Precedente capitolo:
Prosegue in:
Cominciamo dai padroni.
Il carattere generale della moderna classe dei proprietari di schiavi
derivò da due diverse fonti: da una comune origine nell’espansione
europea, che storicamente significò l’espansione del mercato mon-
diale e, conseguentemente, stabilì una pronunciata tendenza verso
lo sfruttamento commerciale e la massimizzazione del profitto; e dai
rapporti tra padrone e schiavo, che dettero vita a qualità antitetiche
alle precedenti.
Non importa quanto variassero le circostanze; il rapporto padrone-
schiavo, che era profondamente diverso da quello tra il capitalista
e il salariato o tra il rentier e il contadino, lasciò il suo marchio su
entrambi i partecipanti. Più precisamente, esso generò una speciale
psicologia, costumi, vantaggi e svantaggi economici, e problemi so-
ciali che si manifestarono in tutte le società a schiavi, anche se solo
come deboli tendenze.
Per comprendere la schiavitù, dobbiamo disegnare il destino di que-
ste tendenze immanenti in specifici regimi a schavi, perché le loro
particolari combinazioni generano tutte le differenze riscontrabili
in una analisi comparativa.
Tutte le classi di proprietari di schiavi manifestarono questi due
gruppi antitetici di tendenze, ma ciascuna le combinò in una ma-
niera unica, e le caratteristiche particolari di ogni combinazione
derivano pure da due distinte fonti.
In primo luogo, ciascuna classe di proprietari di schiavi, con le sue
origini europee, si era sviluppata da un passato nazionale distinto,
in qualche caso fondamentalmente borghese e in altri signorile; in
alcuni protestante ed in altri cattolico; in alcuni liberale ed in altri
autoritario. All’interno di queste dicotomie, tracciate a grandi linee,
esistevano grandi varietà; solo dei non-Iberici, per esempio, possono
commettere l’errore di credere che l’origine portoghese o spagnola
facesse poca differenza. In secondo luogo, l’immediato contesto
sociale ed economico – residenza o assenza dei piantatori, grado di
acculturazione dei negri, tipo della monocultura, livello tecnologico,
particolarità del meccanismo di mercato, e sede del potere politico
– fornivano qualità specifiche in ciascuno caso.
Ogni classe di proprietari di schiavi portava una specifica eredità
europea nel suo presente americano, ma l’estensione e la natura
di quanto era stato trasferito dipendeva dal contesto immediato.
Le relazioni razziali, si può sostenere, non determinarono i caratteri
della schiavitù nel Nuovo Mondo; furono i caratteri della schiavitù
in quanto condizionata dal passato e dal presente, dalla storia e
dall’economia, e manifestantisi in particolari forme di dominio di
classe, che determinarono le relazioni razziali.
Il più importante problema inerente lo studio delle società a schiavi
afro-americane può essere risolto solo dall’analisi dei tipi di classi
che lo costituirono, cominciando dalle classi dominanti; conseguen-
temente la schiavitù deve essere intesa prima di tutto come un pro-
blema di classe e solo secondariamente come una questione razziale
o angustamente economica.
Per dimostrare l’utilità di questo punto di vista bisognerà conside-
rare i rapporti tra le società a schiavi americane e i loro tutori europei;
le specifiche classi di proprietari di schiavi dell’emisfero; e tentare, sia
pure in modo sommario, di esporre i vari tipi di rapporti razziali.
Se il metodo risulterà giusto, ogni problema importante, dagli attri-
buti generali e particolari della struttura della piantagione sino alla
natura ed alle dimensioni delle tendenze fondamentali delle econo-
mie a schiavi, dovrà esser considerato da tale punto di vista; ma sa-
rà bene limitarsi al problema dell’abolizione come caso probante.
Una osservazione sulla questione del trattamento degli schiavi sa-
rà consentita ad illustrare le diverse direzioni in cui una analisi di
classe ci può condurre.
Come problema di storia comparata, la questione del trattamento
in se stesso si presenta estremamente complessa e pone gravi diffi-
coltà metodologiche. Ma come problema di storia delle classi socia-
li essa, anche se più complessa, diventa immensamente più fertile.
Si è scritto molto sul modo brutale con cui gli africani venivano sti-
vati nelle navi negriere per traversare l’Atlantico, ma tali dati signi-
ficano poco se non vengono connessi a quelli relativi alle navi che
trasportavano servi o emigranti europei o alle condizioni di vita dei
marinai bianchi che lavoravano sulle navi negriere o mercantili.
Egualmente, se il vanto dei proprietari di schiavi sudisti era corret-
to – ed in parte lo era -, e i loro schiavi vivevano altrettanto bene ed
erano trattati altrettanto umanamente quanto molti contadini e ope-
rai, allora ne consegue che l’aperto sfruttamento e la brutalità erano
meno questioni di razza che di classe e che gli africani non avrebbero
potuto esser trattati così non in base al modo con cui erano trattate
le stesse classi inferiori bianche.
Questo argomento ed altri simili non implicano che gli africani non
abbiano sofferto più dei bianchi né assolvono gli europei per il
barbaro trattamento a danno degli africani; essi suggeriscono che
tale barbarie scaturiva assai più dall’atteggiamento del ricco verso
il povero, del signore verso il contadino, del borghese verso la
merce-lavoro che non da quello del bianco verso il non-bianco.
Con ciò e per concludere, vanno esaminati dettagliatamente i due
sistemi sociali, signoriale e capitalista, in lotta per la supremazia
all’alba dell’età moderna.
(Eugene D. Genovese)