La prima prova che questo nell’uomo non è frutto di insegnamento, ma esiste per
natura, è lo spontaneo anelito al divino che noi troviamo a livello pubblico e privato,
tra individui e popoli. Ognuno di noi crede spontaneamente in un’entità divina, ma
la conoscenza precisa su di essa non è per tutti facile, né è possibile per chi l’ha raggiunta
comunicarla a tutti…a questa intuizione universalmente diffusa se ne aggiunge un’altra.
Noi uomini siamo tutti così uniti per natura al cielo e agli dèi che in esso appaiono che,
se si immagina la presenza di un altro dio, lo si fa abitare senz’altro in cielo, non per
separarlo dalla terra, ma per collocare per così dire il sovrano di tutto in quel luogo
più onorevole, nella convinzione che egli osservi dall’alto le vicende terrene.
Sta ora a sentire cosa dice Platone del cosmo.
“Dunque il cielo tuto o cosmo – chiamalo pure con qualunque altro nome lo si possa
chiamare – è esistito sempre, senza principio alcuno, o è nato traendo la propria origine
da un inizio?
E’ nato. E’ infatti visibile, tangibile, corporeo. Simili esseri sono oggetto di sensazione,
percepibili all’opinione accompagnata dalla sensazione….se dunque bisogna parlare
secondo logica, bisogna dire che questo mondo, essere fornito di anima intelligente, è
veramente nato grazie alla provvidenza divina”.
Mettiamo solo a confronto punto per punto quale discorso e di che tipo fa dio secondo
Mosè e quale secondo Platone.
” E dio disse: facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza. Ed abbia dominio sui
pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sulle bestie e su tutta la terra e su tutti gli esseri
che si muovono sulla terra. E dio creò l’uomo e lo fece ad immagine di dio; maschio e
femmina li fece, dicendo: crescete e moltiplicatevi e riempite la terra e assoggettatela.
E abbiano dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, su tutte le bestie e su tutta
la tera”.
ORA DUNQUE ASCOLTA ANCHE IL DISCORSO DI PLATONE, che egli attribuisce al
demiurgo di tutto.
” Dèi degli dèi, le opere di cui io sono il demiurgo e il padre saranno indissolubili perché
io lo voglio. Quel che è il risultato di un’unione è tutto destinato a dissolversi, e sarebbe
proprio di un essere malvagio voler separare quel che è ben connesso ed ha una buona
struttura. Perciò, poiché siete nati, non siete immortali, né del tutto esenti dal disfacimento;
d’altra parte è certo che non vi dissolverete nella morte; voi avete nella mia volontà
un legame più forte e più potente di quelli che vi avvincevano al momento della nascita.
Ora ascoltate le parole che io vi rivolgo. Ci sono ancora tre specie mortali che non sono
nate e finché queste non nascono il cielo sarà incompleto, perché non avrà in sé tutte
le specie viventi. Ma se nascessero ed avessero vita per opera mia, sarebbero simili
agli dèi. Perché dunque siano mortali e questo universo sia veramente completo, volgetevi
secondo la vostra natura alla formazione degli esseri viventi, imitando il potere mio nel
generarvi, e quella parte di essi a cui spetta lo stesso nome degli immortali, che è detta
divina e governa in essi quelle che sono sempre disposte a seguire la giustizia e voi,
sarò io a seminarla, e darle inizio e a consegnarvela. Quanto al resto, voi, unendo il
mortale e l’immortale, plasmate e generate i viventi, nutriteli, fateli crescere ed
accoglieteli di nuovo al momento della morte”.
(Giuliano Imperatore, Contra Galilaeos)