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In linea generale, la realtà è ordinata esattamente nella misura
in cui soddisfa il nostro pensiero.
L’ordine è dunque un certo accordo tra il soggetto e l’oggetto.
E’ lo spirito che si ritrova nelle cose. Ma lo spirito può procedere
in due sensi opposti.
Ora segue la sua direzione naturale: ed ecco, allora, il progresso
sotto forma di tensione, la creazione continua, l’attività libera.
Ora la inverte, e tale inversione, portata all’estremo, condurrebbe
all’estensione, alla necessaria determinazione reciproca degli ele-
menti esteriorizzati gli uni rispetto agli altri, infine al meccanismo
geometrico.
Ma sia che l’esperienza ci sembri assumere la prima direzione, sia
che si orienti nel senso della seconda, in entrambi i casi noi dicia-
mo che c’è ordine, giacché lo spirito si ritrova in tutti e due i pro-
cessi.
Il fatto che possano esser confusi è dunque naturale.
Per evitarlo, bisognerebbe assegnare alle due specie nomi diversi;
ma non è facile, data la varietà e la variabilità delle forme che assu-
mono.
L’ordine del secondo genere potrebbe essere definito dalla geome-
tria, che ne rappresenta il limite estremo: più generalmente, è con
quest’ultimo che si ha a che fare tutte le volte che si scopre un rap-
porto di determinazione necessaria tra cause ed effetti.
Esso evoca idee come quella di inerzia, di passività, di automatis-
mo.
Quanto all’ordine del primo genere, esso oscilla indubbiamente
intorno alla finalità: eppure non risulta possibile definirlo come
finalità, dato che rispetto a essa si colloca sia al di sopra sia al di
sotto.
Nelle sue forme più alte è superiore alla finalità, poiché di un’a-
zione libera o di un’opera d’arte si potrà dire che manifestano un
ordine perfetto e tuttavia sono esprimibili in termini di idee solo
a posteriori e sempre in maniera approssimativa.
La vita nel suo insieme, considearata come evoluzione creatrice,
è qualcosa di analogo: trascende la finalità, se con finalità si intende
la realizzazione di un’idea concepita o concepibile già da prima.
Lo schema della finalità è dunque troppo stretto per la vita consi-
derata nella sua integrità.
Spesso invece è troppo largo per una singola manifestazione della
vita considerata nella sua specificità. In ogni caso, si ha sempre a
che fare con il ‘vitale’, e tutto il presente studio mira a stabilire che
il vitale è orientato nella direzione del volontario, del creativo……
Si potrebbe dunque dire che questo primo genere di ordine è quel-
lo del ‘vitale’ o del ‘voluto’, in contrapposizione al secondo, che
è quello dell”inerte’ e dell”automatico’.
(H. Bergson, L’evoluzione creatrice)