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Francis O’Neil sovrintendente generale della polizia di Chicago
parlando della figura del ‘vagabondo’ si esprime in questi termini:
‘Nonostante le più rigide norme di polizia, durante l’inverno una
grande città si troverà ad avere un certo numero di vagabondi senza
dimora a cui dover dare rifugio’.
‘Nonostante’, notate bene la parola: è la dichiarazione di un’incapacità
organizzata di fronte a un disorganizzato stato di cose.
Se le leggi di polizia rigorose e tuttavia non raggiungono lo scopo
prefissatosi, allora la causa di questo fallimento – cioè l’esistenza
del vagabondo – deve avere ragioni ancor più profonde per prevalere.
Stando così le cose, sarebbe davvero interessante indagare su queste
motivazioni, per cercare di scoprire perché il vagabondo senza
fissa dimora e senza un nome si fa gioco del braccio violento della
legge e perché chi è debole e senza valore risulta più forte di chi
forte lo è davvero.
O’Neil ha una grande esperienza sulla questione vagabondi.
Lo si potrebbe definire uno specialista nel settore.
Come dice lui stesso: ‘In qualità di vecchio sergente e poi capitano
di polizia, ho avuto una miriade di possibilità di studiare dettagliatamente
questa classe di popolazione fluttuante che si rifugia in città d’inverno
e si disperde in campagna in primavera’.
Continua in questi termini: ‘Questa esperienza mi ha permesso di
constatare molte volte, che questa classe è composta in grande
maggioranza da coloro che hanno scelto in maniera deliberata di
vivere senza lavorare’.
Ma non si può semplicemente concludere che c’è una classe corposa
della società che ha deciso di vivere senza lavorare, poiché la
testimonianza di O’Neil dimostra inoltre che questa classe è
obbligata a vivere senza lavorare.
Egli dichiara: ‘Sono rimasto sorpreso dal gran numero di coloro
che sono stati impegnati, senza fare fortuna, in lavori che praticamente
li costringono a diventare disoccupati per almeno un terzo dell’anno.
Ed è da questa classe che provengono i vagabondi per la maggior
parte.
Mi ricordo di un inverno in cui mi era sembrato che un gran numero
di abitanti di Chicago appartenesse a questo esercito di sfortunati.
A quel tempo prestavo servizio in un distretto di polizia vicino
a dove si trovavano lastroni di ghiaccio in attesa di essere sezionati.
La compagnia del ghiaccio mise annunci per trovare persone che
lo facessero e la sera stessa della pubblicazione di questi annunci sui
giornali, il distretto fu invaso da uomini senza fissa dimora che
chiedevano di passare la notte lì ed essere pronti per il lavoro del
mattino seguente.
Fu occupato tutto il pavimento disponibile e molti di loro non
riuscirono neppure a trovare posto’.
E ancora: ‘Bisogna confessare che l’uomo che desidera fare un lavoro
onesto per procurarsi cibo e un tetto rappresenta una specie rara
fra questa armata di straccioni irsuti e sporchi che cercano tepore
della città all’arrivo della prima neve’.
Considerando la massa degli onesti lavoratori che occuparono le
stanze del distretto di polizia di O’Neil prima di recarsi a spaccare
il ghiaccio, è ovvio che se al posto di una piccola minoranza, tutti i
vagabondi cercassero un lavoro stabile, sarebbe davvero più difficile
per gli onesti lavoratori trovare qualcosa di decente da fare per
garantirsi vitto e alloggio.
Sono sicuro che se fosse stata chiesta l’opinione dei lavoratori onesti
che affollavano le stanze di O’Neil, molti di loro avrebbero preferito
essere in minor numero quando al mattino avrebbero chiesto un lavoro
al reclutatore della compagnia del ghiaccio.
O’Neil conclude dicendo: ‘Il trattamento umano e generoso che questa
città ha sempre garantito al grande esercito di sfortunati senza
tetto, l’ha resa vittima della sua stessa benevolenza e ha contribuito a
rendere Chicago la Mecca Invernale di una immensa e indesiderabile
popolazione mobile’.
Questo per dire che a causa della sua benevola accoglienza, Chicago
ha più della sua giusta parte di vagabondi; poiché è stata umana e
generosa ora paga lo scotto della sua bontà.
Dobbiamo concludere che non serve a nulla essere umani e generosi
verso i nostri simili quando essi sono vagabondi.
O’Neil ha ragione, e l’intenzione di questo articolo, tra l’altro, mira
a dimostrare che questo non è affatto un sofisma.
(Io rimango fermo al bancone, l’uomo ha le mani occupate, è molto…troppo
indaffarato, anche se non c’è nessuno intorno, chiede i documenti, il campo
di accoglienza è vuoto, un piccolo spaccio-magazzino. E’ nervoso, guarda
il cane con insistenza, poi dopo un po’ torna alla reception. Debbo sbrigarmi
ho una telefonata urgente. E ci sono ancora tanti lavori da fare….la neve quest’
anno è stata un tormento…e la pioggia non smette da giorni…Mi scusi vado
di fretta! I suoi documenti li trattengo io…)
(J. London, Guerra di classe)