NELLA FATTORIA INDUSTRIALE

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Il progresso della civiltà porta con sé il germe di una regressione 

nella misura in cui trova il proprio fondamento nel dominio sulla

natura, invece che nell’impegno a comprenderla.

Questa è una tesi fondamentale della Scuola di Francoforte che

comprende anche la critica del dominio sugli animali.

Secondo Marcuse, occorre ‘dirigere il dominio verso la liberazio-

ne’. La trasformazione tecnica della natura e le risultanti storiche

del ‘duplice dominio sulla natura’ evocherebbero infatti una 

doppia liberazione della stessa: la liberazione della ‘natura inter-

na’ dell’uomo dalle costruzioni repressive della società – che gli

appaiono come una ‘seconda natura’ – e la liberazione della ‘na-

tura esterna’ all’uomo – il che implica, ovviamente, anche la libe-

razione degli animali.

 

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Nella Teoria critica di Adorno, la liberazione esige la volontà

di negare spiritualmente l’esistente,  uno spirito in contraddi-

zione in grado di smascherare l’inganno con cui la società ir-

razionale sacrifica per i propri fini individuali animali & uma-

ni.

L’inganno consiste nel fatto che il dominio sulla natura non si

sottrae al cieco contesto naturale per conciliare la natura con

se stessa attraverso il lavoro sociale; al contrario, la società

umana si adatta alla naturalità, la imita e la razionalizza.

 

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Dal punto di vista di Adorno e Marcuse, il progresso inteso

come dominio sulla natura sembra aver razionalizzato anche

il dominio e il sacrificio animale: è, infatti, ‘come mero esem-

plare, che il coniglio percorre la via crucis del laboratorio’.

Che sia coniglio, pollo, maiale, non vi è gran differenza.

L’istituzione del sacrificio, una ‘catastrofe storica, un atto di

violenza subìto insieme dagli uomini e dalla natura’, viene

tuttavia accettato come un’ovvietà dalla società attuale.

Secondo i rappresentanti della Scuola di Francoforte, le azio-

ni violente nei confronti degli animali ricevono la benedizio-

ne della Ragione, intesa come Progresso o Necessità, in quanto

l’individuo – prodotto storico del dominio sulla natura – spera

di trovare nella morte dell’animale la propria auto-conservazio-

ne o, addirittura, la possibilità di aggirare la sua stessa morte.

 

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Il sogno del Dott. Frankestein.

I laboratori dove si sperimenta sugli animali, così come i mat-

tatoi, sono i vecchi e nuovi luoghi in cui si perpetua un rito

sacrificale. Ciò che c’è di storto nel diritto che la società umana

si arroga, perpetrando la violenza contro gli animali al fine

della propria conservazione, fa però apparire stupida e asocia-

le quella speranza.

La ‘solidarietà universale’ richiesta dalla Teoria critica viene

infatti sempre limitata alla solidarietà tra umani – e anche lì

non si dà che come illusoria parvenza.

Gli esclusi dalla comunità vengono stigmatizzati come estranei,

poiché la loro eventuale inclusione nell’idea di una solidarietà

universale metterebbe in pericolo i limiti esterni della società

repressiva.

Chi solidarizza con chi sta fuori dai confini, con coloro che sono

stati resi estranei diventa egli stesso ‘irrazionale’, ‘estraneo’, ‘pe-

ricoloso’, un novello lupo sociale.

La semplice esistenza dell’altro è pericolosa, poiché porta con

sé l’altro-possibile che il sistema assoluto nega al fine di stabi-

lizzare se stesso: 


L’esistenza di una singola irrazionalità illumina l’infamia dell’-

intera nazione. La sua esistenza testimonia della relatività del

sistema dell’autoconservazione radicale, che invece viene posto

come assoluto.


I sistemi per abbattere la ‘presunta irrazionalità’ conosciuta con

i soliti appellativi della storia (prima e dopo il Medioevo) sono

uguali ed invariati. Le sistematiche procedure, siano essi ‘dotto-

ri di Chiesa o (poi) di laboratorio seguono medesimo schema

comportamentale, indistintamente invariato nella cosiddetta socie-

tà …civile. 

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