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storia delle nostre fognature (3) &
forse ciò che ci governa è solo una rosa
Se agli intellettuali di Checov,
sempre ansiosi di sapere
cosa sarebbe avvenuto
fra 20-40 anni, avessero
risposto che entro 40
anni ci sarebbe stata
in Russia
un’istruttoria
accompagnata da
TORTURE
che avrebbero stretto
il cranio con un cerchio di ferro, immerso un uomo in un bagno
di acidi, tormentato altri, nudi e legati, con formiche e cimici,
cacciato nell’ano una bacchetta metallica arroventata su un for-
nello a petrolio, schiacciato i testicoli con uno stivale, e, come for-
ma più blanda, suppliziato per settimane con l’insonnia, la sete,
percosso fino a ridurre un uomo a polpa insanguinata, NON U-
NO DEI DRAMMI CHECOVIANI SAREBBE GIUNTO ALLA FI-
NE, TUTTI I PROTAGONISTI SAREBBERO FINITI IN MANICO-
MIO.
E non soltanto i personaggi cechoviani, ma nessun russo normale
dell’inizio del secolo, ivi compresi i membri del partito social-de-
mocratico dei lavoratori, avrebbe potuto credere, avrebbe soppor-
tato una tale calunnia contro il luminoso futuro.
Tutto questo, nel pieno fiore del grande ventesimo secolo, in una
società ideata secondo un principo socialista, negli anni quando già
volavano gli aerei, erano apparsi il cinema sonoro e la radio, fu per-
pretrato non da un unico malvagio, non in un unico luogo segreto,
ma decine di migliaia di belve umane appositamente addestrate, su
milioni di vittime indifese.
Fu orribile solamente questa esplosione di atavismo, oggi comoda-
mente chiamata ‘culto della personalità’?
O fa la paura che proprio in quegli anni festeggiavamo il centenario
di Puskin? Allestivamo spudoratamente i drammi di Cechov, sebbe-
ne la risposta a essi fosse già stata data? O fa più paura ancora che
trent’anni dopo ci dicano: non se ne deve parlare! ricordate le soffe-
renze di milioni svisa la prospettiva storica! frugare nell’essenza
della nostra indole adombra il progresso materiale!
Ricordate piuttosto gli altiforni accesi, i liminatori, i canali scavati…
no, non parlate di canali…allora dell’oro di Kolyma…no, meglio no …
Del resto potete parlare di tutto, ma con discernimento, senza glori-
ficare….
Non capisco perché malediciamo l’inquisizione.
Non ci furono forse, oltre agli auto da fé, solenni funzioni religiose?
Non capisco perché ci piaccia così poco la servitù della gleba.
Al contadino non era mica vietato lavorare tutti i giorni. Poteva can-
tare a Natale, per l’Epifania le ragazze intrecciavano ghirlande……
Oggi la leggenda scritta e verbale attribuisce esclusivamente all’anno
37 la prassi delle colpe inventate di SANA PIANTA e delle TORTU-
RE.
NON E’ GIUSTO NON E’ ESATTO.
Nei vari anni e decenni, l’istruttoria basata sull’art. 58 non è QUASI
MAI STATA FATTA PER APPURARE LA VERITA’, MA E’ CONSISTI-
TA SOLTANTO IN UNA INEVITABILE SPORCA PROCEDURA: la
persona poco prima libera, a volte fiera, sempre impreparata, DOVE-
VA ESSERE PIEGATA ATTRAVERSO UNA STRETTA CONDUTTU-
RA DOVE I GANCI dell’armatura le avrebbero dilaniato i fianchi,
dove le sarebbe mancato il respiro, tanto da costringerla a supplica-
re di uscirne all’altra estremità, e questa l’avrebbe gettata fuori co-
me indigeno bell’e pronto dell’Arcipelago, della terra promessa.
Più passano gli anni privi di documenti scritti e più è difficile rac-
cogliere le sparse testimonianze dei superstiti.
Essi ci dicono che PROCESSI FASULLI furono intentati fin dai primi
anni dell’esistenza degli organi, perchè fosse sentita la loro insostitu-
ibile, incessante opera salutare, altrimenti con il calo dei nemici, gli
Organi – NON SIA MAI DETTO! – si sarebbero atrofizzati.
(Solzenicyn, Arcipelago Gulag)