SCIAMANI

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L’autore che affronta l’esame dello sciamanesimo da psicologo sarà indotto

 a considerarlo anzitutto come l’espressione di una psiche in crisi, se non

perfino in regressione; egli non mancherà di confrontarlo con certi comportamenti

psichici aberranti o di inserirlo fra le malattie di struttura isteroide o epilettoide

(ma queste categorie di persone, o qual si voglia ‘autori’ sono limitate dell’uso

della conoscenza e con essa del vasto mondo della cultura).

Diremo, innanzitutto, perché l’assimilazione dello sciamanesimo ad una qualsiasi

malattia mentale ci sembra inaccettabile.

Ma resta un punto importante, su cui lo psicologo avrà sempre ragione di richiamare

l’attenzione: che la vocazione sciamanica, non dissimilmente da qualsiasi altra

vocazione religiosa, si manifesta attraverso una crisi, una rottura provvisoria dell’

equilibrio mentale del futuro sciamano.

Tutte le osservazioni e le analisi che si son potute accumulare a tale riguardo sono

preziose: esse ci mostrano, in un certo modo ‘sul vivo’ le ripercussioni che all’interno

della psiche ha ciò che noi abbiamo chiamato ‘dialettica delle ierofonie’: la 

separazione radicale tra profano e sacro e la conseguente frattura del reale.

Dal che appare tutta l’importanza che noi volentieri riconosciamo a siffatte ricerche

di psicologia religiosa.

Quanto al sociologo, egli si preoccuperà della funzione sociale dello sciamano, del 

sacerdote, del mago: studierà l’origine dei prodigi magici, la parte che essi hanno

nell’articolazione della comunità, i rapporti fra capi religiosi e capi politici e così

via. 

L’analisi sociologica dei miti del ‘Primo Sciamano’ fornirà degli indici rilevatori

circa la posizione eccezionale che i più antichi sciamani ebbero in certe società

primordiali.

La sociologia dello sciamanismo deve essere ancora scritta e, quando lo sarà, 

costituirà uno dei capitolo più importanti di una sociologia generale della 

religione. 

(In questa sede non parliamo delle caverne ipertecnologiche ad uso di primitivi 

i quali hanno barattato la propria anima per un clava a forma di telefonino….)

(Mircea Eliade)

                                        

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ANIME (2)

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SIGN.RA CROWLEY: Vorrei chiedere se non possa basarsi su qualcosa

di diverso dal respiro, poiché le piante respirano.

DOTT. JUNG: Verissimo. La respirazione delle piante però è una sorta di

concetto scientifico, e noi dobbiamo tener conto del fatto che per ciò che 

riguarda i primitivi non esistono cose come dei concetti scientifici.

Ciò che fa la pianta viene definito respirazione, ma il respiro di un animale

fa veramente muovere l’aria, e questa è una caratteristica specificatamente

animale. Per esempio, si sente l’impatto del vento, eppure non lo si vede;

diventa perciò una similitudine per le cose che non possono essere viste 

nonostante i loro effetti siano evidenti. Vediamo che un fatto spirituale,

un fatto invisibile, ha avuto luogo e ci chiediamo come sia stato provocato;

è all’opera qualcosa di invisibile, e il nostro unico esempio di una forza 

invisibile è il vento. E’ come se il primitivo fosse a modo suo terribilmente

imbarazzato nel descrivere ciò che noi chiameremmo effetti psichici. 

Poiché il corpo caldo, dice che deve esserci una fiamma, oppure deve esserci

un respiro poiché il corpo respira, o sta succedendo qualcosa di soprannaturale

perchè sente freddo. Un vento freddo è sempre stato il segno di una presenza

spettrale. Nelle sedute spiritiche succede davvero: si sente un soffio di aria fredda

che precede la manifestazione dello spirito, come se qualcuno fosse passato 

molto velocemente. Si suppone che si tratti di uno spirito, il che significa:

– Sono turbato perché un vento freddo mi ha colpito.

Questa è l’idea di un effetto spirituale. Non c’è niente da vedere e niente su 

cui si possa poggiare le mani, non c’è niente. Ma il fatto è che l’aria si è mossa

(nello stesso istante), ed è una sensazione molto particolare quando per la prima

volta si sente (parlare) uno sbuffo di aria molto fredda innegabilmente reale.

