L’AMMONIZIONE E LA LETTERA (la loro democrazia)

 

Voleva vedere che cosa avrei fatto del berretto (quel berretto

come la cacata del mio cane era tutto ciò che gli rimaneva…per il

senso e dovere della loro democrazia).

Lo tenni un po’ sulla corda.

Poi mi tolsi il berretto e lo misi sopra il casellario.

Stone arrivò di corsa con l’ammonizione.

Non la lessi.

La buttai nel cestino, lasciai il berretto dov’era e continuai

a infilare le lettere nelle caselle.

Sentivo la macchina da scrivere di Stone, urla ordini al telefono e

al computer. I tasti avevano un suono arrabbiato. 

Chissà come ha fatto a imparare a scrivere a macchina?

( alla scuola del partito ..ma quale partito?) pensai.

Arrivò di corsa. 

Mi porse un’altra ammonizione.

Lo guardai (beata ignoranza, ci casca sempre).

– Non è necessario che la legga. So già che cosa dice (sempre lo stesso ave..).

Dice che non ho letto la prima lettera di ammonizione.

Buttai la seconda lettera di ammonizione nel cestino.

Stone tornò di corsa con il telefonino in mano, alla sua macchina da scrivere.

Mi tese una terza lettera di ammonizione.

– Senta, dissi, lo so che cosa dicono le sue paginette, queste ammonizioni.

– Ma deve aver sbagliato persona.

(C. Bukowski, Post Office, Guanda)

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L’INQUISITORE E IL POSTINO

Il potere totalitario oppressore è il suo Dio (con lui anche ex nazisti);

il modello che egli ha dell’ordine è la simmetria delle croci in un cimitero.

In tale simmetria si incasella, lui stesso, senza discutere: non può immaginare

nulla di nuovo o di diverso.

Il nuovo e il diverso lo spaventano.

Devoto quanto un prete a sistemi già collaudati, divinizza i regolamenti e vi

obbedisce (anche nella ragione di stato contro i suoi fedeli amici) nel modo

in cui obbedisce ai banali canoni dell’eleganza: abito blu, camicia bianca,

cravatta blu.

Il vero inquisitore è un uomo lugubre.

Filosoficamente è il vero fascista assommato al nazista, privo di colore

che serve tutti i fascismi ( e ne diventa docile strumento), tutti i totalitarismi,

tutti i regimi purché servano a mettere gli uomini in fila come croci in un

cimitero.

Lo trovi ovunque vi sia un’ideologia, un principio assoluto, una dottrina

che proibisca all’individuo di essere se stesso.

L’inquisitore si dichiara idealista ma odia gli ideali.

Ha uffici in ogni contrada della Terra, capitoli in ogni volume di storia,

ieri serviva i tribunali dell’Inquisizione cattolica (a caccia di cani!) e del

terzo Reich, oggi serve la caccia alle streghe delle tirannie orientali e

occidentali, di destra e di sinistra.

Egli è eterno, onnipresente, immortale.

E mai umano.

Forse si innamora, all’occorrenza piange e soffre come noi, forse ha

un’anima.

Ma, se ce l’ha giace dentro una tomba così profonda che per disseppellirla

ci vorrebbe un bulldozer, o un trattore.

(Oriana Fallaci, Un Uomo, Rizzoli)

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L’UFFICIO DI RECAPITO

Dopo 3 anni diventai fisso.

Questo voleva dire vacanze pagate (ai supplenti non toccavano) e

40 ore alla settimana con 2 giorni liberi.

A quel punto anche Stone fu costretto a impiegarmi come aiuto su 5

percorsi diversi.

Solo quello, dovevo fare…5 percorsi diversi.

Col tempo avrei imparato bene il casellario più le scorciatoie e le trappole

di ogni percorso. Sarebbe diventato sempre più facile.

Potevo cominciare a crogiolarmi nell’attesa di giorni migliori.

Ma in un certo senso non ero molto contento.

Non che volessi soffrire a tutti i costi, il lavoro era ancora abbastanza 

duro, ma mancava la suspanse di quand’ero supplente…quando non 

sapevo cosa cazzo sarebbe successo un minuto dopo.

Un po’ di postini fissi vennero a stringermi la mano.

– Congratulazioni, dissero.

– Si, dissi io.

Congratulazioni per che cosa? Non avevo fatto niente.

Adesso ero membro del club. Ero uno dei ragazzi. Avrei avuto un 

lavoro sicuro, per anni, e alla fine avrei potuto optare per un determinato

percorso. Ricevere regali di Natale dalla gente. E quando avrei telefonato

per darmi malato, avrebbero preso qualche povero bastardo di supplente

e gli avrebbero detto:- Dov’è il postino oggi? E’ in ritardo. Il postino fisso 

non è mai in ritardo.

E così eccomi postino. 

Poi misero in giro una circolare che diceva che non bisognava lasciare berretti

e altri oggetti sul casellario.

Quasi tutti i ragazzi ci mettevano il berretto. 

Non facevano male a nessuno e risparmiavano la strada fino allo 

spogliatoio.

E adesso dopo 3 anni che mettevo il berretto sul casellario mi ordinavano 

di non farlo più.

(C. Bukowski, Post Office, Guanda)

 

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