IL PENSIERO DI UN UOMO

Da  http://giulianolazzari.myblog.it

      http://pietroautier.myblog.it

Non ho affatto l’impressione che le zone meno illuminate di un’anima contemporanea

siano le cosiddette attività subconsce e inconsce.

Credo, al contrario, che le oscurità più impermeabili e più pericolose si trovino nelle

intenzioni e nei gesti ritenuti da tutti come chiari, evidenti, semplici ed eternamente

validi.

Ponete attorno a voi domande sui fatti più immediati e decisivi e constaterete fino a

che punto giacciono confusi, inerti o complicati nella sensibilità e nell’intelligenza

delle persone.

Un uomo potrà parlarvi a lungo della sua memoria dei suoi sogni, delle sue

superstizioni, dei suoi dubbi, delle sue nostalgie e dei suoi rimpianti, ma sarà incapace

di mettere insieme due frasi coerenti su una cosa ritenuta essenziale o scontata; ad

esempio perché fa una certa cosa, perchè parla, perché si reca tutte le mattine al

lavoro; o ancora da dove gli proviene la certezza che una cosa è buona e un’altra

cattiva, che una deve essere fatta e l’altra va evitata o nascosta, ecc.

Trovo molto più oscuri e complicati questi ‘semplici’ fatti che ciascuno di noi ripete

per tutta la vita senza interrogarsi sulla loro validità o la loro efficacia, persuasi

come siamo che debbano essere e restare così.

Le superstizioni non vanno cercate solo in ciò che ci sembra oscuro; gli atti

fondamentali della nostra vita psichica sono essi stessi di natura superstiziosa.

Vale a dire che partecipano di un automatismo in cui non tentiamo mai d’intervenire;

li componiamo per timore o per abitudine, crediamo alla loro realtà senza esaminarla;

non cerchiamo né di superarli né di modificarli; in una parola siamo vissuti dalla vita

invece di viverla; e la superstizione perfetta consiste nell’abdicare completamente a 

ogni autonomia, a ogni arbitrio, a ogni libertà.

Siamo degli automi quando diveniamo superstiziosi.

E da nessuna parte si riscontrano più superstizioni che nella coscienza di un moderno,

per istruito e addentro che sia alle scienze del secolo.

Ci inganniamo ritenendo superstiziosi i popoli ‘primitivi’ o le altre razze.

Le loro superstizioni sono solo dei fallimenti rispetto a un’intuizione precisa del mondo.

Sono comprensioni erronee o imperfette, frammenti di una visione globale, ma 

sono vive, rappresentano le cornici organiche di un’esperienza perpetua, possiedono

una struttura. 

I veri superstiziosi sono i moderni, i civilizzati, e non i ‘selvaggi’.

Perché nella loro coscienza agisce tutta una serie di automatismi riguardo ai quali 

nessuno si pone domande e che tutti sopportano sino alla morte.

Il defunto positivismo soprattutto è stato fertile quanto a sistemi di superstizioni che

l’élite e, dietro ad essa, il pubblico abbracciavano con una incoerenza e una sicumera 

stupefacenti.

Dopo tante generazioni impotenti, incapaci di riflettere sulla realtà e che pensavano

regolarmente in modo automatico, superstizioso, ho l’impressione che l’intelligenza

stessa sia stata alterata.

In un certo senso si può parlare del crepuscolo dell’intelligenza nella nostra civiltà.

(M. Eliade, Oceanografia)

oceano.jpg