GLI EDUCATORI….della repubblica (agli amati intrallazzatori di Eraclio)

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io povero pagano 3

 

 





Una giusta educazione pensiamo che non consista nell’armonia

magnifica delle espressioni e della lingua, ma nella saggia dispo-

sizione di un pensiero razionale e nella vera opinione sul bene,

sul male, sulla virtù e sul vizio.

Chiunque perciò pensi una cosa e ne insegni un’altra ai suoi di-

scepoli, è, a mio parere, tanto lontano dall’essere un buon educa-

tore quanto dall’essere un uomo onesto.

Se la discordanza tra il pensiero e la parola fosse su punti di scar-

sa importanza sarebbe un male, ma fino a un certo livello soppor-

tabile; al contrario, se una persona in dottrine di somma importan-

za insegna l’opposto di ciò che pensa, non è questo il modo di agi-

re di bottegai, e non di onesti ma di pessimi uomini, che lodano so-

prattutto le merci che ritengono di infima qualità, ingannando e

adescando con lusinghe coloro a cui vogliono trasferire, io credo,

le loro merci cattive?

Dunque, tutti quelli che dicono di insegnare dovrebbero avere

un comportamento morale ed avere nell’animo pensieri non in

contraddizione con quelli che professano in pubblico; io credo

che dovrebbero comportarsi in tal modo soprattutto quelli che

istruiscono nella retorica i giovani, commentando gli scritti

antichi, tanto i retori, quanto i grammatici, e ancor più i sofisti

che vogliono essere più degli altri maestri non solo di letteratu-

ra, ma anche di comportamento morale ed affermano che sia

loro particolare prerogativa la filosofia politica.

(Giuliano Imperatore)



 

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