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Aruns – racconta la storiella -, cittadino dell’etrusca Clusium (l’odierna Chiusi nella
provincia non ancora celtizzata di Siena), aveva dovuto constatare che un giovane
uomo di mondo, Lucumo – da ‘lauchme’, estrusco per ‘patriziato’ – era riuscito a
sedurgli la moglie. Ora, essendo questo Lucumo non solamente un consumato
‘latin lover’, bensì un membro del ceto dominante della comunità estrusca, se
Aruns voleva vendicarsi – ovvero, ipotesi naturale, sfogare il suo odio di classe
contro il nobile -, doveva mobilitare mezzi più forti di quelli a sua privata
disposizione.
Questi mezzi, egli credette di averli trovati nei celti, che s’erano già spinti fin
sotto Chiusi e ai quali egli era già servito anche in precedenza di guida per
passare le Alpi; donde possiamo forse dedurre che egli intratteneva con
loro relazioni commerciali. Soprattutto sembra che fornisse loro anche vino,
bevanda che essi apprezzavano oltre misura e che non conoscevano, perché
nei loro luoghi avevano solo la birra.
Del vino Aruns fece la sua arma.
Gliene portò, dunque, ‘per allettarli’, cioè, diciamo, per far loro sapere quale
speciale vitigno crescesse nei pressi di Chiusi ( quello, pregiato, di Montepulciano).
I celti vennero sul serio.
Livio ritiene che si trattasse dei sènoni, ma non esclude che sotto il loro stendardo
marciassero altre tribù.
Gli abitanti di Chiusi – che dovevano avere informazioni più che abbondanti sui
celti da parte dei loro compatrioti stanziati più a nord -presero un grande spavento
‘quando videro tanti nemici dall’aspetto e dalle armi mai visti’….Mandarono perciò
inviati a Roma per chiedere aiuto al senato, nonostante non fossero legati ai romani
né da alleanza né da amicizia.
Roma però, dissanguata e impoverita per le guerre precedenti, non vide motivo di
mobilitare subito un’armata per aderire alla preghiera di una lontana città-stato, tanto
più che Clusium era una possente città fortificata. Si limitò quindi a inviare tre
messaggeri, incaricati, da un lato di esaminare la situazione, dall’altro di svolgere
opera di mediazione fra etruschi e celti.
Gli aggressori reagirono in maniera estremamente ragionevole al tentativo di contatto
romano. Perché, come dichiararono i loro capi parlamentari, ‘nonostante sentissero
per la prima volta il nome dei romani, tuttavia propendevano a ritenere che fossero
gente forte, visto che i chiusani a loro s’erano rivolti in quel frangente. E siccome i
romani preferivano proteggere i propri alleati con un’ambasceria anziché con le armi,
essi non respingevano le proposte di pace, a condizione che i chiusini gli cedessero
una parte di quei campi che possedevano con tanta abbondanza e che per loro era
una questione di sopravvivenza. Se non li avessero ottenuti, allora avrebbero
combattuto sotto gli occhi dei romani, perché questi potessero riferire in patria
quanto superiori in guerra fossero i galli a tutto il resto dei mortali’.
– E quando i romani chiesero che razza di sistema fose quello di pretendere terra
dai proprietari o di minacciarli con le armi, e che cosa mai volessero i galli in
Etruria, essi risposero alteratamente che il loro diritto stava nelle loro armi e
che tutto apparteneva ai forti.
Chiaramente questa parte del racconto liviano suona più autentica che non la
storia del vinaio cornificato Aruns. Ma se la trattativa descritta ebbe effettivamente
luogo, se ne può dedurre la ragione vera della calata dei sènoni in meridione: il
bisogno di terra.
Perché, o essi vedevano i territori di recente conquista sotto la minaccia di altre
tribù in arrivo dal nord, oppure la malaria cominciava a farsi pericolosa.
E’ più probabile la seconda ipotesi, perché anche Diodoro Siculo – al corrente di
una tradizione analoga – scrive che, essendosi fatto per loro il clima ‘troppo caldo’
lungo la costa adriatica, risolsero di ‘abbandonare la loro sede sfavorevole’.
Ciò sembra degno di fede, poiché sappiamo che in questo periodo cominciò in
Europa, dopo un intervallo abbastanza lungo di estati fresche, un’epoca di temperature
elevate, che prosciugarono lagune e impaludarono rive, creando zone favorevoli
allo sviluppo della malaria.
In altre parole, non solo il vino aveva allettato i celti sènoni, ma il bisogno li aveva
mossi. (…dedicata a tutti gli …osti)
(G. Herm, Il mistero dei celti)