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….L’invasione araba di quest’ultima, nell’827, spinse molti
religiosi in Calabria.
Di qui alla Maiella il passo fu breve.
Secondo una diffusa leggenda, i primi a insediarvisi furono
i Sette Santi Eremiti, provenienti dal monastero calabrese di
Pesica.
Da allora, la concezione benedettina e ‘occidentale’ (monaci
sempre al lavoro, monasteri operosi proprietari di greggi e
di terre, la montagna vista come ‘deserto’ da riscattare e co-
lonizzare) è stata compresente sulla Maiella con quella ‘o-
rientale’ (monaci isolati o raccolti in piccoli cenobi, sempre
in preghiera…e studio, in povertà e nascosti negli angoli più
selvaggi dei monti…).
Ma perché la Maiella?
Oggi lontana dalle vie più importanti, era in passato a portata
di mano sia per chi veniva dalla strada più comoda tra l’Adriati-
co e Roma, quella per le Gole di Popoli, sia per chi percorreva
la via dall’Aquila a Napoli attraverso Sulmona. La vicinanza
dell’Adriatico inoltre permetteva contatti con la Grecia e l’Orien-
te.
La struttura degli eremi riflette le due concezioni di cui parlava-
mo. I maggiori, come Santo Spirito o San Martino in Valle, era-
no dei veri e propri monasteri senza troppi problemi di accesso.
Altri, soprattutto quelli aggrappati alle rocce dell’Orfento, sono
romitori isolati, luoghi di preghiera lontano dalle tentazioni del
mondo.
Un po’ ovunque, le cenge vertiginose, le scalinate intagliate nel-
la pietra, i microscopici giardini sospesi sono una straordinaria
lezione sulla capacità dei religiosi di adattarsi all’ambiente.
(prosegue….)
(Airone Parchi, Aprile 1997, Stefano Ardito)