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Così è accaduto!
Il potere mi è precipitato addosso.
Sulla terrazza aperta alle correnti del mare, mi affaccio, è la stessa
terrazza di Macellum, il suo osservatorio che mi spalanca gli spazi
siderei.
Tutto inesorabilmente ritorna.
Ho conosciuto ostacoli, ingombri, corpi opachi si sono frapposti, apparenze.
Tutto è scivolato via.
Sotto di me una distesa di piccole luci ondeggia sulle due rive,
Costantinopoli, lucerne nella notte, il grande globo di fuoco che rotola
dall’inizio del tempo s’è frantumato in miriadi di scintille.
Il palazzo sotto di me è una grande ruota, non temo congiure, questa
è una notte affabile, preparata da un grande travaglio.
Mi scorrono nella memoria immagini.
E’ stato un giorno di riconciliazione, un uccello roco pigola nel buio.
Com’è capriccioso il destino.
Ho un dito indolenzito, un cavallo del corteo, scartando, mi è venuto
addosso, lo sperone del cavaliere mi ha schivato.
Un seppellimento grandioso, quello dell’Augusto Costanzo (in dux di
una Roma antica).
Il corpo riportato da Mopsucrene su un carro era stato imbalsamato.
Una mummia nera stesa su una lettiga dalle aste d’oro, la gualdrappa
del manto di porpora, fanciulli coronati di fiori cantavano, soldati in
armi a passo lento, presbiteri agitavano turiboli gravidi d’incenso,
Roma quanto sei vigliacca e ridicola, piangi il lutto in rosso, ma
indossi un abito nero!
Poi il pianto di flauti.
E’ caduta Babilonia?
No, viene innalzata la Gerusalemme Celeste.
Il gran ciambellano proclama con voce stentorea la sua divinizzazione.
Le spoglie sono qui, fra noi, la sua anima è nelle braccia del Dio Immenso.
Il corteo si ferma.
Abbassati, Giuliano, nuovo Augusto, la falce ha la punta sbeccata,
abbassati, posa la mano sulla terra e ascoltane il battito, fai atto di
venerazione.
Mi inginocchio, davanti a tutti.
Dentro di me ho un vuoto, la mia pietà l’hanno seccata anni di timore.
Mi sottometto.
Non a lui (un dux senza fiato e memoria) ma alla grande
morte che tutti ci contiene. Eppure è dolce questo mostrare innocenza,
la possibilità che mi sono guadagnato scavando con le unghie il rancore.
Mi rialzo, scuoto la polvere dalle ginocchia.
Seguo il corteo fino a che il corpo viene murato nel mausoleo fatto
costruire da Costantino, aperto ai venti del mare, ombreggiato dalle
ali dei cherubini, freddo come il ferro.
Gli Dei mi hanno fatto arrivare a questa notte.
Il disegno di restaurare il loro culto è la mia vena segreta.
Gli Alemanni premono di nuovo alle frontiere del nord, i Persiani a
quelle del sud, vicari del corruccio dell’Altissimo. Eppure una nuova
storia viene, ma non può essercene una senza accoglimento, trasformazione
di quanto l’ha preceduta.
Sono il corifeo scelto per annunziare che le molte eredità della Grecia,
di Roma, non scompariranno nel nulla.
Ma Roma è solo una vecchia statua morta.
Una vecchia storia morta.
La linea dell’orizzonte è carica di stelle, sono un viandante sul ciglio,
c’è una quantità di passi da compiere, di decisioni da prendre…in questo
deserto di ghiaccio.
Qualcuno vedo lontano, mi guardano, mi osservano, fanno dei cenni….
(L. Desiato, Giuliano l’Apostata)