400 a.C. LA GUERRA DEL VINO (prima di quella dell’oppio)

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Aruns – racconta la storiella -, cittadino dell’etrusca Clusium (l’odierna Chiusi nella

provincia non ancora celtizzata di Siena), aveva dovuto constatare che un giovane

uomo di mondo, Lucumo – da ‘lauchme’, estrusco per ‘patriziato’ – era riuscito a

sedurgli la moglie. Ora, essendo questo Lucumo non solamente un consumato

‘latin lover’, bensì un membro del ceto dominante della comunità estrusca, se 

Aruns voleva vendicarsi – ovvero, ipotesi naturale, sfogare il suo odio di classe

contro il nobile -, doveva mobilitare mezzi più forti di quelli a sua privata 

disposizione.

Questi mezzi, egli credette di averli trovati nei celti, che s’erano già spinti fin 

sotto Chiusi e ai quali egli era già servito anche in precedenza di guida per 

passare le Alpi; donde possiamo forse dedurre che egli intratteneva con 

loro relazioni commerciali. Soprattutto sembra che fornisse loro anche vino, 

bevanda che essi apprezzavano oltre misura e che non conoscevano, perché

nei loro luoghi avevano solo la birra.

Del vino Aruns fece la sua arma. 

Gliene portò, dunque, ‘per allettarli’, cioè, diciamo, per far loro sapere quale 

speciale vitigno crescesse nei pressi di Chiusi ( quello, pregiato, di Montepulciano).

I celti vennero sul serio. 

Livio ritiene che si trattasse dei sènoni, ma non esclude che sotto il loro stendardo 

marciassero altre tribù. 

Gli abitanti di Chiusi – che dovevano avere informazioni più che abbondanti sui 

celti da parte dei loro compatrioti stanziati più a nord -presero un grande spavento 

‘quando videro tanti nemici dall’aspetto e dalle armi mai visti’….Mandarono perciò 

inviati a Roma per chiedere aiuto al senato, nonostante non fossero legati ai romani 

né da alleanza né da amicizia. 

Roma però, dissanguata e impoverita per le guerre precedenti, non vide motivo di 

mobilitare subito un’armata per aderire alla preghiera di una lontana città-stato, tanto

più che Clusium era una possente città fortificata. Si limitò quindi a inviare tre

messaggeri, incaricati, da un lato di esaminare la situazione, dall’altro di svolgere

opera di mediazione fra etruschi e celti.

Gli aggressori reagirono in maniera estremamente ragionevole al tentativo di contatto

romano. Perché, come dichiararono i loro capi parlamentari, ‘nonostante sentissero

per la prima volta il nome dei romani, tuttavia propendevano a ritenere che fossero

gente forte, visto che i chiusani a loro s’erano rivolti in quel frangente. E siccome i

romani preferivano proteggere i propri alleati con un’ambasceria anziché con le armi,

essi non respingevano le proposte di pace, a condizione che i chiusini gli cedessero

una parte di quei campi che possedevano con tanta abbondanza e che per loro era

una questione di sopravvivenza. Se non li avessero ottenuti, allora avrebbero

combattuto sotto gli occhi dei romani, perché questi potessero riferire in patria

quanto superiori in guerra fossero i galli a tutto il resto dei mortali’.

– E quando i romani chiesero che razza di sistema fose quello di pretendere terra

dai proprietari o di minacciarli con le armi, e che cosa mai volessero i galli in

Etruria, essi risposero alteratamente che il loro diritto stava nelle loro armi e

che tutto apparteneva ai forti.

Chiaramente questa parte del racconto liviano suona più autentica che non la

storia del vinaio cornificato Aruns. Ma se la trattativa descritta ebbe effettivamente

luogo, se ne può dedurre la ragione vera della calata dei sènoni in meridione: il

bisogno di terra.

Perché, o essi vedevano i territori di recente conquista sotto la minaccia di altre

tribù in arrivo dal nord, oppure la malaria cominciava a farsi pericolosa.

E’ più probabile la seconda ipotesi, perché anche Diodoro Siculo – al corrente di

una tradizione analoga – scrive che, essendosi fatto per loro il clima ‘troppo caldo’

lungo la costa adriatica, risolsero di ‘abbandonare la loro sede sfavorevole’.

Ciò sembra degno di fede, poiché sappiamo che in questo periodo cominciò in

Europa, dopo un intervallo abbastanza lungo di estati fresche, un’epoca di temperature

elevate, che prosciugarono lagune e impaludarono rive, creando zone favorevoli

allo sviluppo della malaria.

In altre parole, non solo il vino aveva allettato i celti sènoni, ma il bisogno li aveva

mossi. (…dedicata a tutti gli …osti)

(G. Herm, Il mistero dei celti)

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400 a.C. LA GUERRA DEL VINO (prima di quella dell’oppio)ultima modifica: 2010-08-03T19:23:00+02:00da giuliano106
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