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‘Rinunciare’ disse McCaslin. ‘Rinunciare.
Tu, discendente maschio diretto di colui che ebbe l’occasione
e la colse, comprò la terra, prese la terra, acquisì la terra non
importa come, e la mantenne per passarla in eredità, non im-
porta come, grazie alla vecchia concessione, la prima licenza,
quando era una distesa selvaggia di animali selvaggi e uomi-
ni più selvaggi ancora, e la disboscò e la convertì in qualcosa
da lasciare ai figli, che meritava di essere lasciata per il benes-
sere e la sicurezza e l’orgoglio dei suoi discendenti e a perpe-
tuazione del suo nome e della sua opera.
Non solo il discendente maschio ma l’ultimo e unico discen-
dente in linea maschile e di terza generazione, mentre io so-
no non solo a quattro generazioni dal vecchio Carothers,
ma alla sua discendenza appartengo per via di una donna
e di McCaslin che porto per cognome è mio solo per la tol-
leranza e la cortesia e l’orgoglio di mia nonna per tutto quel-
lo che ha compiuto quell’uomo, la cui eredità e monumento
tu credi di poter ripudiare’
…..e lui
‘Non posso ripudiarla. Non è mai stata mia per ripudiarla.
Non è mai stata di mio padre né di zio Buddy perché la las-
ciassero a me per ripudiarla perché non è mai stata del
Nonno per passarla a loro che la passassero a me per ripu-
diarla perché non è mai stata del vecchio Ikkemotubbe per
venderla al Nonno per il passaggio e il ripudio. Perché non
è mai stata dei padri dei padri di Ikkemotubbe per passarla
a Ikkemotubbe per passarla a Ikkemotubbe per venderla al
Nonno né a nessuno, perché nell’istante in cui Ikkemotubbe
scoprì, si rese conto di poterla vendere per denaro, in quell’-
istante una volta per tutte e per sempre smise di essere sua
di padre in padre in padre, e l’uomo che la comprò non com-
prò niente’.
‘Non comprò niente?’
e lui
‘Niente. Perché nel Libro Lui ha detto che creò la terra la fe-
ce e la guardò e vide che andava bene, e allora fece l’uomo.
Fece prima la terra e la popolò di creature prive di parola e
poi creò l’uomo perché fosse il Suo sovrintendente in terra
e in Suo nome avesse la sovranità sulla terra e sugli animali,
non per sé e per i suoi discendenti, titolo di proprietà in eter-
no inviolabile, generazione dopo generazione, fino ai rettan-
goli e ai riquadri della terra, ma per mantenere la terra indi-
visa e intatta nella comune anonimità della fratellanza, e
come compenso non chiese altro che pietà e umiltà e tolleran-
za e pazienza e il sudore della fronte.
E so cosa dirai’
disse:
‘Ciò nonostante il Nonno’
e McCaslin
‘….la possedeva. E non per primo. Non da solo e non per pri-
mo visto che, come enuncia la tua Autorità, l’uomo fu espro-
priato dell’Eden. E neppure per secondo e tantomeno da solo,
e così procedendo lungo la monotona e misera cronaca dei Su-
oi eletti discesi da Abramo e dei figli di chi espropriò Abramo,
e lungo i cinquecento anni nell’arco dei quali metà del mondo
conosciuto, e tutto ciò che conteneva, fu patrimonio di una so-
la città, come questa piantagione e la vita che conteneva finché
visse tuo nonno furono patrimonio inalienabile di questo spac-
cio e di quei libri mastri lassù, e nei successivi mille anni duran-
te i quali gli uomini si azzuffarono sui frammenti di quel crollo,
finché persino i frammenti finirono per esaurirsi e la gente ora
ringhiava sulle ossa spolpate del tramonto indegno del vecchio
mondo finché accidentalmente un uovo dischiuse loro un nuo-
vo emisfero.
Così lascia che dica: ciò nonostante e malgrado, il vecchio Ca-
rothers la possedette. La comprò, se la prese, poco importa; la
tenne, la mantenne, poco importa; la trasmise; se no perché sa-
resti qui a rinunciare e ripudiare?
La tenne, la mantenne per cinquant’anni perché tu potessi ri-
pudiarla, mentre Lui – Arbitro, Architetto, Giudice – condonò –
o no? guardò giù e vide – o no? o quanto meno non fece nulla:
vide, e lasciò perdere, forse non voleva vedere – perverso, im-
potente, o cieco: chissà?’
e lui
‘Espropriato’ e McCaslin
‘Che cosa?’
e lui
‘Espropriato. Non impotente: Lui non condonò. E non cieco,
perché vegliava. E lascia che lo dica: espropriato dell’Eden.
Espropriato di Canaan, e chi l’aveva espropriato aveva espo-
priato Lui espropriato, e i cinquecento anni di padroni assenti
dalle loro terre per i bordelli, e i mille anni di selvaggi arrivati
dalle selve nordiche che li espropriano e divorarono i loro be-
ni rapinati, rapinati a loro volta, per poi restare a disputarsi
ringhianti le ossa spolpate del vecchio mondo in quello che
hai chiamato il crepuscolo indegno del vecchio mondo, bla-
sfemi in Suo nome finché Egli si servì di un semplice uovo
per rivelare loro un nuovo mondo dove nell’umiltà e nella
pietà e nella tolleranza e nell’orgoglio dell’uno per l’altro
potessero fondare una nazione di genti.
E ciò nonostante e malgrado la terra era del Nonno perché
Egli lo permise, né impotente né condonate né cieco perché
metteva ordine e sorvegliava. Vide la terra già dannata quan-
do la tenevano Ikkemotubbe e il padre di Ikkemotubbe, il vec-
chio Issetibbeha, e i padri del vecchio Issetibbeha, già conta-
minata prima ancora che l’avesse l’uomo bianco grazie a quel-
lo che il Nonno e la sua stirpe, i suoi padri, s’erano portati con
sé nel nuovo paese che Lui gli aveva concesso per pietà e tolle-
ranza, a condizione di pietà e umiltà e tolleranza e pazienza,
da quel crepuscolo corrotto e indegno del vecchio mondo, por-
tandoselo per così dire nelle vele spiegate dal vento contami-
nato del vecchio mondo che spingeva le navi…’
(prosegue in la genesi 9)