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di là del fiume e tra gli alberi
(dialoghi con Pietro Autier 2)
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Giuliano Lazzari: Frammenti in Rima &
Era una sera di febbraio e nevicava e le strade della Bassa erano
piene di fango, ghiaccio, malinconia.
Don Camillo, davanti al fuoco, stava sfogliando una raccolta di vec-
chi giornali, quando arrivò qualcuno a spiegargli che stava succeden-
do qualcosa di grosso…..
Allora don Camillo lasciò il braccio e, buttatosi addosso il tabarrone
nero, corse in chiesa.
– Gesù,
disse
– ci siamo ancora col figlio di quel disgraziato!
– Di quale disgraziato parli?
– Il figlio di Peppone. Dev’essere poco simpatico al Padreterno…
– Don Camillo, come osi dire che esistano esseri umani più o me-
no graditi al Padreterno? Dio è uguale per tutti!
Don Camillo stava frugando in un armadietto e parlava col Cristo
crocifisso, stando dietro l’altare.
– Gesù,
rispose
– il figlio di Peppone questa volta è spacciato e mi hanno mandato
a chiamare per dargli l’Olio Santo. Un chiodo arrugginito, roba da
niente…. E adesso muore.
Ormai aveva trovato tutto quello che gli occorreva: passò ansiman-
do davanti all’altare, si inginocchiò in fretta e scappò via. Ma non
corse molto: arrivato a metà della chiesa, si fermò e tornò indietro.
– Gesù,
disse quando fu davanti all’altare.
– Io devo farvi un lungo discorso, ma non ho tempo. Ve lo farò
lungo la strada. L’Olio Santo ve lo metto qui, sulla balaustra.
Non lo porto.
Camminò in fretta sotto la pioggia e, soltanto quando fu arriva-
to davanti alla porta di Peppone, si accorse che aveva il cappel-
lo in mano. Si asciugò la testa con un lembo del tabarro e bussò.
Venne ad aprirgli una donnetta che lo precedette e bisbigliò qual-
cosa affacciandosi a una porta. E allora si udì un urlo immenso e
la porta si spalancò ed apparve Peppone.
Alzò i pugni.
Aveva gli occhi iniettati di sangue.
– Via!!
Urlò.
– Via di qui!!
Don Camillo non si mosse.
La moglie e la madre di Peppone si aggrapparono a lui dispera-
tamente, ma Peppone pareva impazzito e si scagliò su Don Camil-
lo afferrandolo per il petto.
– Via di qui!!
Urlò.
– Cosa volete voi? Siete venuto qui a liquidarlo? Via o vi strozzo.
Bestemmiò ed era una bestemmia atroce, una bestemmia da far
impallidire il cielo. Ma Don Camillo non si turbò: lo scostò con
un urtone ed entrò nella stanza del bambino.
– No!!
Urlò Peppone.
– No!! l’Olio Santo no!! Se gli date l’Olio Santo vuol dire che è fi-
nito!
– Di che Olio Santo parli? Io non ho nessun Olio Santo con me.
– Giurate!!
– Giuro.
Allora Peppone si calmò di botto.
– Non avete portato l’Olio Santo?
– No. Perché dovevo portarlo?
Peppone guardò il medico poi guardò don Camillo. Poi guardò
il bambino.
– Di che cosa si tratta?
Domandò don Camillo al dottore.
Il dottore scosse il capo.
– Reverendo, qui, soltanto la streptomicina potrebbe salvarlo.
Don Camillo strinse i pugni.
– Solo la streptomicina lo può salvare? E Dio no?
Urlò.
– Dio c’è dunque per niente?
– Io faccio il medico, non il prete.
– Voi fate schifo!!!
Gridò don Camillo.
– Bene!
Approvò Peppone.
Don Camillo era ormai lanciato.
– Dov’è questa streptomicina?
– In città,
rispose il dottore.
– La si va a prendere!!
– Arriveremo sempre troppo tardi, reverendo. E’ questione di mi-
nuti. Non c’è nessun mezzo per arrivare in città. Il telefono e il te-
legrafo sono interrotti per via della neve e del temporale. Niente
da fare.
Allora don Camillo tirò il bambino, lo avvolse nella coperta e nel-
la trapunta.
– Sbrigati!!
Gridò a Peppone,
– chiama quelli della squadra…è una ‘emergenza’….
(Prosegue…)