ruote da bicicletta, ma della

importantissima innovazione dobbiamo essere grati al geniale inventore,

che vide invece assai presto dimenticata la sua macchina gigantesca quanto

inutilmente pericolosa.

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D’altronde il biciclo, preso come tipo, anche se non spinto a esagerazioni

iperboriche, costituiva sempre un ordigno pesante, incomodo, poco maneggevole,

disadatto ai lunghi viaggi e pericoloso, per la facilità delle cadute, quasi

sempre gravi nelle loro conseguenze.

La forma intermedia, il tipo di transizione fra il biciclo e la bicicletta, è costituito

dai cosidetti bicicli di sicurezza. Ne sono campioni il bicycle sur del francese

Rousseau – che il Baudry de Saunier volle chiamare ‘l’apostolo del velocipedismo

pratico’ – e il Kangaroo-Safety, meno alti dei bicicli comuni avendo la ruota

anteriore assai rimpicciolita. In tali macchine la sella era stata collocata indietro,

ed il movimento dei pedali, trasmesso mediante due catene al mozzo della

ruota, era stato portato un poco più in basso e fissato a speciali prolungamenti

della forcella verticale.   

Il Kangaroo-Safety e il Sur, che pure aumentando i punti di attrito non eliminavano

tuttavia completamente gli inconvenienti lamentati nei bicicli di tipo comune,

passarono senza rimpianto, sostituiti, nel 1879, dalle prime biciclette, ancora

incerte e diverse nella forma, ma giunte finalmente a stabilire la massima

meravigliosa di un principio meccanico ancora oggi immutato. 

(Umberto Grioni, Il ciclista) 

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