C’era poco rumore, poca confusione,
tuttavia si notava una intensa vitalità,
quella d’una moltitudine di individui
partecipanti ad una complessa azione,
conoscendo ciascuno la sua parte, ma
senza che nessuno ne comprendesse
il significato complessivo.
Gettare uno sguardo entro la porta
di una casa era piacevole diversivo
come spiarne gli abitanti da dietro
una finestra, rispetto al fomicolio
del mondo esterno.
Un patio ombroso era circondato
da edifici con stanze fresche e
spaziose.
Stuoie e cuscini di paglia sparsi
sul rosso lucido del pavimento
invitavano il visitatore al riposo,
mentre dalla cucina, all’interno,
provenivano ritmici colpi di
mano ed il rischiarare della
pietra sulla pietra, indicando
che vi si preparavano le
tortillas e la farina di mais.
vecchio parlava a due ragazzi.
Essi ascoltavano con attenzione
i precetti dello zio sui doveri
sociali dei giovani e degli
adulti e dalle loro facce
attente si capiva ch’erano
consci di partecipare alla vita
della collettività.
Una grassa bimbetta accoccolata
sulla soglia cercava di imitare
con le sue piccole dita ed i suoi
giocatolli gli armoniosi movimenti
della madre, che con abili mosse
ricavava sottili fili di fuso.
Un giovane fumava oziosamente
una sigaretta in un bocchino
di canna, sdraiato su un cuscino,
il lobo dell’orecchio appena
rimarginato, butterato dalle
ferite penitenziali per mezzo
di spine di cactus e lame di
ossidiana.
In un altra casa si faceva festa.
Si udivano da lontano le profonde
vibrazioni dei tamburi di legno e
le note acute dei flauti di canna.
(Natural History 1933)