ISTRUZIONI SCIENTIFICHE PEI VIAGGIATORI

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Rispetto alla comparsa del vulcano, ai mutamenti che ha subiti, alle conflagrazioni

cui ha dato luogo, bisognerà attingere precise informazioni dagli indigeni ….

chiedendo loro:

1) Se il vulcano comparve o no in tempi storici, e, in quest’ultimo caso, in qual

epoca;

2) Se in proposito si conservano antiche tradizioni;

3) Da quali circostanze, da quali fenomeni fu preceduta ed accompagnata la

formazione del vulcano;

4) Quali modificazioni ha subito l’apparato eruttivo dacché se ne conserva memoria;

5) Quante e quali sono state le eruzioni nei tempi storici;

6) Quali furono le eruzioni più grandiose, da quali fenomeni furono precedute o 

susseguite. Se si videro in alcune di esse sorger fiamme dal suolo o dal cratere;

7) Quale fu approssimativamente la massa dei vari espandimenti di lava emessi

dal vulcano;

8) Quando il vulcano acquistò la sua forma presente;

9) Da quanto tempo cessò di emettere fumo (se il vulcano non dà più segno di 

vita);

10) Se il paese è soggetto a terremoti, e qual sia l’estensione e l’intensità dei 

medesimi.

Le risposte a tutte queste domande, ottenute qualche volta da persone rozze ed

ignoranti, dovranno essere accolte colla massima riserva e confrontate con ragguagli

d’altra fonte, e, ove sia possibile, verificare colla vista personale dei luoghi; 

s’intende per ciò che concerne i fatti suscettibili di verificazione.

Ove esistono documenti antichi e moderni, come carte, cronache, storie, atti ufficiali,

si dovranno consultare per cercarvi ulteriori notizie sugli accennati argomenti.

Al viaggiatore cui tocchi la sorte di visitare un vulcano in eruzione, sono da 

raccomandarsi le seguenti ricerche:

…..

(Arturo Issel, Istruzioni scientifiche pei viaggiatori 1881)

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FRA GHIACCIO E FUOCO 3

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Essa descrive un sistema globale molto simile a quello prospettato due secoli prima

da James Hutton, ma con messe a punto e ampliamenti tali da spiegare le contraddizioni

che la vecchia teoria non era stata in grado di chiarire. Secondo la concezione della tettonica

a zolle, la crosta terrestre si era spezzata in varie zolle; le principali sono la pacifica,

l’antartica, l’americana e l’africana, l’eurasiatica e l’australiana. Alcune di queste portano i

continenti, e tutte si muovono. I loro margini si estendono sulla superficie del pianeta 

secondo grandi linee curve frastagliate come le spaccature nel guscio di un uovo 

congelato. Il loro spostamento è variabile, così che in alcune aree le zolle si comprimono

una contro l’altra, in altre si allontanano e in altre ancora si muovono insieme.

Quando esse collidono, di solito una zolla si immerge sotto l’altra fin negli strati profondi

e fusi della terra in un’area detta zona di subduzione.

Una carta delle zone di subduzione postulate dalla teoria a zolle, paragonata con una mappa

dei vulcani di tipo esplosivo, mostra che esse coincidono. Apparentemente la parte

di crosta vischiosa, spessa 100-150 km, che si immerge in profondità, fonde mentre

penetra in parti sempre più calde del mantello superiore. Il magma prodotto nel processo

trova la sua via di uscita in superficie e forma delle cinture lungo le zone di subduzione.

La tettonica a zolle offre anche un argomento valido per spiegare l’anomalia dei vulcani

hawaiiani, che eruttano con un andamento tranquillo e si trovano lontani da 

qualsiasi zona di subduzione o, di conseguenza, da qualsiasi parte marginale di una 

zolla. I vulcanologi presto avanzarono l’ipotesi dell’esistenza di ‘punti caldi’ simili a 

torce, di materiale fuso che si intravede verso l’alto e proviene da una zona fissa sotto

la zolla pacifica; mentre la zolla si muoveva verso nord-ovest attraverso il punto caldo,

i vulcani che formavano le isole hawaiiane emergevano uno dopo l’altro secondo una

direttrice nord-ovest sud-ovest, con i vulcani più recenti ancora attivi situati nelle 

isole a sud-est. 

Se però, come presuppone la tettonica a zolle, molte zone crostali sprofondavano e si

distruggevano, dove si riformavano? La risposta alla domanda era, da una parte, un 

punto di vitale importanza per confermare la validità della teoria della tettonica a 

zolle. Essa fu inoltre una delle più stupefacenti rivelazioni della natura del vulcanesimo

in tutta la storia della scienza.

I vulcani di tipo esplosivo sono da sempre nemici dell’uomo. Fin da quando si hanno 

testimonianze storiche essi hanno oscurato i cieli, sepolto città e alimentato la creazione

di miti. L’uomo, d’altra parte, ha estratto dai vulcani le loro ricchezze minerarie e ha

arditamente fatto pascolare il bestiame sui loro pendii insicuri. Nel 1950 nel disegnare la

mappa dei fondali oceanici di tutto il mondo, gli scienziati si resero conto che queste 

grandi montagne esplosive erano solo la parte visibile dell’attività vulcanica terrestre.

Nelle profondità marine gli oceanografi scoprirono infatti un grandioso sistema, che si

estendeva per 65.000 km, di dorsali medio-oceaniche, cioè enormi catene montuose divise

nel senso della lunghezza da una fossa tettonica centrale, che delimitava due zolle in 

allontamento fra loro. Lo strano comportamento dei vulcani dell’Islanda diveniva così

comprensibile quando apparve chiaro che questo era uno dei rari luoghi sulla terra dove

una dorsale medio-oceanica poteva essere osservata in superficie. Il magma basaltico

sgorgava da queste lunghe fessure terrestri, ma il processo eruttivo era per la maggior

parte tranquillo e regolare, come se del cemento fosse iniettato in uno stampo. I geologi

si convinsero presto che questo magma basaltico grigio e uniforme era davvero una 

specie di cemento universale, che risaliva in superficie lungo le zone di sprofondamento,

per riempire ciò che altrimenti sarebbe stata una spaccatura tra due zolle tettoniche in

allontanamento. Date le proprietà contrastanti del fuoco e dell’acqua, sembrerebbe

probabile che, quando questi vulcani a fessura si aprono in profondità sotto il mare,

ne derivino violente perturbazioni. Ma questo non è avvenuto.

In nessun luogo, l’aspetto magnifico e armonico del pianeta terra è più evidente che 

nella zona di incontro tra il greggio e incadescente magma e la trasparente acqua marina,

lungo le fessure dei rifts medio-oceanici. Mentre la lava incandescente fluisce dalle 

fessure, la pressione del mare sovrastante è così alta che i gas volatili contenuti nel

magma, che in altri casi potrebbe causare esplosioni e un parossismo di vapore e di

rocce, sono tenuti in soluzione. Il magma comincia a solidificare a contatto con l’acqua e

si rompe in milioni di blocchi a forma per lo più ellissoidale: è la lava a cuscini, che 

si accumula lungo le fratture.

Queste sono le rocce che pavimentano i fondali oceanici. 

Esse migrano lentamente sulla crosta terrestre, gradualmente vengono coperte con

sedimenti, finché, milioni di anni dopo, saranno spinte di nuovo giù, nella fornace

interna della terra, dal processo di subduzione. Nel frattempo, altre nuove rocce da 

pavimentazione verranno prodotte lungo i rifts in un processo incessante, che si

può definire come l’origine stessa della superficie della terra.

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