NIENTE E COSI’ SIA

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Sai quando dormi e sogni in una casa che brucia, oppure inseguito

da un assassino che sta per agguantarti.

La tua angoscia è reale, il tuo terrore è reale: soffri, mugoli, scalci.

Ma poi ti svegli, e t’accorgi di giacere nel tuo letto, fra le tue cose,

al sicuro: la casa non brucia, l’assassino non t’insegue, esisteva tutto

nella fantasia e di essa non ti rimane che un po’ di sudore sopra il

viso.

Il passaggio da un paese in guerra a un paese senza guerra è così.

Lasciai Saigon e finché voli sopra le nubi continui a vedere cadaveri,

carri armati, fiamme, tragedie: ma quando l’aereo s’ abbassa su Roma

o Parigi o New York, rientri nel tuo paesaggio, ti sembra d’aver sognato.

Dove sono i cadaveri, i carri armati, le fiamme?

In nessun luogo: esistevano solo nella tua fantasia.

E questo zaino allora?

Questo elmetto che il doganiere sta esaminando con le valigie?

Niente, è il sudore rimasto sul tuo viso: presto asciugherà insieme

alle buone intenzioni, alla buona coscienza.

Dev’esser per questo sai, che la gente accetta la guerra.

Da lontano, la gente non ci crede: non si rende conto che esista.

E comunque ciò accade con me, quando me ne allontanai.

Per qualche tempo non ci credetti più non mi resi conto che

esistesse.

(O. Fallaci, Niente e così sia, Rizzoli)

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LE CASSETTE

Poi il sorvegliante ci spostò in un nuovo corridoio.

In quell’altro c’eravamo stati dieci ore.

– Prima di cominciare, disse il capo, voglio dirvi una cosa. Ogni cassetta

di questa posta dev’essere smistata in 23 minuti.

Questi sono i tempi di produzione. Ora, tanto per divertirci un po’,

vediamo chi riesce a tenere i tempi di produzione!

Uno, due, tre,…VIA! Vediamo quanti ne sca…

Che cazzo di storia è questa? pensai. Sono stanco.

Ogni cassetta era lunga sessanta centimetri. Ma la quantità di lettere

variava da una cassetta all’altra. Certe cassette contenevano il doppio

o il triplo di posta delle altre, dipendeva dalle dimensioni delle lettere.

Ci fu un gran roteare di braccia. Cose mai viste! Paura di vomitare.

Io me la presi comoda.

– Quando finite la prima cassetta, prendetene un’altra!

Ce la mettevano proprio tutta. Poi saltavano su e prendevano un’altra

cassetta. 

Io li guardavo, mentre loro pensavano guardare me dall’alto dello sgabello.

Il vomito talvolta prendeva lo stomaco.

Il sorvegliante mi arrivò alle spalle.

– Ora, disse, puntando il dito, quest’uomo sta tenendo i tempi di produzione.

E’ a metà della seconda cassetta!

Era la prima cassetta della mia vita.

Non capivo che tipo di produzione si riferiva, ma visto che continuava me la

presi comoda…e lo guardai ancora.

(C. Bukowski, Post Office, Guanda)

 

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