I CORVI 3

Da  paginedistoria.myblog.it

 

Ora non so che fine abbia fatto perchè non ebbi l’accortezza di

marcarla in maniera particolare, ma ho il sospetto che sia stata

proprio lei a portarmi le ladre nel pollaio.

Le cornacchie stavano nascoste e immobili tra gli alberi ed aspettavano

 il coccodè delle galline, e se attorno a casa non c’era nessuno scendevano

leste verso la cesta delle uova, ne infilavano uno con il becco e 

volavano via nel folto a sorbirselo.

In principio avevo creduto che fossero gli scoiattoli o la donnola perché

sotto il bosco avevo trovato i gusci vuoti, ma un giorno che mi 

decisi di fare la posta con pazienza le sorpresi sulla porta del 

pollaio con il becco nell’uovo. 

Per farle smettere ci sarebbe stato un mezzo : ammazzarne una con 

il fucile e poi appenderla ad una pertica sopra il pollaio: a uno 

spauracchio così si sa che nessuna cornacchia si avvicina.

Ma lasciai perdere.

(M. R. Stern, Uomini, boschi e api, Einaudi)

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I CORVI 2

Da  paginedistoria.myblog.it

 

…Finchè imparò ad arrangiarsi da sola e una mattina non si fece

più vedere.

Il fatto mi aveva incuriosito e parlando con i ragazzi della contrada

venni a sapere che verso la fine di maggio una cornacchietta ancora

implume che era caduta dal nido era stata raccolta da un ragazzo,

ma poi, per il fatto che sporcava per tutta casa e in maniera particolare

la biancheria stesa ad asciugare sul cui filo amava posarsi, dalla madre

fu costretto a riportarla nel bosco.

Abituata com’era ad aspettare il cibo da mano umana era così venuta

a chiederlo a me.

(M. R. Stern, Uomini, boschi e api, Einaudi)

 

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I CORVI

Nel giugno di tre anni fa sentii all’alba battere sui vetri delle

finestre e io supposi fosse un amico di passaggio a salutarmi

così, ma alla terza volta scesi dal letto e fui sorpreso nel vedere

una giovane cornacchia non ancora completa nelle penne della

prima muta che era lì sul davanzale come ad aspettare qualcosa.

Capii che cosa quando con insistenza tenne aperto il becco dopo

un tenue craa.

Inzuppai allora, un po’ di pane nel latte e aperta la finestra incominciai

ad imbeccarla; quando fu ben sazia emise un altro cra e sbattè le

ali, e si allontanò, infine, verso il bosco un poco svolazzando un

poco camminando.

Per altre mattine ritornò puntuale e al pane alternai briciole di

biscotto, pezzetti di carne, fettine di mela.

(M. Rigoni Stern, Uomini, boschi e api, Einaudi)

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