UN RITRATTO 2

Sspogliamo il semidio, che Farinacci, previdente, voleva collocare nelle

sfere del mito.

Spogliamo l’oracolo.

Vediamolo nudo, senza valigia.

Disimburriamo il cranio del povero digeritore, o ingeritore, di frottole eroichiste,

rifritte nella sugna del ‘vittorialismo’ dannunziano.

Togliamogli il cappello colorato.

Il mondo si divide in due opinioni su una idea italiana?

L’ha proclamato egli stesso davanti alle sue comparse, nell’aula grigia e sorda.

Vedremo se c’è un’idea.

E se potrebbe, in ogni caso essere italiana.

E come potrebbe esserlo.

Quel che è certo è questo: che il mondo è diviso in due opinioni attorno ad una

creatura di Cagliostro: Mussolini.

Bisogna aiutare questo mondo a conoscerlo.

Ad ammirarlo.

Così com’è!

In camicia.

Senza camicia. Nudo.

Sappiamo bene che c’è una forte percentuale di una delle parti che non vuol

vedere la verità.

Che anzi si fabbrica essa stessa col lavoro della propria fantasia un Mussolini come

lo desidera, come vorrebbe, come le interessa di proporlo a campione universale

della reazione.

Questi apologisti fors’anche hanno appreso da Napoleone che bisogna imprestare agli

uomini le qualità che si desidera abbiano, perché le acquistino…

Vi sono però gli illusi.

I convinti.

I convincibili per inveterata dabbenaggine e per abitudine all’adorazione delle

proprie immagini sull’uomo miracolo.

Fors’anche c’è dell’inganno un po’ a danno di tutti, poiché l’imbroglio ai danni

della verità, l’escamotaggio cronologico, l’inversione logica da causa ad effetti,

il falso spudurato, le montature più ciniche sono da anni operate e gonfiate coi

mezzi ‘megafonici’ di chi può tutto dire, coi mezzi domenicani di chi può tutto

impedire e incatenare e cogli espedienti istrioneschi e infernali di chi tutto può

falsare, invertire…tradire…

(Armando Borghi)

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UN RITRATTO

Da http://giulianolazzari.myblog.it

http://pietroautier.myblog.it

Presentiamolo.

Nostra guida di verità.

I fatti.

Delle istantanee al magnesio.

Dei brani di vita che riassumono una ‘malavita’.

Parleremo il meno possibile di noi.

La parola a lui.

Ai suoi partigiani.

Ai suoi cortigiani e cortigiane.

Ai suoi istrioni.

Scriviamo un manuale per ‘l’uomo della strada’. O per chi vuol orientarlo.

Sovente la nausea ci strapperà uno scatto indignato.

La colpa è il fetore che promana dal fango rimescolato.

Bisogna riaccumulare il materiale sparso.

Ridire cose dette.

Rievocare episodi obliati.

Riesumare documenti sperduti.

Raccontare vicende e fatti ignoti o malnoti.

L’ex capitanfracassa della ‘sociale’ balzato ad un tratto nelle superne sfere degli

unti del signore, ad eclissarli tutti in uno splendore di vanità provincialmente

pavonesca, ha avvertito di istinto l’urgenza di far scomparire le macchie del

passato chiassoso e rissoso che pose marattiane che portano per ogni verso

le sue impronte digitali, e non potendo distruggere se stesso, così come aveva

fatto incenerire ogni cosa che lo ‘denunciava’, sì è fatto coprire di una proluvie

d’ornamenti multicolori dorati, brillanti e raggianti: e croci e ciondoli e collari

e commende, e spade e bastoni di comando, e stelle e pennacchi e pergamene

e postume medaglie al postumo valore di guerra e fastose livree votate al

tenace lavorìo delle futuriste tignole, nonché previdenti corazze protettrici della

preziosissima epa.

Vi fu una gara mondiale a chi prima arrivava gittarsi ai suoi piedi col prezioso

carico delle onorificenze nobiliari che lo rendessero degno del concilio dei numi.

E vi corsero, fieri del loro servilismo come gli antichi vassalli verso il loro re,

principi e regine, corti e accademie, chiese e università, ordini secolari ed imperi.

Duce di terra, di cielo e di mare, l’ex fanfarone della palinganesi operaia, ha visto

annullati davanti a sé tutti i limiti della esaltazione della genuflessione e

dell’apoteosi.

Fu un orgia di servilismo attorno alla carogna dell’ex socialista.

Dicono che l’incenso serva per conservare i cadaveri!

Ci riferiamo beninteso, non alla realtà; ma alla esteriorità di quanto si pensa di lui,

del Truce, dai suoi paraninfi e dai suoi cortigiani; vogliam dire a quel gioco di

apparenze che ci ricorda i razzi e le bombarde dei fuochi artificiali nelle sagre

provinciali della nostra giovinezza.

Ché tutto attorno a lui è – come lui – falso e prezzolato e tremebondo e basso e vile

bassamente vigliacco: sia che si tratti dei bordellieri plutarchizzati dal giornalismo

commestibile del regime e ubriacati dal subitaneo imprevisto clamoroso trionfo;

sia che si tratti dei fradici sadisti del cosiddetto ‘vecchio regime’ voronofizzati nei

loro furori liberticidi delle frustate a sangue loro somministrate dalle avvenente

cocotte che li domina e che li servì fedelissimamente in un primo tempo; sia che

venga il turno dei trionfanti ‘ Pallondivento?, di rapisardiana memoria, piantati

oggi come simboli di gloria e di genio culturale romano e latino sul letamaio

dell’intellettualismo ufficiale italiano; sia infine, che ci rivolgiamo a studiare

quella progenia di macachi fredifraghi e vili ed osceni, che tengono nella storia

il primato per onor di famiglia nel rango degli scellerati che cospirano ai danni

della libertà italiana: vogliamo parlare della Corte sconciamente cortigiana di

Roma, cui l’ultimo pezzente gitterebbe un soldo di compassione per il tasso

di infamia con cui paga la malriafferrata corona.

( Armando Borghi )

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