E’ naturale pensare che si tratti di un’allucinazione, ma la gente ha avuto queste

allucinazioni fin dalla creazione del mondo.

In ogni cultura è possibile scoprire esattamente lo stesso fenomeno, sia che 

stiate partecipando a un incontro spiritistico in Cina, in Tibet, con i beduini sul 

deserto africano o a New York. 

(C. G. Jung)

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ANIME

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Inoltre, in questo tipo di vita, le oscillazioni stagionali sono molto

meno violente.

E’ naturale che siano meno violente per qualcosa che è radicato nella

terra; un albero non può tirare fuori i piedi dalla terra.

L’animale può saltare via, può permettersi di turbarsi, di eccitarsi, e

perciò ne trae vantaggio e indulge nella sua eccitazione, come facciamo

noi; la maggior parte della gente indulge nel proprio turbamento, le

piace essere eccitata e saltar via, mentre coloro i quali hanno una nozione

della vita degli alberi sentono che questa eccitazione è per niente positiva.

E’ per questo che nello yoga cinese o indiano il primo principio fondamentale

è che si rinunci alle proprie emozioni, che ci si ritragga da esse; è come se

ci si allontanasse dalla curva del corpo animale che procede a scosse in quel

modo insensato.

SIG.RA SAWYER: In certa misura le piante dipendono dalla vita animale.

DOTT. JUNG: Sì, nella simbiosi tra piante e animali.

DOTT. BARKER: Sembra esserci un’associazione tra questa idea e il

vegetarianesimo. I vegetariani si considerano molto più spirituali dei carnivori.

PROF. DEMOS: Si potrebbe forse dire che la comparsa dell’ellenismo sulla

scena della cultura orientale corrisponda all’evoluzione dell’animale dalla

pianta? Intendo dire, la prospettiva occidentale è la volubilità, mentre le piante

sono padrone di sé, come l’Oriente.

DOTT. JUNG: Assolutamente, è quello che penso.

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25 FEBBRAIO 1931 (sera)

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Questa rappresentazione mentale trae origine dalla supposizione che coloro

che emettono respiri potenti, che producono un vento potente, devono essere

spirituali poiché producono qualcosa che ha una natura invisibile, come corpi

fatti di respiro e che non possono essere visti, ma che escono dalla bocca. Si è

sempre pensato che l’anima uscisse dalla bocca. Le parole sono corpi aeriformi,

suoni invisibili, perciò si presume siano spiriti. Eppure questi sono tutti fraintendi

menti animali, perché le cose veramente spirituali sono in ogni caso invisibili ai

nostri occhi, per noi sono principi diametralmente opposti, il principio della vita

vegetale che è interamente opposta, una forma di vita diversa. La vita dello spirito

è un contrasto assoluto, e per questo ci si accorge che, comunque lo spirito si manifesti,

è ostile a molte forme della nostra vita animale, alle nostre abitudini e alle nostre

convinzioni. Ogni nuova manifestazione dello spirito ha sempre comportato ogni

sorta di guai. Pensate alla manifestazione dello spirito nell’islam, o nel Cristainesimo,

sono stati versati fiumi di sangue, perché la vita delle piante ha una crescita diversa

da quella degli animali.

Vedete, la vita animale ha una crescita che può essere rappresentata così: A è l’inizio

e B è la fine della vita, si presenta come un’ascesa e una discesa. A causa delle diverse

stagioni della vita non c’è una crescita regolare, la stagione degli amori per gli animali, 

i periodi di calore, per esempio, o i cambiamenti dovuti alle migrazioni stagionali.

Per l’uomo è la stessa cosa, la crescita animale è sempre crescente e decrescente.

Bene, anche la crescita delle piante ha un’oscillazione stagionale, ma per lo più si 

tratta di una crescita di questo tipo:(AC) sino a quando, alla fine, l’albero muore 

improvvisamente. Ma fino al suo ultimo anno di vita fiorisce e produce frutti

come ha sempre fatto sin dall’inizio. 

(C.G. Jung) 

                  

  

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