IN CERCA DELLA BESTIA E LA CACCIA E IL CULTO DELLE RELIQUIE

Ritenni di non dover passare sotto silenzio il fatto che nel periodo della lite di GROSSOLANO,

cioè precisamente l’8 maggio 1105, si scoprirono delle preziose reliquie nella chiesa di S.

Maria alla Porta; perciò in quel giorno i canonici della cattedrale con tutto il clero indirono

solenni festaggiamenti nella chiesa suddetta. A testimonianza di ciò rimane questa lettera:

“I cardinali ordinari della santa Chiesa di Milano, il primicerio con tutti i sacerdoti e tutto

il clero di Milano, tutto il popolo e ogni ordine di laici a tutti i sacerdoti, chierici e laici di

ogni ordine della diocesi della Chiesa di Milano augurano la pace, la salvezza da Dio e una

piena partecipazione di gioia. Poiché è naturale e giusto che quando il capo esulta esultino

assieme a lui anche gli altri membri, non vogliamo che rimaniate estranei all’immensa

letizia che la pietà divina ci concesse senza che la meritassimo e la sperassimo. Vogliamo

perciò che sia noto a voi tutti che abbiamo or ora trovato, per volontà e dono di Dio, 

inestimabili tesori e incomparabili perle, più brillanti del sole e più fragranti di ogni aroma

e cioè: parte del sudario del Signore e della sua Sindone, un frammento di pietra dove

sedettero gli angeli che annunciarono la resurrezione del Signor Nostro Gesù Cristo, un

pezzo di legno che sicuramente appartenne alla croce salvatrice del nostro Salvatore, un

lembo della veste della S. Maria, alcune ossa del SS. Casto e Polimio, nella Chiesa che si

chiama di S. Maria alla Porta. Perciò non solo in quei giorni, ma anche nei giorni seguenti,

ci fu un continuo e straordinario concorso di gente di entrambi i sessi che gloriava e 

magnificava Dio perché si era degnato in questo tempo di rivelarci per sua bontà tali 

TESORI e speriamo che essi daranno protezione e salvezza non solo alla nostra chiesa,

ma anche a tutta la diocesi, per misericordia di Dio. Si fece anche una processione generale

in onore di Dio e del nostro Salvatore tanto grande, solenne e mirabile quale mai prima

avevamo visto o ricordiamo sia stata fatta. 

(Landolfo di San Paolo, Historia mediolanensis, sec. XI-XII)………

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IN CERCA DELLA BESTIA

La mente umana si intrattiene con tali                    Stalker2.jpg

simboli e metafore, sistemando

l’universo in un monologo interiore,

e si delizia con il lupo.

Il lupo è il simbolo del male di un 

tempo e la mente smania per le 

distinzioni tra bene e male;

è il simbolo del guerriero e noi,

a livello personale, ci preoccupiamo

del nostro coraggio e della nostra 

nobiltà, ma è anche un’immagine

terrificante e alla mente umana piace spaventarsi.

Il simbolismo e le metafore dell’immaginario lupesco non sono vasti, ma sono potenti.

Sono radicati nel fondamento dell’anima. La tradizione del lupo eroe guerriero è vecchia

quanto la storia. Le leggende di Romolo e Remo e di altri bambini allevati da lupi fanno

emergere un’altra immagine antica, quella della lupa benevola. La morte di uomini scambiati

per lupi mannari e bruciati vivi nel Medioevo rappresenta un ennesimo evento negativo

legato al lupo. Altrettanto vecchie, sebbene non così diffuse al di fuori dell’Europa, sono

le immagini sessuali associate ai lupi: in latino la ‘lupa’ è la meretrice e la femmina del

lupo, in inglese il fischio di ammirazione emesso al passaggio di una donna si chiama

‘fischio del lupo’, e poi c’è il già citato idioma francese, ‘elle a vu le loup’, per connotare

la perdita della verginità. Sui muri di una catacomba romana, la giovane Susanna

insidiata da due anziani è dipinta come una pecora assediata da due lupi.

Ho già detto del lupo in quanto simbolo del crepuscolo. Altri scrittori suggeriscono,

trovandomi d’accordo, che il lupo fosse un simbolo che rifletteva due caratteristiche

umane della guerra: impulsi istintivi e comportamento razionale. Nel corso della

storia, l’uomo ha esternato la sua natura bestiale, trovando un capro espiatorio sul

quale potesse accumulare i peccati e la cui morte sacrificale ne costituiribbe l’espiazione.

Ha attribuito al lupo i suoi peccati di brama, lussuria e inganno e lo ha condannato a

morte in letteratura, nel folklore e nella vita reale.

Il conflitto nodale tra la natura benigna e quella maligna dell’uomo è palesato nelle

immagini gemelle del lupo in qualità di killer famelico e madre che nutre e cresce

i figli. La prima era il lupo mannaro, la seconda la madre di bambini che fondavano

nazioni. Oggi, come gran parte dei popoli nella storia, noi stiamo dalla parte delle

madri-lupi surrogate, anche se lo consideriamo un fenomeno folcloristico. Ma

non abbiamo più notizie dei lupi mannari, che rappresentavano una dura realtà

nel Medioevo. La loro presenza fisica non era messa in dubbio, e nella sfera simbolica

costituivano tutto ciò che di indegno esisteva nell’uomo, soprattutto ferocia e

lussuria.

(B. Lopez, Lupi)

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